La festa di San Giovanni a Mare è una delle feste pagane più misteriose di tutta la storia della nostra città. Affonda le sue radici in un lontano passato, culti esoterici e alchemici e uno sconfinato senso di eros e libertà.

Il Rito: perché la festa è chiamata così

La festa di San Giovanni a Mare è chiamata così proprio perché si festeggia tra la notte del 23 e l’alba del 24 giugno. Il santo celebrato è proprio San Giovanni Battista che, essendo uno dei 52 patroni di Napoli, riceve una grandissima festa e una devozione unica. La celebrazione iniziava nella chiesa di San Giovanni a Mare, che si trova attualmente in via S. Giovanni a Mare, nei pressi di via Duomo.

Henry Scott

Il rito prevedeva danze, canti a ridosso della chiesa, che prima era molto più vicina al mare, e poi un bagno nudi nelle acque, da vero battesimo, infatti è considerato uno dei riti marini pagani più affascinanti di tutti. Il rito serviva per invocare l’antico culto pagano legato alla sirena Partenope, principio femminile alla base della fondazione di Napoli, e il dio fallico Priapo, che spesso ritroviamo negli affreschi di Pompei.

Rito Dionisiaco

Una volta scoperte le origini di tali riti, intorno al 1600, furono banditi insieme alle danze e ai canti licenziosi, ai bagni nudi e la chiesa di San Giovanni a Mare fu sconsacrata.

La storia della Chiesa di San Giovanni a Mare

La chiesa di San Giovanni a Mare è l’esempio più espressivo di architettura romantica presente a Napoli, ma la sua storia ha visto purtroppo tante sfortune ed è rinata solo negli ultimi anni. Nonostante le dimensioni che apprendiamo oggi della chiesa, ossia molto ridotte, un tempo era una delle più grandi di Napoli, con addirittura un ospedale al suo interno. Si dice che probabilmente la chiesa in epoca medievale fosse amministrata dai Cavalieri di San Giovanni o dai Cavalieri templari.

Dopo la sua chiusura, a causa della scandalo dei riti pagani, la chiesa fu inglobata in tanti altri palazzi, chiusa e abbandonata. Solo in tempi recenti è stata finalmente restaurata e in determinate occasioni è anche aperta al pubblico per le visite.

Riti pagani a Napoli e San Giovanni

San Giovanni è uno dei santi a cui più sono riconosciute devozioni pagane a Napoli. Quello del bagno nudi come ricreazione della gestazione di Napoli è solo uno dei tanti riti che venivano celebrati in onore del Santo e della sua festa.
Altro rito era quello dello scioglimento del “Chiummo”, ossia il Piombo di San Giovanni. Era un rito praticato il 23 Giugno che apparteneva alla “molibdomanzia, cioè l’arte divinatoria di leggere le figure e darne un’interpretazione.

La divinazione era soprattutto rivolta alle ragazze che dovevano trovare marito. Tramite il rito veniva detto loro che lavoro praticava il futuro consorte. Il rito prevedeva delle conoscenze alchemiche infatti bisognava sciogliere il Piombo, metallo associato secondo le credenze alchemiche a Saturno, fuso con lo stagno, associato alla Luna, e unito con l’acqua. Purtroppo il rituale Alchemico originale è stato trafugato e oggi di questo rito rimane solo un gioco popolare.

Altra antica tradizione era quella legata alla fortuna in amore e alle piante d’orzo. Le giovani donne in cerca d’amore dovevano piantare dei semi d’orzo e, una volta cresciute le pianticelle tramite la divinazione, si cercava di capire chi fosse il predestinato. Alla base di questo rito c’è l’incontro tra il re Alfonso d’Aragona e Lucrezia d’Alagno. La storia ci riporta che la donna, uscita dalla chiesa di San Giovanni volle incontrare il re, portando la piantina di orzo.

Re Alfonso

Secondo l’usanza quando la donna portava la piantina di orzo l’uomo doveva ricambiare con un dono, come se fosse una dote di matrimonio. Re Alfonso, colpito dal coraggio e dalla bellezza di Lucrezia le diete un sacchetto pieno di monete d’oro con il suo viso del reale impresso. Lucrezia a questo punto rispose che di Alfonso le sarebbe bastato solo uno. I due furono amanti per tutta la vita.

La notte di San Giovanni, caso o sincronicità

Una grandissima curiosità che riguarda la notte di San Giovanni è che rappresenta il passaggio del Solstizio Estivo, ossia la notte più corta ed il giorno più lungo.

Da qui si ricollega il mito astrologico delle porte del cielo, ossia la porta degli uomini, rappresenta dal segno del cancro, e la porta degli dei, rappresentata dal Capricorno, per accedere alla Caverna Cosmica, luogo di iniziazione.

Altra curiosità riguarda la Cappella del Tesoro di San Gennaro, dove c’è il busto del Santo rappresentato come un Giano Bifronte. Durante il solstizio, appunto 23 e 24 Giugno, il sole si proietta sul busto del Santo chiudendo il ciclo annuale dei solstizi e il passaggio delle stagioni, come chiusura di un cerchio eterno, illuminando di una luce divina l’intero spazio circostante.

Il maestro Roberto de Simone, nella sua Gatta cenerentola, inserisce una strofa dedicata proprio al rituale di San Giovanni a Mare

E la luna e la luna
Tutt’ ‘e femmene stanno annura.
All’annura e senza panne
Mo’ ch’è ‘a festa e san Giuvanne.
San Giuvanne san Giuvanne
E’ ‘na crapa ca se scanna
E’ nu cuollo senza capa
E’ nu cuollo è nu cuollo,
primma è tuosto e doppo è muollo
Primma è tuosto primma è tuosto
Comm’ abballa ‘o sango nuosto 

Questi riti sono l’ennesima prova di come Napoli non sia solo una fucina di idee, ma queste idee vengono da un passato misterioso, libero, sconosciuto, dove le credenze non sono statiche e immobilizzate in pilastri ed obblighi, ma come soluzioni acquose disciolte in un mare di misteri.

Bibliografia

Napoli sacra. Guida alle chiese della città, a cura di Gemma Cautela, Leonardo Di Mauro, Renato Ruotolo, Napoli 1993-1997, 15 fascicoli.

Napoli Monumentale, Ferdinando Ferrajoli, 1981

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