Solitamente miti e leggende vengono fatti risalire ad un’epoca antica, lontana, tuttavia le tradizioni ed i racconti popolari ne sono figli, come la storia di San Michele Arcangelo che sconfigge i corsari saraceni a Procida.
Procida, l’isola dei pirati
Dopo il periodo della Magna Grecia e dell’Impero Romano, in cui Procida era di fatto considerata una delle perle del golfo di Napoli e sede delle case dei patrizi, nel Medioevo l’intera Isola attraversò una fase oscura.
Non erano infatti rare le incursioni di pirati che giungevano sul territorio con le loro navi per razziare, distruggere, “conquistare” e deportare gli abitanti per rivenderli successivamente come schiavi, un mercato tragicamente molto presente all’epoca.
Ancora oggi questa cicatrice compone l’appellativo di Procida, definita infatti “l’isola dei pirati”.
L’assalto saraceno di Barbarossa a Procida
Per un periodo l’isola venne assediata dal famoso corsaro Khayr-Al-Din, noto con il nome di Barbarossa.
Con la sua flotta impressionante e la ferocia dei suoi veterani mise a ferro e fuoco l’atollo, costringendo gli abitanti a rintanarsi all’interno della Terra Murata, una cittadina fortificata.
Le galee e le golette dei corsari sono ancora oggi presenti a Procida.
San Michele salva l’isola
In vista di un attacco così violento e tenendo di fronte una vera e propria guerra di valori così importante per la società del XV e il XVI secolo tra mondo cristiano e mondo musulmano, i cittadini si affidano alla “mano destra di Dio“, il guerriero celeste visto come unica speranza nei confronti del nemico saraceno.
Ricci definisce bene questo momento di paura ed ansia degli abitanti dell’isola:
“…quando essi a momenti temevano di cadere nelle mani barbare, ecco il celeste Principe sceso dal cielo in loro aiuto,
fé vedere tutta la Terra Murata talmente cinta di fuoco, e vibrare fulmini e saette,
che il Barbaro Corsale fu costretto non già salpare, ma rompere le gomene, e fuggire spaventato,
e forse ripetendo “terribilis est locus iste“
Stando alla leggenda infatti Barbarossa, convinto di razziare e consapevole della superiorità militare si imbatté nel più temibile dei nemici per un saraceno.
San Michele Arcangelo infatti non solo scese dal cielo per difendere la città ed i suoi abitanti, muovendo la sua spada infuocata, ma dopo aver terrorizzato i pirati con la sua presenza si lanciò all’attacco dei nemici.
Un’altra credenza popolare legata a questo mito viene data dai pescatori, che al tempo giuravano di aver visto catene, ancore ed oggetti pesanti in mare lanciati dalle navi dai pirati per avere più velocità durante la fuga.
San Michele Arcangelo oggi a Procida
San Michele Arcangelo è il patrono di Procida e la bellissima abbazia è situata a 91 metri d’altezza a picco sul mare.
La monumentale opera del 1690 compiuta dal pittore Nicola Russo, presente all’interno del complesso chiericale, mostra l’accaduto della storia popolare, diventata ormai leggenda.
Fonti: