Ferrante I d’Aragona (in realtà si chiamava Ferdinando I) fu uno dei re più interessanti e influenti nell’Italia del XV secolo. Era il figlio illegittimo di Alfonso d’Aragona, unico erede al trono, e nei suoi trent’anni di regno fu protagonista di un’epoca violenta, fra ribellioni, tentativi di invasione e guerre intestine che coinvolsero l’Italia intera.

Non era un bell’uomo, anzi: era particolarmente grasso, aveva lo sguardo sempre cupo e duro, i suoi modi erano semplici e sbrigativi, al limite del grezzo. Non fu un amante della letteratura come il padre, ma era particolarmente appassionato di vestiti eleganti e si dice che uno dei suoi criteri di valutazione della bontà di una persona era la capacità nel vestire.

Ferrante I fu infatti costretto a dimostrare il suo valore due volte prima di ottenere il trono di Napoli. Non solo come governatore, ma anche come militare, in quanto fu costretto a riconquistare il suo stesso regno, contro tutti i cospiratori. Si può dire che, in generale, quasi l’intera sua vita l’abbia passata in guerra.

Ferrante I portato in gloria
Ferrante I portato in gloria

Il figlio illegittimo di Alfonso d’Aragona

Ci troviamo nel 1438 e Alfonso I re di Napoli, invitò suo figlio, Ferdinando, nella capitale partenopea: voleva infatti assicurare al ragazzo un futuro da re, essendo anche l’unico figlio maschio rimastogli. Tutto potrebbe sembrare normale, se non fosse per il fatto che Ferdinando era un figlio illegittimo, cosa malvista dalla nobiltà dell’epoca. Ma ad Alfonso, carattere ribelle e volitivo, tutto ciò non interessava: vedeva in Ferdinando il vero erede del suo regno. Era infatti affascinato dalla sua arguzia e dal suo intelletto, nonostante fosse poco più di un adolescente. E il legame di affetto e stima fra padre e figlio diventò strettissimo durante il viaggio verso Napoli del re catalano.
Si sa poco sulla storia di Ferrante. Nacque a Valencia e fu seguito dal vescovo Alonso Borja, il futuro Papa Callisto III, e strinse un’amicizia strettissima Diomede Carafa, un nobile napoletano esule che, quando gli Aragona entreranno in città, diventerà uno degli uomini più potenti di Napoli. Nel frattempo, date le frequenti assenze di Re Alfonso, Ferrante ebbe già da giovane molti modi per accumulare esperienza nell’amministrazione di Napoli.

La madre di Ferrante I si chiamava Gueraldona Carlino, nobildonna napoletana che fu una delle tante fiamme di Alfonso.

Ferrante busto
Busto di Ferrante d’Aragona: non era un modello, insomma

Un problema di eredità

Il problema, nemmeno a dirlo negli ultimi anni del Medioevo, era lo Stato della Chiesa: Alfonso d’Aragona, padre di Ferrante I, aveva conquistato il Regno di Napoli con l’esercito, dopo tanti tentennamenti della regina Giovanna. Il dominio dei nuovi re catalani era molto fragile e vacillava fra una Chiesa ostile al nuovo regno e una parte dei nobili napoletani, che erano ancora fedeli ai francesi e cercavano di chiamare in patria i possibili pretendenti di Parigi.
A far vacillare ancora di più la corona catalana, l’atteggiamento dei Sedili di Napoli ostile al giovane Ferrante e favorevole al suo rivale, Giovanni d’Angiò, che voleva ritornare a Napoli per restaurare la dinastia iniziata con Re Carlo. Fu così che, quando Alfonso morì nel 1458, Ferrante I dovette penare davvero molto per ottenere la corona di Napoli: il Papa, che era proprio il suo precettore Callisto III, si oppose all’incoronazione di uomo che chiamò “abominio e i baroni napoletani spingevano per il ritorno degli Angiò o per l’incoronazione del cugino Carlos de Viana.

Tutto questo caos, però, Ferrante l’aveva già predetto.

Miniatura Ferrante I
Miniatura che dice: “FERDINANDO VITTORIOSO SUI NEMICI, DIFENSORE DEGLI AMICI”

Un re che impegna la corona, una guerra d’Italia

La guerra Angioino-Aragonese durò 4 anni e sconvolse l’intero Regno di Napoli, con battaglie che logorarono le casse napoletane tanto da portare Ferrante I ad impegnare addirittura la propria corona pur di sostenere i nuovi debiti. Da un lato c’era Giovanni d’Angiò, il pretendente francese, e dall’altro Ferrante I, che non aveva alcuna intenzione di mollare il trono. Inizialmente la guerra sembrava volgere a favore degli angioini. Poi morì improvvisamente Callisto III e il nuovo Papa, Pio II, si schierò a favore di Ferrante. Il prezzo di questa importante amicizia fu la cessione delle città di Terracina e Benevento allo Stato della Chiesa.

