Imbrigliato com’è oggi, tra tubi innocenti e reti arancioni, mai il visitatore odierno potrebbe immaginare quanto elegante e bello fosse questo edificio fino alla metà del 1800: parliamo di Villa D’Elboeuf. Protesa sul mare odoroso del Porto borbonico del Granatello a Portici, la villa venne eretta nel 1711.
Sono gli anni d’oro dell’architettura, in queste terre un tempo davvero incantevoli: quelli che videro il fiorire splendente e maestoso delle Ville Vesuviane. La prima, in ordine cronologico, di queste ville che di lì a poco puntelleranno, impreziosendolo, tutto il tratto di costa che da San Giovanni a Teduccio si allunga fino a Torre del Greco, il cosiddetto Miglio d’Oro, è proprio la Villa D’Elboeuf.
Di stile barocco, Villa D’Elboeuf presenta due portali in marmo e piperno a cui si accede da una doppia, monumentale scalinata collegata ad una terrazza che affaccia sul mare.
Importante la storia di questo palazzo che fu fatto edificare da Emanuele Maurizio di Lorena, duca D’Elboeuf.
Costui assegnò il progetto ad uno dei migliori e più celebri architetti del tempo, nientepopodimeno che Ferdinando Sanfelice.
Villa D’Elboeuf, una storia importante
Ma importante perchè? Perchè se Portici ha conosciuto la gloria dell’esser scelta come sito di una delle più mirabili residenze reali, lo si deve proprio a Villa D’Elboeuf. A sua volta poi, il sorgere della Reggia tra Portici ed Ercolano diede impulso alla costruzione delle altre numerose Ville Vesuviane (122 in totale), un tesoro architettonico come pochi in Italia.
Ma andiamo con ordine. Il duca D’Elboeuf, luogotenente generale della cavalleria a Napoli per conto dell’imperatore asburgico Giuseppe I, visse nella bella dimora porticese fino al 1716.
In questi anni si divertì ad abbellirla, mise a dimora piante esotiche nel giardino, ma soprattutto ne arricchì gli arredi con i numerosi reperti provenienti dall’area archeologica della vicina Ercolano.
Ed ecco un altro tassello fondamentale della storia dell’area vesuviana e dell’intera città di Napoli. Questi manufatti vennero alla luce per puro caso, durante i lavori per la costruzione di un pozzo in un terreno di proprietà di un contadino ad Ercolano.
Venutone a conoscenza, il Duca austriaco pensò bene di portare avanti degli scavi in proprio: in assoluto, i primi scavi archeologici dell’area vesuviana, quelli che poi diedero il via a tutta l’opera di rinvenimento delle antiche città romane sepolte sotto la cenere. Un primato non da poco se ci pensate.
Carlo di Borbone, stregato dallo splendore del palazzo e del mare sui cui affaccia
D’ElboeufMa torniamo alla nostra bella Villa D’Elbeouf e questa volta parliamo di re e di regine. Era il 1738, durante una violenta mareggiata, Carlo di Borbone e la moglie Maria Amalia di Sassonia, in navigazione nel Golfo, sono costretti con la loro imbarcazione a trovar riparo in fretta e furia.
Accolti con tutti gli onori presso Villa D’Elboeuf, frattanto passata ad un altro proprietario, il duca di Cannalonga, il re e la consorte rimasero così affascinati dalla bellezza della costa, del palazzo e da tutta l’aria circostante, che decisero di dare il via alla costruzione della grande Reggia porticese, che diverrà una delle residenze estive della famiglia reale.
Questo stesso re, che non aveva potuto dimenticare la bellezza di quella villa sul mare, nel 1742 la acquistò facendone la dependance e l’approdo al mare del Palazzo Reale, ubicato a pochissimi metri da lì.
Carlo di Borbone amava la pesca, lo sappiamo, e la villa gli consentiva di divertirsi nella pratica e, infatti, fino a una cinquantina di anni fa, si potevano ancora vedere sulla spiaggia i canali che convogliavano le acque marine che alimentavano piccole peschiere, scavate nella dura lava vesuviana.
I reali, per accedere direttamente a Villa d’Elboeuf, fecero costruire un viale che dalla Reggia attraversava tutto il parco. Alla fine di questo si attraversava un primo ponte su via Gianturco, successivamente abbattuto, e un secondo ponte sulla linea ferroviaria, tutt’ora esistente, che dava accesso al palazzo.
I bagni a mare, esempio architettonico unico
Risale agli anni di Gioacchino Murat (1808-1815), invece, la costruzionedei bagni a mare ai piedi della villa. Li volle per sé e per le figlie Carolina Bonaparte, moglie del generale francese, unico esempio al mondo di architettura balneare stile Impero.
Ma la gloriosa storia di qiesto bellissimo esempio di Villa Vesuviana dura poco più di un secolo, purtroppo. Nel 1839 infatti, la costruzione della linea ferroviaria Napoli-Portici ne ha stravolto l’equlibrio e l’armonia architettonica, spezzando la continuità tra palazzo e parco retrostante. Da lì in poi inizia la storia del lento declino della villa.
La Villa dopo l’Unità d’Italia
Con l’unità d’Italia i beni dei Borboni furono alienati al Demanio, la villa fu messa all’asta e acquistata dalla famiglia Bruno.
Ed eccoci ritornati da dove eravamo partiti: oggi il palazzo è in una condizione di grave decadenza. Nel 2013 la villa è stata venduta ad una cordata di imprenditori che ne stanno curando il restauro.
Lavori lunghissimi e complessi che non poche polemiche hanno suscitato. Ci auguriamo di veder risplendere quanto prima Villa D’Elboeuf, così come merita un palazzo testimone e protagonista di storie così tanto importanti.
Bibliografia:
Erculanense museum : laboratorio sull’antico nella reggia di Portici / a cura di Renata Cantilena e Annalisa Porzio. – [Napoli] : Electa Napoli, 2008;
Portici archeologica / Mario Pagano. – Roma : L’Erma di Bretschneider, 1997
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