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L’origine greco-romana della città di Napoli è nota a tutti noi appassionati di storia cittadina. Meno nota è invece la presenza di un reperto archeologico di inestimabile valore, posto sul decumano superiore dell’antica Neapolis: si tratta del teatro romano dell’Anticaglia, anche detto Teatro di Nerone.

Cosa resta del teatro romano dell’Anticaglia

Il teatro romano dell’Anticaglia presenta la tipica forma semicircolare dei teatri greci, probabilmente fu proprio costruito su una vecchia struttura teatrale greca. I resti che sono venuti fuori ne denunciano la grande mole: probabilmente la cavea, che mostra in alcuni tratti ancora i marmi di rivestimento originali delle gradinate e alcuni vomitori (gli accessi alle gradinate), poteva ospitare fino a circa 5000 spettatori! L’ingresso della cavea è all’interno di un palazzo quattrocentesco, attualmente a via S. Paolo, 4, purtroppo attualmente non visitabile.

La cavea del teatro romano dell’Anticaglia inglobata tra i palazzi del centro storico di Napoli

Rimane possibile l’accesso da Vico Cinquesanti, in particolare attraverso il caratteristico passaggio in una botola sotto il letto di vecchio basso. Si accede da qui ai due lunghi corridoi anulari (ambulacri), sui quali si aprivano i vani di servizio (cunei).

Il cunicolo sotto al basso di Vico Cinquesanti

A testimoniare tuttora la presenza del teatro all’esterno, sono due massicce arcate in laterizio, presenti in via Anticaglia, da cui la via stessa prende il nome, poiché erano poste appunto “ante-cavea”, che in epoca romana erano delle strutture di rinforzo dell’esterno del teatro e ora appaiono inglobate negli edifici esistenti.

Altre murazioni romane affiorano a tratti, lungo i muri di tutta la zona e spesso le botteghe o i bassi popolari usufruiscono di opus reticolatum o latericium, tecnica che veniva utilizzata dai romani per bloccare le onde sismiche; se i muri sono rimasti lì a raccontarcelo dovevano aver studiato davvero bene questa tecnica!

Tecnica del opus mixtum

La gloria antica del teatro romano dell’Anticaglia

Sia il teatro scoperto che l’”odeon“, teatro coperto per i concerti dei solisti e le declamazioni in versi, sono di età augustea.

Numerose sono le testimonianze dell’importanza delle scene della città di Neapolis. In particolare Tacito nei suoi Annales e Svetonio nella Vitae Caesarum. Quest’ultimo racconta che l’imperatore Nerone debuttò proprio a Napoli con una sua ode ed in quel momento scoppiò un violento terremoto che l’imperatore valutò come gli apprezzamenti degli dei, continuando dunque a cantare e costringendo la popolazione a rimanere.

Pianta di Napoli greco-romana (B. Capasso, 1904)

Le sue esibizioni furono molte e assai prolungate: si narra di una tre giorni canora in cui Nerone non abbandonò quasi mai la scena, facendosi addirittura servire i pasti sul palcoscenico. Svetonio parla di bombiembrici e testi, per descrivere i vari modi di applaudire della claque dell’imperatore, ottenuta tra la giovane plebe in numero di cinquemila persone, la cui effettiva spontaneità non è difficile da mettere in dubbio. Grandi lodi arrivarono dagli Alessandrini, che in città, soprattutto nel quartiere Nilensis (l’attuale piazzetta Nilo) erano assai numerosi e che da Nerone non esitò, dopo la generosità critica, a coprire di concessioni e doni.

Anche il filosofo Seneca parla del teatro: nella lettera 76 delle sue Epistulae morales ad Lucilium definito da Seneca strapieno di gente al contrario della scuola, considerata dai più frequentata da fannulloni.

Infine Publio Papinio Stazio, nelle sue Silvae, fa riferimento a due grandi teatri nella città, quello all’aperto e quello coperto, ubicati nella parte superiore del Foro, alle spalle dell’area sacra del tempio dei Dioscuri.

Il teatro romano dell’Anticaglia oggi

Dopo la caduta dell’impero romano il teatro andò in disuso e gli ambienti furono adibiti a stalle, cantine o depositi. Le prime scoperte furono fatte nel 1859 per lo scavo di una fognatura ma, dopo più di un secolo di lavori, solo nel 1997 il teatro fu in parte disvelato. Il lavoro archeologico appare particolarmente difficile, perché la struttura è ormai integrata nelle fondamenta dei palazzi antichi della città.

Questo il fascino della vita antica che si intreccia con quella moderna: è possibile, chiudendo gli occhi, confondere le voci attuali del popolo dei vicoli con quella dell’imperatore Nerone di duemila anni fa.

Bibliografia

Le strade di Napoli, periodici Newton Compton. -Conoscere Napoli, Bartolucci, Bonanni, Senerchia, Violini.

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