Girolamo Seripando, un napoletano al concilio di Trento
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Poi non diciamoci che non siamo dappertutto. Se qualcuno avesse ancora dubbi o timori sulla presenza dei napoletani in tutto il mondo e in tutte le occasioni, allora dovrebbe leggere la storia di Girolamo Seripando, il napoletano che partecipò al Concilio di Trento.

Girolamo Seripando, un napoletano al Concilio di Trento
Una rara immagine di Girolamo Seripando

La carriera

Girolamo Seripando nacque a Napoli (o a Troia, nel Foggiano) nel 1535 da Ferrante, presidente del seggio di Capuana, e da Isabella Galeota. In realtà sull’origine del nome sorgono alcuni dubbi: secondo alcuni si chiamerebbe Troiano e il nome gli fu cambiato una volta entrato nel convento agostiniano di San Giovanni a Carbonara, a Napoli, nel 1507.

Nel 1510 conobbe Egidio da Viterbo, umanista e filosofo, che lo iniziò al neoplatonismo. Dopo essere stato ordinato sacerdote nel 1513 fu nominato magister studii a Bologna, dove insegnò fino al 1523, quando accettò di diventare vicario generale degli agostiniani. Tornato a Napoli, nel 1528 se ne dovette subito fuggire per l’improvviso scoppio della guerra tra francesi e spagnoli. Qui entrò in contatto con i circoli dell’evangelismo partenopeo, allontanandosene nel 1535 in polemica con l’eresia valdese, anche conosciuti come “spirituali”, tra cui figurava Giulia Gonzaga e Mario Galeota, amico personale del Seripando. La sua carriera proseguì con la nomina a vescovo di Salerno (1554) e dopo qualche anno a cardinale (1561).

Girolamo Seripando, un napoletano al Concilio di Trento
La lapide nella di Girolamo Seripando nella chiesa di santa Maria Maggiore, a Trento

Girolamo Seripando, da Salerno a Trento

Ci troviamo in un periodo storico delicato, di grande fermento intellettuale e politico: da una parte l’imperatore Carlo V che voleva riunire l’Europa, d’altra parte Francesco I di Francia che fece di tutto per ostacolare le sue aspirazioni, sullo sfondo della Riforma di Lutero.

Chiamato a partecipare al Concilio di Trento, sostenne il valore della predicazione e la necessità di affidarla ai chierici regolari, preparò la bozza del decreto sulla giustificazione e lo schema per le commissioni di riforma dei sacramenti e fece sancire l’obbligo della residenza per i vescovi.

Tra le sue ulteriori realizzazioni non possiamo dimenticare la fondazione della biblioteca teologica di San Giovanni a Carbonara (poi spostata nella Biblioteca Nazionale di Napoli) e la prima tipografia vaticana, per sostenere la concorrenza con le edizioni protestanti. Morì di polmonite a Trento, durante i lavori del Concilio, il 17 marzo 1563.

di Luigi Badolati

Bibliografia

Algranati G., Girolamo Seripando, Città di Castello, 1923.

Cassese M., Girolamo Seripando e i vescovi meridionali, Napoli, Editoriale scientifica, 2 voll., 2002.

Marranzini A., Dibattito Lutero-Seripando, Brescia, Morcelliana, 1981

S.V. “Seripando Girolamo”. In Enciclopedia cattolica, vol. XI, Firenze, Sansoni, 1953, p. 390.

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