Nonostante sia in macerie, il castello di Gioia Sannitica ancora domina l’intera vallata telesina dall’alto di uno dei primi rilievi del Matese.
Si raggiunge tramite un sentiero impervio e, nei suoi ruderi che conservano intatte le architetture antiche, ricorda alla perfezione le atmosfere del Medioevo.
E non è tutto: a questa fortezza è infatti legata anche la storia della morte di una strega, Erbanina.
Quanti castelli abbandonati!
Di questo castello sappiamo poco e niente, ma la cosa che ci affascina, quando guardiamo il portone in legno scardinato all’ingresso, è proprio il suo senso di abbandono che l’ha preservato da ogni modifica, cosa che è accaduta anche alla cittadina di Gioia Sannitica, rimasta fedelissima alla sua architettura medievale.
Quasi tutti i castelli, infatti, sono stati modificati nel tempo e adattati alle varie architetture ed esigenze delle varie epoche: pensiamo al castello di Durazzano, che mostra il vero volto del Maschio Angioino di Napoli, oppure ai tantissimi edifici riadattati nel tempo come quelli di Morcone e Montesarchio.
L’esigenza di costruire un castello sulle alture nacque ai tempi dell’alto medioevo, quando l’Impero Romano, una volta collassato, fece frammentare l’intera Italia in tanti piccoli ducati e regni in continua lotta fra loro per conquistare i territori. Le città e i loro feudatari, quindi, avevano bisogno di numerosissime postazioni di osservazione per garantire la sicurezza del territorio. E così, soprattutto nel Sannio e nell’Irpinia, abbiamo numerosissime testimonianze di castelli e fortificazioni a guardia delle città. Nel salernitano e nella Terra di Lavoro invece sono presenti le torri costiere.
Una fortezza normanna
Il Castello di Gioia Sannitica è molto probabilmente stato costruito sotto la dominazione normanna, intorno al X secolo. Non conosciamo con precisione la storia della famiglia che dominava Gioia, ma abbiamo una buona certezza che la struttura rimase attiva e vissuta fino all’epoca Angioina.
La struttura era costruita in un punto ideale: difendibile dalle spalle, dato che l’unico accesso era attraverso un sentiero sul monte Erbano, ben difeso da una cinta muraria e dotato anche di un piccolo borgo con magazzini, abitazioni e unità produttive, per garantire l’autosufficienza alla struttura anche in caso di assedio.
Il momento di rottura che spopolò l’intera valle del Titerno è datato infatti 1394: in quest’occasione ci fu uno dei terremoti più devastanti della Storia d’Italia. Probabilmente fu in quest’occasione che il castello cominciò a prendere la sua funzione, ma l’ultima notizia l’abbiamo nel XVI secolo, quando Carlo V donò il feudo di Gioia a tale Ugo Villalumo.
La janara Erbanina e il castello di Gioia Sannitica
Si racconta una leggenda legata alla torre del castello, che è l’unica struttura rimasta in piedi (anche se probabilmente prima era molto più alto e sviluppato su due o più piani).
Tanto tempo fa, infatti, pare che il feudatario di Gioia Sannitica si fosse innamorato di una bellissima ragazza. Il suo nome era Erbanina e, con il solo sguardo, era capace di sciogliere anche il cuore più duro.
Il nobiluomo non ci pensò due volte: la sposò e la portò a vivere con sé fra le stanze più belle del castello di Gioia Sannitica. Ma dalla convivenza cominciarono a spuntare alcune stranezze.
Di notte infatti la ragazza spariva. Inizialmente sembrava routine, poi il feudatario notò che era fisicamente introvabile. Cominciarono a spargersi voci nel borgo: alcuni la vedevano volare sopra i tetti delle case, altri invece addirittura giuravano di vederla nei sogni.
La cosa si faceva strana. Fu così che il nobiluomo incaricò una guardia di sua fiducia di tener d’occhio la ragazza: era una janara!
La guardia riferì infatti che quando la giovane si alzava di notte, in realtà andava in una stanza segreta del castello per ungersi con grasso e altre secrezioni di cadaveri. Poi, grazie a questa pozione magica, si lanciava dalla finestra della torre e volava in paese per realizzare chissà quali stregonerie assieme alle altre sue amiche janare.
Dall’amore passionale si passò al terrore. O forse alla gelosia, dato che l’uomo era più preoccupato dinanzi all’idea che la ragazza potesse incontrare un amante.
Fu così che lo sposo, per fermare la janara, decise di entrare di nascosto nella stanza segreta, sostituendo la pozione magica con della semplicissima sugna.
L’incantesimo non funzionò e la ragazza, gettandosi dalla finestra della torre come di consueto, cadde giù e si sfracellò al suolo lanciando un urlo atroce durante la caduta.
C’è chi afferma che di notte, chi ha il coraggio di passeggiare da quelle parti, può sentire ancora l’urlo di quella giovane ragazza.
-Chiara Sarracino
Lascia un commento