I Genesis sono una band leggendaria che ha fatto la storia della musica. Con le loro sonorità hanno accompagnato intere generazioni di amanti della musica, con brani senza tempo e milioni di dischi venduti. Ma cosa accade se una band dal geniale estro creativo incontra la città che dalla notte della civiltà ispira artisti, musicisti, letterati e chiunque le posi gli occhi addosso? Accade che la storia della band, e di conseguenza quella della musica rock, non sarebbe più stata la stessa.
I Genesis ai loro albori
Siamo nel 1972, i Genesis non erano ancora le star planetarie di oggi. Phil Collins si era aggiunto da appena un anno e la band britannica aveva da poco lanciato “Nursery Cryme“, il loro terzo disco. Erano tutti poco più che ventenni, stavano iniziando ad assaporare il successo, nazionale ed europeo. Sebbene fossero ancora considerati come una band emergente e di nicchia, l’Italia fu tra i primi paesi ad apprezzare e comprendere il loro potenziale e le loro sonorità; il nostro paese fu quindi scelto, insieme al Belgio, per una tournée. Dopo aver suonato in giro per lo stivale, la band arrivò a Napoli; si sarebbero infatti esibiti al Teatro Mediterraneo, nella Mostra d’Oltremare.
Una sigaretta sul tetto e la nascita di un capolavoro
Era il 19 aprile 1972, i Genesis avevano già avuto modo di assaporare la leggendaria vivacità e passione della città partenopea e dei suoi abitanti. Avevano già tenuto un primo concerto durante il giorno e si erano concessi il tardo pomeriggio libero, prima del secondo concerto la sera stessa. La band si divise per qualche ora: Mike Rutherford e Tony Banks rimasero nell’hotel in cui alloggiavano (l’ex Hotel Domitiana), proprio di fronte la Mostra d’Oltremare, mentre il resto della band si andò a divertire ad Edenlandia. Come lo stesso Mike Rutherford racconta nella sua autobiografia (“The Living Years“) lui e Banks salirono sul tetto dell’albergo, presero due sedie e si misero a contemplare la città al tramonto. Lo spettacolo che gli si parò davanti era però diverso da ciò che si aspettavano da una città frenetica come Napoli: era infatti, in quel momento, stranamente deserta. Nessun’auto, nessun passante, silenzio. Il loro sguardo si volse verso la Mostra d’Oltremare che, in quel contesto, sembrò essere un corpo estraneo alla città, un mondo alieno.
Viaggio onirico ed il mondo visto da un alieno: nasce Watcher of the Skies
I due immaginano di star ammirando la città dal punto di vista di un essere superiore, un osservatore alieno che visita la Terra trovandola però deserta. Fu un colpo di fulmine di creatività. Melodie che avevano in mente da un po’ di giorni, trovarono improvvisamente il proprio posto in quel flusso di genialità: nasce Watcher of the Skies. La canzone si apre con solennità mista a stupore e sbigottimento. Possiamo immaginare di essere noi quell’alieno, che vola su di Napoli dopo un lungo viaggio ma si trova dinnanzi una città deserta. Plana avvicinandosi sempre più, volteggia tra le sue chiese, tra i suoi monumenti, tra le sue strade, le sue piazze. Tutto insolitamente deserto, senz’anima viva a cui rivolgersi. Antiche e vuote vestigia di un mondo che usava essere passionale e frenetico, un vuoto teatro dove un tempo andavano in scena le più diverse emozioni umane che è ora solo regnato da silenzio e solitudine. Con un crescendo, l’alieno comprende che quelle creature, un tempo molto importanti e presenti al punto da modellare il mondo a proprio piacimento, si sono distrutte da sole: “Has life again destroyed life” (La vita ha nuovamente distrutto la vita stessa), gli uomini hanno infatti insita la natura dell’autodistruzione. Tuttavia c’è speranza, questa condizione è infatti vista come temporanea, come quella di “una lucertola a cui si è staccata la coda“.
Disco d’Oro e successo mondiale
La canzone da loro composta su quel tetto avrebbe cambiato la storia della band. Watcher of the Skies fu infatti la prima canzone, ed unico singolo, del successivo album dei Genesis, il leggendario Foxtrot. Partendo da quella canzone, infatti, i Genesis avrebbero avuto la chiave di volta per la loro musicalità. Foxtrot sarebbe diventato un successo mondiale che consacrò la band come mostri sacri di un genere: raggiunse le vette delle classifiche di tutto il mondo, divenne disco d’oro in Francia ed Inghilterra e sarà inserito da Rolling Stones al 14° posto nella classifica dei migliori album progressive rock della storia. Da un tetto di Napoli al tetto del mondo.
Umberto Rusciano
Lascia un commento