Esiste a Napoli un’antica devozione religiosa: il Sabato Privilegiato. Si tratta di una festa, per così dire, “mobile”, in quanto la sua data cambia ogni anno. Si celebra il primo sabato successivo al 30 dicembre; ed è così fin dal 1826, anno in cui la Madonnina di Don Placido fu incoronata dal Capitolo Vaticano e dichiarata Protettrice di Napoli.
Ebbene sì, avete letto benissimo, eppure è una devozione tanto sentita, quanto silenziosa. Non ci sono trombe o fanfare ad annunciarla, ma è retta semplicemente dal sentimento di un popolo che, di generazione in generazione, tramanda quest’appuntamento con la Madonnina di Don Placido e che in quel giorno accorre numeroso, dalla mattina fino al tramonto.
La storia di Placido Baccher
Andiamo con ordine e mettetevi comodi, perché adesso vi raccontiamo la storia del Sabato Privilegiato, fin dall’inizio.
Placido Baccher era un giovane tranquillo e bonaccione. Due suoi fratelli, Gerardo e Gennaro, durante la Repubblica Napoletana si schierarono in difesa del Re e ordirono una congiura controrivoluzionaria tesa a rovesciare la Repubblica.
Furono scoperti, arrestati, processati e giustiziati a Castel Nuovo, il giorno prima dell’entrata in Napoli del Cardinale Ruffo. Un altro fratello, Camillo, riuscì a mettersi in salvo, mentre Placido fu rinchiuso nelle carceri della Vicaria, in attesa di giudizio, ma la Vergine Maria gli comparve in sogno, promettendogli la libertà: «Confida figliuolo, domani sarai liberato da questo orrido carcere. Tu, però, devi essere mio e sarai chiamato in una delle principali chiese di Napoli a zelare le glorie del mio immacolato concepimento».
Placido diventa sacerdote
E così fu. Il giorno successivo fu ordinata la scarcerazione e quando i giacobini si accorsero che Placido non era stato più giustiziato, cercarono di catturarlo nuovamente, ma il popolo difese il ragazzo, appena sedicenne, calandolo in un pozzo e salvandogli la vita.
Placido diede seguito al sogno: divenne sacerdote nel 1806 e nel 1811 fu nominato rettore della Chiesa del Gesù Vecchio, detta anche del Santissimo Salvatore.
Da quel giorno Don Placido si adoperò instancabilmente per portare la parola di Dio in ogni vicolo di Napoli e per far sì che venisse riconosciuto il dogma dell’Immacolata Concezione, cosa che poi avvenne nel 1854. Fece scolpire una statua in legno e creta da Nicola Ingaldi secondo le sembianze della Vergine che gli era apparsa in sogno e dispose le vesti con le sue proprie mani.
L’incoronazione della Madonnina di Don Placido
Il 30 dicembre 1826 gli inviati del Pontefice regnante, Papa Leone XII, incoronarono la Statua della Madonnina di Don Placido, nonostante le mancasse il requisito dell’anzianità. In quella Chiesa avvenivano conversioni, venivano dispensate grazie e la devozione del popolo superò di gran lunga la burocrazia.
Fu così che, tra il suono delle campane delle varie Chiese della città e il fragore dei cannoni che sparando a salve dai castelli salutavano il lieto evento, la Vergine apparve nuovamente a Don Placido chiedendo di istituire per il sabato successivo una giornata di fervente preghiera, denominata, appunto, il Sabato Privilegiato e aggiunse: “Beati i sacerdoti che celebreranno al mio altare e beati i fedeli che vi faranno la comunione nel sabato seguente alla mia incoronazione”.
La devozione
Da quell’anno ogni sabato successivo al 30 gennaio la Chiesa brulica di fedeli, sin dalle prime ore del mattino. Si dispongono in ogni angolo della Chiesa, in assoluto rispetto e silenzio, in un viavai continuo. A fine giornata si conteranno decina di migliaia di visite, perché si svolgono numerose Messe, fino ad arrivare al massimo dell’affluenza durante la celebrazione tenuta dal Cardinale di Napoli.
La Chiesa del Gesù Vecchio si trova in fondo a Via Paladino, una traversa di Via Spaccanapoli. Ebbene, fate quest’esperienza, non solo il prossimo Sabato Privilegiato, ma anche in un giorno normale. Quando giungerete a Piazzetta Nilo, noterete il vociare, il caos, il rumore, la folla che si accalca; fermatevi e scendete fino al Gesù Vecchio. Vi ritroverete, in pochi istanti, catapultati in un altro mondo, fatto di silenzio, grazia e preghiera.
Bibliografia
“Santuari, luoghi di culto, religiosità popolare. Il culto mariano nella Napoli d’oggi” Nanà Corsicato – Ed. Liguori – 2006
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