La prima medicina per star bene è il mangiare salutare. Lo avevano capito già nel medioevo i medici della Scuola Medica Salernitana che ci hanno tramandato un piccolo libro chiamato “De Flore Dietarum“.
Si tratta di una lettura interessantissima: contiene considerazioni mediche su ricette, frutti e ingredienti della cucina locale di circa mille anni fa. È stato ritrovato casualmente negli anni ’50 in una biblioteca di Madrid e nel 1998 è stato tradotto e riportato alla luce da Piero Cantalupo.
De flore dietarum, un’eredità medievale
Le conoscenze scientifiche della scuola medica salernitana ci sorprendono ancora oggi per la loro attualità e per la raffinatezza degli studi: per avere uno studio scientifico sulla bontà della dieta mediterranea, infatti, dovremo solamente aspettare gli anni ’50 del XX secolo, con Ancel Keys che, non a caso, si stabilì proprio in Cilento per scoprire il segreto della lunga vita tramite il buon cibo.
Nel caso della Salerno medievale, le cose non erano tanto lontane. È sin dai tempi degli antichi egizi che la buona alimentazione era consigliata dai medici come strategia perfetta per prevenire qualsiasi malattia. Eppure non abbiamo notizia di ricettari o testi con diete specifiche per vivere bene e più a lungo.
Per avere i primi prodotti scientifici dovremo aspettare il medico Costantino Africano, che visse a Salerno presso la corte di Roberto il Guiscardo nel XI secolo.
La particolarità di questo de flore dietarum, infatti, sta nell’elenco di una vera e propria dieta basata sui prodotti locali, come mai prima d’allora era stato fatto. Insomma, era uno studio sulla dieta mediterranea senza sapere di aver individuato la dieta mediterranea.
Il cibo per ottenere un equilibrio
Il nostro medico parte da un presupposto: l’essere umano è composto da sangue, bile gialla, bile nera e flemma. Questi quattro elementi, che determinano anche il carattere di una persona (ad esempio chi ha troppa bile nera è scaltro, collerico, avaro, timido, triste o invidioso), devono essere sempre in perfetto equilibrio. E questo status si ottiene tramite cibi e bevande corretti.
Bontà salernitane
Il nostro misterioso medico fa un elenco generico di 106 cibi che bisogna assumere per vivere a lungo e in buona salute a Salerno e in provincia.
A partire dal frumento, che è il cibo migliore in assoluto (anche se bisogna fare attenzione al pane e ad altre lavorazioni più secche), compaiono prodotti come le fave, che “nocciono al cervello e creano sogni frequenti e insulsi“
Tra i tanti nomi elencati compaiono anche numerose verdure che oggi non fanno più parte dell’uso comune come il blito, l’aneto o l’atreplice. Altre erbe, come la portulaca, che nel napoletano è famosa col nome di “pucchiacchella“, in tempi recentissimi sono state accantonate in favore di prodotti più commerciali.
La cosa peggiore da mangiare in questa classifica? Il cacio. Quello “vecchio e secco o troppo salato provoca sete, dolor di testa, costipazione del fegato e calcolo ai reni“.
Paradossalmente, invece, i cibi fritti sono adatti ad uno stomaco spossato qualora siano arricchiti da aceto.
È anche interessante notare l’enorme ricchezza di spezie che vengono elencate nel De Flore Dietarum: il blito, l’aneto, il cumino su tutte: si tratta di piante officinali provenienti dal mondo arabo. Un dettaglio che spiega benissimo anche i legami strettissimi che Salerno aveva con il Medio Oriente.
D’altro canto, l’alimentazione proposta in questo libro ricalca molto da vicino quella tipica del popolo ai tempi del medioevo, per lo più concentrata sui cereali e sui prodotti della terra.
Alle origini della Dieta Mediterranea
Viste con l’occhio moderno molte frasi e credenze mediche appaiono ingenue o magari strappano un sorriso. Si tratta però di un documento scientifico dal valore immenso: proprio tramite questi primi studi, si cominciarono a gettare le basi per determinare le proprietà scientifiche della dieta mediterranea.
-Federico Quagliuolo
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