Fu così che nacque una guerra che impegnò tutti gli stati d’Italia: Pio II chiamò infatti gli Sforza da Milano che a Troia, in Puglia, diedero una sonora sconfitta agli angioini. Di lì, le vittorie degli aragonesi si susseguirono, nonostante continue battaglie, debiti e danni. E alla fine la resistenza si rintanò ad Ischia, che fu teatro dell’ultima battaglia di una guerra pesantissima. Partecipò per l’occasione Giovanni II d’Aragona, lo zio di Ferrante che regnava su Barcellona, che mise in fuga Giovanni d’Angiò e i suoi fedeli dall’ultima roccaforte.

Ferrante I si trovò quindi la strada spianata e si incoronò a Napoli, dove regnò pacificamente per vent’anni e promosse numerose riforme per togliere potere ai nobili, riequilibrando l’assetto economico del Regno di Napoli.
Dormiva sempre con un occhio aperto. La campagna militare per riconquistarsi il regno fu dura e segnò profondamente il suo carattere, che diventò cinico, scaltro, ai limiti dello spietato. Ma, se non fosse stato così, sarebbe morto presto.

Ferrante I riceve doni
Ferrante I riceve dei doni in una miniatura

La congiura dei Baroni: il gran finale di Ferrante I

I vent’anni di pace di Re Ferrante I non avevano di certo portato quiete nel mondo dei nobili che, anche durante la prosperità del regno, non smise di macchinare complotti. E fu così che, riunitisi a Melfi, l’antica città tanto cara a Federico II, i nobili del Regno di Napoli decisero un’insurrezione contro il re aragonese che, nonostante i 60 anni, non aveva perso il carattere ruggente della sua giovane età.

Antonello Sanseverino, il capo della rivolta, lamentava infatti la perdita di privilegi che stavano subendo i nobili: fra le tante riforme fatte da Ferrante I d’Aragona ci fu infatti anche l’abolizione del vincolo delle vendite dei prodotti dell’agricoltura. Sembra una sciocchezza, ma finalmente i contadini furono svincolati dall’obbligo di vendere i propri prodotti al feudatario al prezzo imposto dal proprietario del terreno (che quasi sempre era bassissimo e riduceva alla fame i coltivatori).

Sanseverino aveva anche contattato segretamente il Papa, convincendolo ad inviare le truppe da Roma, che avrebbero dovuto attaccare il Regno di Napoli con il supporto dei francesi. Ferrante, però, come al solito aveva capito tutto ed anche in quest’occasione ci pensarono gli alleati di Milano a cacciar via ogni ambizione di Carlo VIII di Francia.

Ferrante insurrezione
Ferrante che esorta i sudditi all’insurrezione contro i baroni

La vendetta di Ferrante e (finalmente!) il riconoscimento della corona

La vendetta fu poi servita freddissima: era il 1487, tre anni dopo il tentativo di golpe fallito. Ferrante invitò tutti i nobili infedeli a Castel Nuovo, con la scusa della festa del matrimonio di una nipote. Una volta riuniti a tavola tutti i convitati, spuntarono guardie nascoste in ogni dove, catturando e trucidando tutti i congiurati. Altri furono invece gettati nelle segrete di Castelnuovo e nessuno sa che fine abbiano fatto. Le ricchezze delle famiglie andarono quindi a riempire le casse dello Stato . Ferrante riuscì così a domare il Papato, che non aveva più alleati potenti a Napoli, ed eliminò anche tutti i suoi oppositori.

L’unico a scappare fu proprio Antonello Sanseverino, che si fece ospitare da Carlo VIII e, non pago, cercò di convincerlo a invadere di nuovo Napoli. Anche quest’altra occasione fu un fallimento, fermato di nuovo dallo sforzo congiunto di Milano, Firenze e Napoli.

Fu così, che alla veneranda età di 70 anni, dopo aver regnato di fatto su Napoli per 40 anni, Ferrante I e la sua dinastia fu finalmente riconosciuta dal Papa, grazie alla sapiente mediazione di Lorenzo de’ Medici. Era l’anno 1492 e quell’anno passò alla Storia per ben altre scoperte al di là dell’Atlantico.
Per il dominio aragonese, invece, l’orologio del Destino contava gli ultimi rintocchi: presto il Regno di Napoli sarebbe finito per vent’anni nel caos delle guerre dinastiche e, nel 1516, sarebbe cominciato quel lunghissimo guado del Viceregno, durato ben 200 anni.

-Federico Quagliuolo

Riferimenti:
Gio. Antonio Summonte, Historia della città e Regno di Napoli, Antonio Bulifon, 1671
https://www.treccani.it/enciclopedia/ferdinando-i-d-aragona-re-di-napoli_%28Dizionario-Biografico%29/
http://www.ilportaledelsud.org/ferrante_2.htm

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