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Le piastre con contromarca di Ferdinando II si inseriscono all’interno di una pratica estremamente diffusa nell’Ottocento presso le nazioni europee (e non solo) fu quella di incidere o contromarcare le monete in circolazione con finalità satiriche o offensive. Le modificazioni operate sulla valuta circolante erano spesso finalizzate ad esprimere forme di dissenso politico altrimenti impossibili da esplicitare.

E’ il caso delle piastre (monete argentee di grosso taglio) di Ferdinando II. Esse, dai moti del ’48 in poi, furono sovente oggetto di modificazioni estetiche atte ad espletare l’astio che molte porzioni della società nutrivano nei confronti del sovrano. Tra tali modificazioni quelle che ebbero maggior fama presso i contemporanei e la posterità furono le contromarche che alcuni circoli antiborbonici (probabilmente siciliani) posero sul ritratto del re.

Le piastre con contromarca di Ferdinando II sono quindi un esempio di dissenso politico di grande importanza storica. Esse sono una testimonianza dell’opinione pubblica dell’epoca e delle strategie di propaganda adottate da determinati gruppi la cui capacità di espressione era totalmente negata dal regime vigente.

Una normale piastra di Ferdinando II, priva di contromarche

I motivi del dissenso

Le piastre con contromarca di Ferdinando II vennero realizzate in seguito ad un evento preciso: i moti del 1848. Durante la “primavera dei popoli” la Sicilia si rese indipendente e furono necessarie numerose azioni militari per ricondurla nei ranghi del regno. L’operato delle truppe borboniche in Sicilia fu argomento di vivo dibattito sia in Italia che all’estero, generando non poche controversie e discussioni presso l’opinione pubblica dei vari stati europei.

L’azione più criticata di tutte fu senza dubbio il bombardamento di Messina ad opera del tenente generale Carlo Filangieri, principe di Satriano. Le lunghe vicissitudini militari che portarono alla resa di Messina, danneggiando gran parte della città e generando un gran numero di perdite da ambo gli schieramenti, furono oggetto di forte polemica nei confronti dell’eccessivo zelo delle autorità borboniche nel corso della repressione della città insorta.

Fu per quegli eventi che a Ferdinando II fu affibbiato l’epiteto di “re Bomba”, atto a sottolineare la spietatezza che molti riconducevano alla sua figura dopo la rivolta di Messina. Fu forse proprio in Sicilia, nelle ultime sacche di resistenza prima della caduta di Palermo, che fu iniziata la pratica di marcare le piastre con l’effige di Ferdinando II con insulti di vario genere.

Le piastre con contromarca di Ferdinando II
piastre con contromarca di Ferdinando II: contromarca “bomba” ripetuta tre volte sul volto del sovrano, dalla collezione di Vincenzo Cripezzi

La più popolare fu la contromarca “Bomba“, per i motivi sopracitati. Fu forse proprio la pratica delle contromarche a rendere ancora più popolare l’epiteto dispregiativo attribuito al re delle due Sicilie. Con ogni probabilità esse iniziarono ad essere adoperate già nel 1848, dopo la caduta di Messina, essendo la pratica delle contromarche già citata da giornali dell’epoca. Sulle piastre con contromarca di Ferdinando II scriveva così il quotidiano Palermitano “La Costanza”, nel 1848:

“Avete tutti veduto la nuova impresa fatta sulla moneta di argento, vogliam dire su quella ov’è rappresentata la effige del Bombardatore? – Ferdinando II. BOMBA Dei Gratia Rex (riproposizione della leggenda con contromarca): è questa la dicitura che vi si legge. […] In taluni scudi (sinonimo di piastra) la parola Bomba si trova come per isfregio incisa nel collo del Tiranno. Anche questa idea ci è piaciuta […]

litografia ritraente gli scontri tra i ribelli e le milizie borboniche innanzi alla cattedrale di Messina

Se una sola parola è talvolta bastevole a racchiudere in sé il complesso di tante idee; se una sola parola può contenere in sé spesso tutta intera la vita di un uomo […] nissuna parola allora meglio che Bomba può stare al caso. In essa è quanto si può dire della vita di Ferdinando Borbone. Tutte le sue glorie, che non sono altro che infamie, vanno tutte come in un centro a riunirsi negli atroci fatti del bombardamento di Sicilia.”

Le piastre con contromarca di Ferdinando II assumono quindi un grande valore propagandistico e politico presso i siciliani, sentite quasi come un ultimo e fortissimo atto di protesta durante il crepuscolo della breve indipendenza dell’isola. La moneta assumeva inoltre un enorme valore presso la posterità. Si legge infatti in un successivo passo dello stesso articolo:

“Da qui ad un altro secolo, quando verranno gli uomini che questo tempo chiameranno antico, ravviseranno nella moneta accennata un monimento storico, di cui si serviranno gli archeologi e gli storiografi nei loro studi e per le loro opere. I vecchi padri mostreranno ai teneri bambini questa moneta, e ripeteranno con orrore il nome di Ferdinando il Bombardatore, e racconteranno, come per tradizione da padri in figli, le ferocie e le barbarie del più tiranno dei re, del mostro più crudele e più scellerato che abbia afflitto l’umanità.

Noi lodiamo il grandioso pensiero, ma ancor più l’esecuzione felice da parte dello artista. E concludiamo con dire, che se la Europa avrà ancora bisogno di solenni testimonianze dell’odio dei Siciliani contro la maledetta razza de’ Borboni, si abbia come non ultima quest’una, nella quale troverà segnata a caratteri indelebili una sentenza di eterna riprovazione contro Bomba con tutte le sue Bombicelle”.

allegoria dell’assedio di Messina, Ferdinando II come Pulcinella su un mortaio. Autore: Don Pirlone

Le piastre con contromarca di Ferdinando II divennero quindi non solo messaggio di accusa presso i contemporanei, ma perenne monito di odio e rancore presso i posteri. Un esempio di dissenso politico nato in un movimento indipendentista ormai al suo crepuscolo, poco prima della definitiva sconfitta.

Oltre alla contromarca “Bomba” sono conosciute anche altre due contromarche, ben più rare: la prima vede la parola latina “Olim” (un tempo) posta tra le parole “Dei Gratia” sulla leggenda della moneta. La frase risultante sarebbe “Ferdinando II re un tempo per grazia di Dio”

Le piastre con contromarca di Ferdinando II: contromarca “Olim” e “Bomba” sul collo

Tra le piastre con contromarca di Ferdinando II va anche annoverata quella con la contromarca “Boia“, presente alle volte sia sul retro (posta sullo stemma della casa reale) che sul dritto (sul volto del sovrano).

Silvio Sannino

Le piastre con contromarca di Ferdinando II: contromarca “Boia”. La contromarca della piastra posta qui in esame è di dubbia originalità. Viene qui riportata con valore esemplificativo

Bibliografia

LA COSTANZA, giornale quotidiano, 12 ottobre 1848, Palermo

Memmo Cagiati: Le monete del reame delle Due Sicilie da Carlo I. d’Angiò a Vittorio Emanuele II

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