Per conoscere Seia Spes dobbiamo andare nel sagrato della chiesa di Santa Restituta, nel comune più piccolo e più antico dell’Isola d’Ischia. Si tratta della prima donna, almeno documentata con certezza, che vinse una competizione sportiva dedicata ad entrambi i sessi: i giochi isolimpici di Napoli del 154 d.C.
Questa storia è rimasta incredibilmente nascosta per secoli e abbiamo anche rischiato di perderla irrimediabilmente: la lapide per commemorare la sua vittoria, infatti, è rimasta murata all’interno della chiesa per circa 4 secoli. Ed è un miracolo che non sia stata distrutta, come è accaduto a molte altre testimonianze antiche.
Chi era Seia Spes?
Sappiamo molto poco su di lei. Anzi, quasi nulla. Era figlia di un tale Seio Libero, che era questore e poi edile della città di Napoli. Ed era moglie di Lucio Cocceio Prisco, che le dedicò questa lapide con grande orgoglio. Il resto della vita di questa donna è avvolto nel mistero, ma la sua storia è fondamentale per scoprire la società nel mondo antico.
Era infatti un’atleta molto brava e partecipò alla 39a edizione dei giochi Isolimpici di Napoli: doveva essersi allenata duramente e, con la squadra delle figlie dei magistrati, riuscì a vincere il primo posto nella gara di corsa.
Le vittorie nelle competizioni sportive non prevedevano solitamente premi in danaro: era infatti la gloria, con la deposizione di una corona sulla testa, ad essere la vittoria che tutti desideravano: i vincitori di competizioni sportive, infatti, godevano di enorme ammirazione e considerazione sociale. Proprio Seia Spes ci racconta un’altra anomalia: ai giochi sportivi, secondo le regole dettate addirittura da Platone, potevano partecipare a competizioni femminili le donne non sposate con un’età dai 16 ai 24 anni. Seia invece era già felicemente sposata ed ha partecipato nelle gare maschili: questa è una novità assoluta che rimette in discussione tutto ciò che sapevamo sui giochi del mondo antico.
Sappiamo anche che negli anni successivi ci furono altre due vincitrici dei giochi napoletani: Emilia Rectina e Flavia Talassa, quest’ultima dalle chiarissime origini greche.
Il mistero della lapide di Seia Spes
Sin dal principio, i dubbi sono stati moltissimi sull’origine della lapide di Seia Spes. È stata infatti incastrata nel muro della chiesa di Santa Restituta a Lacco Ameno per almeno quattro secoli, sin dai tempi della costruzione. La cosa ancora più anomala è che la faccia con l’iscrizione in greco era murata e l’unica cosa visibile era un lato vuoto.
Gli autori si dividono sulle opinioni: l’archeologo tedesco-ischitano Giorgio Buchner pensava che la donna fosse in realtà una giovane napoletana: era infatti una pratica comune nel ‘500 e nel ‘600 la demolizione di edifici romani per riutilizzarne i materiali come base per i nuovi palazzi. A Napoli sono infatti presenti tantissime lapidi commemorative dedicate ad atleti vincitori dei giochi isolimpici (e chissà quante ne abbiamo perse!) e quindi probabilmente, in un carico di materiali di lavoro provenienti dalla capitale, sarà finita anche questa lapide.
Altri studiosi, invece, ritengono che Seia Spes sia nativa proprio di Lacco Ameno, o quantomeno Ischitana, e per questa ragione la sua lapide è finita nella chiesa. L’unica certezza è che probabilmente, per l’ignoranza o per un errore dell’artigiano che evidentemente non sapeva leggere il greco, la lapide è finita al contrario e la storia di Seia è rimasta dimenticata fino agli anni ’80 del XX secolo, quando fu trovata durante lavori di restauro.
Cosa sono i giochi isolimpici di Napoli?
Napoli era la sede dei giochi isolimpici, chiamati così perché erano considerati di pari importanza rispetto alle olimpiadi. Furono istituiti dall’Imperatore Augusto nel 2 d.C. in suo onore e addirittura lui stesso presenziò all’edizione del 14 d.C., poco prima della sua morte avvenuta dalle parti di Nola.
Erano praticamente identici alle Olimpiadi, quando queste erano vietate nel mondo romano, ma in aggiunta avevano anche gare di canto e di teatro, dove c’erano premi molto ricchi in denaro. Sappiamo che ad esempio il poeta napoletano Stazio partecipò da giovane a queste gare.
Erano previste competizioni di equitazione, di corsa armata, di pentathlon, pugilato, il disco e, ovviamente, la corsa. In tutta la città furono costruiti gigantesche strutture sportive, che la resero una vera e propria capitale dello sport del mondo romano. Quasi tutte le strutture sono andate perdute ma, durante i lavori della metropolitana, sotto le fondamenta del Museo Nazionale, è stato ritrovato il tempio dedicato al divo Augusto nel quale si celebrava l’inizio dei giochi. Sono ancora presenti infatti le lapidi con gli elenchi dei vincitori di tutte le edizioni passate.
Altra cosa interessante è l’utilizzo della lingua greca: durante i “sebastà“, i giochi isolimpici, era frequente e normale l’uso della lingua greca, cosa che nelle altre parti dell’Impero era considerata un vezzo da intellettuali, ma in generale per nulla incoraggiato. Insomma, non è un caso se Napoli fu soprannominata “la città più greca del mondo occidentale“.
-Federico Quagliuolo
Riferimenti:
http://larassegnadischia.it/rassegna2015/rass02-15/cippo-seiaspes.pdf
https://www.google.it/books/edition/Le_anfore_greco_italiche_di_Ischia/0LPTiUBYcn8C?hl=it&gbpv=1&dq=giochi+isolimpici&pg=PA79&printsec=frontcover
https://www.google.it/books/edition/Women_and_Society_in_the_Roman_World/oUEIEAAAQBAJ?hl=it&gbpv=1&dq=seia+spes&pg=PA207&printsec=frontcover
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