Étienne-Jules Marey è uno dei più importanti sperimentatori della fotografia dell’Ottocento. Non tutti, però, sanno che lo scienziato e inventore francese fosse follemente innamorato di Napoli, dove visse per molto tempo. E ancora meno sono a conoscenza del fatto che, in città, Marey fosse riconosciuto come lo “scemo di Posillipo“. Scopriamo la curiosa storia dietro questo insolito appellativo!
La cronofotografia di Marey
Medico di formazione, Marey si appassionò in particolare al movimento del corpo umano, sotto vari punti di vista: dai fluidi interni alla coordinazione motoria, passando per la respirazione e la contrazione muscolare. La sua inventiva lo spinse a progettare diversi marchingegni, testimonianza di un’abilità fuori dal comune.
Le invenzioni di Marey interessarono soprattutto la fotografia, come testimoniato dal celebre cronofotografo a pellicola. Questo apparecchio riproduce su un’unica lastra fotografica la stessa immagine in diverse frazioni di tempo, a rendere quindi l’idea del movimento. Uccelli in volo, insetti, cavalli e corpo umano in movimento: questi sono i soggetti preferiti da Marey, e i risultati rivelano chiaramente come le applicazioni di questi esperimenti abbiano influenzato, più o meno direttamente, l’invenzione del cinema moderno.
Un francese a Napoli
Marey realizzò in realtà dei brevissimi filmati che ritraggono onde infrante sul litorale napoletano, realizzati con strumentazione definita “pre-cinematografica“. Ma cosa c’entra Marey con Napoli? In realtà il francese fu un assiduo frequentatore delle nostre coste, attirato dall’amicizia con lo zoologo tedesco Anton Dohrn, fondatore della celebre stazione zoologica. Alcune fotografie conservate nell’Archivio Storico della Stazione Zoologica Anton Dohrn testimoniano lo stretto legame che univa i due uomini di scienza.
In realtà Étienne-Jules Marey ebbe anche un rapporto amoroso Madame Vilbort, moglie del direttore di Globe, che viveva a Napoli alla ricerca di sollievo per la malattia neurologica che la tormentava. Visse con la donna per ben 25 anni a Napoli, acquistando la Villa Maria a Posillipo nel 1880. Passava ogni periodo invernale a Napoli, dove conduceva i suoi esperimenti con l’aiuto di alcuni collaboratori e dello stesso Dohrn.
“Lo scemo di Posillipo”
Non era difficile, durante il periodo di permanenza di Marey a Napoli, vederlo appostato sulla spiaggia di Posillipo con una pistola dalla strana forma, puntando il cielo ma senza emettere alcuno sparo. E questa stranezza incuriosì gran parte dei cittadini napoletani, al punto che alcuni si spinsero a utilizzare appellativi piuttosto offensivi come lo “scemo di Posillipo” o il “pazzo“.
In realtà, dietro a quell’inusuale comportamento, si celava una mente acuta nell’atto di eseguire esperimenti complessi. La strana arma altro non era che il “fucile fotografico“, una delle sue prime invenzioni. Era un tubo contenente un obiettivo, capace di fotografare il medesimo soggetto 12 volte al secondo, realizzando così dei veri e propri filmati, come quelli delle onde infrante sugli scogli. Marey si aggirava per Napoli con questo attrezzo puntandolo in alto, in direzione degli uccelli, per cogliere il movimento del loro volo.
Come spesse volte accade, l’eccessiva genialità di taluni individui porta gli stessi ad atteggiamenti “inusuali”, frutto di un’insaziabile curiosità scientifica ma difficilmente comprensibile all’occhio comune. Ed è proprio ciò che è successo a Étienn-Jules Marey, lo “scemo di Posillipo” follemente innamorato della scienza… e di Napoli!
Fotografia di copertina: “La Nature”, n. 464, 22 aprile 1882, p. 328
Fonti
- M. VAGNONI, Étienne-Jules Marey nell’archivio storico della stazione zoologica Anton Dohrn di Napoli, in “Luxinfolio”, 11 agosto 2014.
- F. MARANO, Camera etnografica. Storie e teorie di antropologia visuale, F. Angeli 2007.
- C. CATALANO, I sandali di Einstein. Introduzione all’estetica dello spazio-tempo, Lulu.com 2015.
- F. BARBAGALLO, Napoli, Belle Époque, Laterza 2018.
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