Abbiamo raccontato in questo link la storia del Teatro San Carlo nel contesto della Rivoluzione del 1799. Ora riprendiamo la narrazione con un’avvenimento che scosse fortemente la città di Napoli e ovviamente il suo l’ambiente culturale.
Ottocento
La città di Napoli ebbe un periodo di celebrità ineguagliata; durante tutto l’arco del XVIII e XIX secolo fu assolutamente tappa privilegiata del “Grand Tour”, il viaggio che veniva intrapreso da artisti o rampolli di famiglie aristocratiche europee con fine educativo. La scoperta delle città sepolte di Pompei ed Ercolano esercitarono un’onda d’urto disarmante nell’immaginario collettivo degli intellettuali, artisti e aristocratici del tempo, tanto da dare addirittura la spinta alla nascita di uno dei generi architettonici più famosi, il Neoclassicismo.
Con al trono Gioacchino Murat dal 1808 e Barbaja come impresario del Massimo Partenopeo, si aprono stagioni con importantissimi direttori quali Rossini e Donizetti.
Dal 1809 il Teatro di San Carlo iniziò ad assumere una nuova veste, a seguito dell’incarico per la ristrutturazione, che durò all’incirca due anni, affidato all’architetto e scenografo Antonio Niccolini. Il Niccolini diede al San Carlo una nuova veste Neoclassica, particolarmente visibile in facciata dove troviamo un portico carrozzabile (ispirato all’intervento di Giuseppe Piermarini per la Scala di Milano) e una loggia ionica al secondo registro della facciata.
Il San Carlo dunque venne caricato di un significato simbolico, assumendo le connotazioni di un vero e proprio tempio.
Ceneri
Il 12 Febbraio del 1816 si consuma nella notte una vera e propria sciagura, il Teatro di San Carlo viene devastato da uno spaventoso incendio. Probabilmente ,come accadeva di sovente a quel tempo, il tragico evento fu causato da una lanterna rimasta accesa.
Del teatro rimasero purtroppo soltanto le mura perimetrali ma, essendo il San Carlo un vero e proprio faro di cultura in Italia e nel Mondo, non ci si poteva permettere di perdere tempo per ripristinare i suoi antichi fasti. Il nuovo progetto venne realizzato con la tempistica record di nove mesi e fu sempre affidato a Niccolini, il quale mantenne sostanzialmente l’impianto del 1812 , riproponendo la configurazione a ferro di cavallo.
Sul soffitto ancora oggi possiamo ammirare la meravigliosa e imponente tela che raffigura Apollo nell’atto di introdurre i poeti a Minerva, realizzata dai celebri pittori Antonio, Giovanni e Giuseppe Cammarano. Il sipario completa poi l’arredo fisso della sala e fu dipinto più volte da Giuseppe Cammarano, poi sostituito nel 1854 dall’attuale, realizzato da Giuseppe Mancinelli e Salvatore Fergola, il quale rappresenta un simbolico Parnaso. La facciata laterale venne inoltre progettata ex novo a seguito dell’abbattimento del Palazzo Vecchio.
Artisti
In questo teatro si sono ovviamente avvicendati i più grandi della Musica Classica e dell’Opera. Al San Carlo il 4 Ottobre 1815 un ventitreenne Gioacchino Rossini, sebbene non da subito accolto come avrebbe meritato a causa della tradizionale venerazione per i maestri quali Cimarosa e Paisiello, firmò la sua opera intitolata Elisabetta Regina d’Inghilterra. La nuova opera fu accolta con grandissimo entusiasmo, così come la prima napoletana de L’italiana ad Algeri, facendo guadagnare a Rossini enorme fama in città.
La più celebre opera del compositore bergamasco Donizetti, la magnifica “Lucia di Lammermoor” fu scritta per il San Carlo e debuttò proprio qui il 26 Settembre 1835; per il teatro il compositore scrisse altre diciassette opere.
Calcarono il palco del Massimo anche artisti celeberrimi come Paganini e Bellini, ma anche Mercadante e Verdi; tra questi ultimi si venne a creare una vera e propria sfida a colpi di opera, soprattutto tra il 1848/1849, con la messa in scena dell’Attila di Mercadante e del Nabucco di Verdi.
Novecento
Protagonista dei primi del secolo è Giuseppe Martucci, pianista di fama mondiale, divenuto direttore d’orchestra al Teatro San Carlo e vero artefice dello sdoganamento della musica del geniale Wagner. Fu lui a dirigere l’Orchestra anche per la prima napoletana di Tristan Und Isolde nel 1807, stesso anno in cui in città arrivò Strauss per assistere alla sua Salomè.
Fondamentali presenze artistiche per il teatro furono a cavallo tra Ottocento e Novecento non solo Puccini ma tutti gli esponenti della scuola napoletana, quali Leoncavallo, Cilea e Alfano.
Il Teatro di San Carlo può vantare anche il primato per essere stato il primo teatro ad essere partito nel dopoguerra per una tournée estera, con più precisione nel 1946 a Londra.
Artisti di incommensurabile levatura hanno calcato le scene di questo teatro, da Caruso , De Lucia, Del Monaco, Callas, Caballet ,per citarne solo alcuni del mondo dell’opera lirica, mentre per la danza il magnifico Rudolf Nureyev, Margot Fonteyn, Carla Fracci fino ai giorni della contemporaneità con Roberto Bolle. Non possiamo inoltre non citare gli immensi maestri e direttori Muti e Zubin Mehta.
Sindrome di Stendhal
Concludiamo questo excursus nella storia del Teatro San Carlo con dei pensieri ad esso dedicategli dal celebre scrittore Stendhal.
Per l’inaugurazione del 1817 : “Questa sala, ricostruita in trecento giorni, è un colpo di Stato. Essa garantisce al re, meglio della legge più perfetta, il favore popolare. Chi volesse farsi lapidare, non avrebbe che da trovarvi un difetto. Appena parlate di Ferdinando, vi dicono: ‘ha ricostruito il Teatro San Carlo!‘”.
E infine: “Gli occhi sono abbagliati e l’anima rapita. Non c’è nulla in tutta Europa, che non dico si avvicini a questo teatro, ma ne dia la più pallida idea“.
Gaia Borrelli
Sitografia e Bibliografia di riferimento:
- Storia del San Carlo dal sito ufficiale https://www.teatrosancarlo.it/it/pages/teatro-e-storia.html
- AA.VV., Il Teatro San Carlo, Editrice Electa, 1998