I segreti della tammurriata non sono noti a tutti, si tratta di una musica antichissima con radici che affondano nella Magna Grecia. In alcune pitture greche si vedono donne che suonano uno strumento molto simile alla tammorra, chiamato typanom.
Anche i romani lo suonavano, tanto che è raffigurato in un mosaico conservato al Museo Nazionale Archeologico di Napoli. La modalità di suonare il tamburo sembra la stessa di quella della tammorra contemporanea. Tamburi e modalità simili sono attestate anticamente in tantissimi paesi del Mediterraneo e Medio Oriente.
La musica e la danza erano un modo per avvicinarsi agli Dei. Attraverso l’ebbrezza terrena si raggiungeva una connessione con il divino.
Nell’odierna tammurriata il movimento delle mani appare lo stesso di quello greco, un movimento chiamato cheironomia e che esprimeva i sentimenti della persona che ballava. Appare praticamente identico anche un salto definito dagli esperti di tipo demoniaco, entrambi erano legati ai culti di Cibele e Dionisio, danze erotiche legate alla fecondità e alla terra, in alcune case anche guerresche, dette pirriche.
La tammorra
I segreti della tammurriata iniziano dallo strumento, che è un tamburo a cornice con una membrana di pelle essiccata di capra o pecora, tesa su un telaio circolare di legno. Lo strumento, del diametro tra i 30 e 60 centimetri, è bucato tutto attorno per apporvi i sonagli, in caso di loro assenza, la tammorra è detta muta.
Se si impugna la tammorra con la mano sinistra e la si percuote con la destra si dice che viene suonata in modo maschile, all’incontrario, in modo femminile. Insieme alla tammorra si suonano le castagnette, dette anche nacchere. La tammorra può avere variazioni locali, per esempio a Giugliano la si accompagna al flauto ed è detta giuglianese.
Come si balla la tammurriata
La tammurriata è un ballo in coppia in cui si esprimevano i sentimenti repressi nel quotidiano, si tratta di un ballo contadino in cui entravano elementi simbolici e magici, legati al culto della terra e della fertilità.
La danza può riprendere anche gesti della vita quotidiana del contadino o degli animali, ma poi si trasforma in ballo di coppia in cui avviene un metaforico corteggiamento o scontro. La danza avviene attraverso un crescendo, in cui inizialmente i ballerini saggiano la loro intesa e lo spazio attorno. Con il crescere del ritmo uno dei due ballerini assume un ruolo più aggressivo, di corteggiamento o di sfida. Questa fase del ballo è chiamata Rutella o Vutata.
In caso l’altro rifiuti, la coppia si scioglie. Questo ballo è sempre stato appreso da piccoli, guardando gli altri, partecipando alla danza fin da bambini.
Dove si balla
I segreti della tammurriata permettono anche di capire dove si balla. Il ballo è legato alle feste contadine e alle festività dei culti mariani e più in generale religiosi.
Molti studiosi trovano connessioni tra questi santuari mariani a precedenti luoghi di culto consacrati a Cibele. Anche il fatto che in molte di queste feste, come quella della Candelora, presso il santuario di Montevergine o quella della Madonna delle Galline di Pagani, i cantori siano spesso femminielli, rafforza questa idea.
Infatti, il cattolicesimo campano ha sempre riconosciuto ai femminielli un ruolo rituale e questo sembra essere sovrapponibile al ruolo che, le fonti storiche, raccontano che figure simili avessero nei culti legati a Cibele.
I cantori famosi
Tra i cantori più interessanti e che fanno intuire i segreti della tammurriata, non si può non segnalare Marcello Colasurdo, ex addetto alle pulizie dell’Alenia e voce storica degli Zezi, con cui scrisse la famosa Tammurriata dell’Alfa Sud. Questa canzone era legata alle lotte operaie di quegli anni. Colasurdo è anche lo storico rappresentante dei femminielli durante la processione di Montevergine e in tanti riti legati, come il matrimonio dei Femminielli, il funerale del Carnevale e la figliata dei femminielli.
Dal 1996 è il leader della Marcello Colasurdo Paranza. Colasurdo ha collaborato con la Nuova Compagnia di Canto Popolare, con Enrico Capuano, con i Modena City Ramblers, gli Almamegretta, i 99 Posse, con l’Orchestra Popolare Campana e con Daniele Sepe. Al cinema ha collaborato con Federico Fellini e Mario Martone.
Tra i cantori da tenere sottocchio ci sono Biagio De Prisco a Pagani e Gerando Amarante degli Spaccapaese.
Molto interessante anche il musicista e cantante Luca Rossi, che ha collaborato con Teresa De Sio, Marcello Colasurdo, Enzo Avitabile, l’Orchestra Popolare Campana, Eugenio Bennato, gli NCCP, Tullio de Piscopo, Benham Samani (Iran), Kelvin Sholar (Stati Uniti), Tambours du Mediterraneè (Francia- Tunisia) e con produzioni e compagnie di teatro danza e spettacoli televisivi.
Bibliografia
Gorgoni Patrizia, Rollin Gianni, Tammurriata, Canto di Popolo, Altrastampa Edizioni, Napoli.
De Simone Roberto, la tradizione in Campania, Lato Side, 1979.
Angelo di Mauro, “Buongiorno terra: i riti della disobbedienza religiosa”, Ripostes Salerno, 1982.
Antonio Grano, “Trattato di sociologia della canzone classica napoletana”, Palladino 2004.
Giovanni Amedeo, “Canzoni e popolo a Napoli dal 400 al 900, Grimaldi, 2005.
Sitografia
https://www.treccani.it/vocabolario/tammurriata
https://www.il900casalese.it/public/file/storiaTammorra.pdf
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