L’autostrada Napoli-Salerno fu l’opera pubblica che cambiò per sempre lo sviluppo economico della Campania e che, a breve, festeggerà i suoi 100 anni.
Fu costruita un secolo fa e inizialmente collegava Napoli a Pompei, come racconta la scritta “Autostrada Napoli-Pompei” sull’ultimo casello antico rimasto in piedi. Si tratta dell’ultima testimonianza del tracciato di quella che fu la seconda autostrada d’Italia e la prima del Meridione. Prima di allora era infatti inimmaginabile pensare una strada dedicata solo alle automobili.
Questa è una storia di progresso e industria che ancora oggi passa sotto le nostre ruote.
La Napoli-Pompei: le origini dell’autostrada
Nel 1923 si avvertì l’esigenza di creare nuove infrastrutture per la Campania. Il porto di Napoli e di Salerno, che erano gli unici due ponti commerciali della regione (ed anche i più attivi del Sud) comunicavano poco e male. La ferrovia Napoli-Salerno era poca cosa e le strade erano ancora residui di antichi assi viari borbonici e poco più, per giunta percorsi ancora da carri trainati da buoi e muli. La rivoluzione dei motori del XX secolo doveva bussare alle porte: i primi autocarri erano infatti ormai maturi per sostituire l’antica trazione animale e dovevano circolare su strade dedicate esclusivamente alle macchine: una rivoluzione.
Si riunirono allora tre imprenditori: Luigi De Conciliis, proprietario di sale cinematografiche, Leopoldo De Lieto, padre delle stazioni di Mergellina, Campi Flegrei, Pozzuoli e Villa Literno, e Antonio Landi, il costruttore della Galleria Laziale e Vittoria, oltre che del quartiere di Materdei. Insomma, tutti pesi massimi dell’imprenditoria locale.
L’incarico di redigere il progetto dell’autostrada da presentare al Ministero viene affidato al milanese Piero Puricelli, il massimo esperto di infrastrutture viarie della sua epoca: nel 1922 aveva realizzato il progetto della Milano-Laghi, la prima autostrada d’Italia (per alcuni addirittura del mondo) e negli anni seguenti creerà la mappa di tutti gli assi viari d’Italia. Fra le tante sue iniziative propose, già negli anni ’30, la realizzazione della Napoli-Milano, che fu costruita vent’anni dopo. Mica poco.
I lavori partirono “romanamente“, come si disse nei giornali dell’epoca, nel 1925 con la costituzione della Società Autostrade Meridionali e, in soli 4 anni, fu completato il tratto Barra-Pompei. Si accedeva tramite due caselli posizionati alle estremità opposte dell’autostrada, e il pedaggio era di 1 lira (equivalente a circa 90 centesimi di euro). Ogni giorno passavano poco più di 800 automobili, anche se il traffico rapidamente cominciò a crescere sempre più, tanto da rendere obbligatoria la creazione di un ingresso più rapido da Napoli: prima infatti l’autostrada era tagliata da diversi passaggi a livello della Circumvesuviana e questo creava enormi problemi di traffico.
Ancora oggi l’ingresso nell’autostrada da Napoli avviene tramite due tragitti rialzati per evitare l’incrocio con i binari dei treni o per scavalcare le strade ordinarie: l’ingresso della A3 avviene alle spalle della Zona Industriale tramite un lunghissimo e complesso sistema di cavalcavia e raccordi, oppure da via Marina tramite un ponte costruito negli anni ’50.
Una piccola curiosità: il ministro dei Lavori Pubblici, Giurati, inaugurò i lavori della Napoli-Salerno dando tre colpi con lo stesso piccone che inaugurò la Milano-Laghi.
Nasce la Napoli-Salerno
Se negli anni ’30 la strada Napoli-Pompei si rivelò una vera rivoluzione per la mobilità, con le automobili che cominciarono a diventare sempre più numerose anche nel Sud Italia, la guerra distrusse tutto: i tedeschi infatti requisirono l’autostrada e la usarono per il trasporto dei cingolati, che con la propria stazza distrussero completamente l’asfalto. E quando gli Americani sbarcarono a Salerno, i tedeschi fecero saltare tutti i ponti, razziarono gli uffici e i caselli rubando addirittura sedie e cassettiere. Poi ci pensarono gli americani, che continuarono a destinare ad uso militare quel che rimaneva dell’autostrada fino al 1946. Era tutto da ricostruire.
Così avvenne: negli anni ’50 la società napoletana fu acquistata da una cordata di imprenditori milanesi e, con nuova liquidità, si tornò a parlare dello sviluppo dell’ultimo troncone dell’autostrada, che inizialmente doveva essere costruito già nel 1939. I lavori anche stavolta furono rapidissimi e l’inaugurazione della nuova autostrada Napoli-Salerno avverrà nel 1958 e nel 1964 l’autostrada sarà completata. Pochi mesi dopo sarà inaugurata anche l’autostrada A1 Napoli-Milano e Pomigliano d’Arco vedrà la nascita dell’Alfasud: erano anni di grandissimi entusiasmi e fermenti economici.
Un casello per la memoria
Dalla prima colata d’asfalto sulla Napoli-Salerno sono passati quasi cent’anni: dove ieri circolavano le Balilla e le Topolino, oggi corrono a 100 orari i suv e le auto elettriche e dove prima c’era una campagna sterminata, oggi la strada passa a pochi metri dai vetri dei palazzi all’uscita di Nocera e si avventura fra i nuovi quartieri di Salerno, costruiti durante gli anni ’60.
E poi c’è ancora lì, quel casello con la scritta “Autostrada Napoli-Pompei” messo un po’ in disparte e lontano dalle moderne casse automatiche e dai Telepass. Oggi è diventato un chiosco turistico e ricorda, con quell’austera vernice grigia e rossa, la storia di quel sogno di futuro e progresso che rappresentò un secolo fa quell’autostrada che ancora oggi percorriamo.
-Federico Quagliuolo
Riferimenti:
Ermanno Corsi, la prima autostrada del Sud, Napoli, 1985
Autostrade Meridionali