Una vecchietta cammina per un’affollata piazza Carità quando un gruppo di scugnizzi le iniziano a girare attorno cantando “Dove sta Zazà?”. La donna inizialmente sorride a questa scenetta dinamica, ma ben presto il girotondo diventa una vera e propria trappola che non permette all’anziana di muoversi.
Un uomo interviene e caccia via i ragazzini lasciando la vecchietta a bofonchiare: “Vorrei avere fra le mani l’autore di questa canzone per consegnargli quello che si merita”. La rabbia le muore in volto non appena si rende conto che il suo salvatore è proprio Raffaele Cutolo, il padre della celebre canzone.
La vita di Raffaele Cutolo
Questo simpatico aneddoto è stato raccontato dallo stesso Cutolo al giornalista Vittorio Paliotti e mostra il motivo per cui il giovane artista decise di fuggire da Napoli per rifugiarsi a Roma nel 1950. La canzone “Dove sta Zazà?” era diventata un tormentone talmente diffuso e utilizzato, da rendergli impossibile la vita in città.
Nato a Napoli il 5 agosto 1910 in vico Masaniello, presso piazza Mercato a Napoli, Raffaele Cutolo non dev’essere considerato un semplice confezionatore di canzoni, ma un vero e proprio uomo di teatro. Dedicò la sua intera vita allo spettacolo di varietà e alcune delle celebri macchiette di Totò, Macario, Rascel e Nino Taranto recano la sua firma.
A dodici anni crea la sua prima compagnia teatrale con coetanei di vico Masaniello. Con il grande desiderio di diventare attore, Cutolo è costretto dalla madre a iscriversi all’istituto tecnico di arte tessili e una volta preso il diploma si impiega presso le cotoniere meridionali.
Dopo una vita passata tra Milano e Napoli e un lungo percorso teatrale tra attori e attrici di successo, nel 1944 Cutolo incontra il musicista Giuseppe Cioffi, al quale presenta la celebre “Dove sta Zazà?”.
Il successo di “Dove sta Zazà?”
“Dove sta Zazà?” è la prima canzone ad unire, sul finire della guerra, tutti i popoli d’Europa. I soldati stranieri che arrivavano a Napoli per poi essere dislocati in Europa imparavano Dove sta Zazà e la insegnavano agli altri soldati. In Italia divenne l’inno della squadra del Bologna, in Argentina i giustizialisti, per decisione della stessa Evita Peron, la promossero al rango di loro marcia di ordinanza.
A Napoli, la canzone divenne il nome di un profumo, di un liquore, persino di un giornale. L’espressione “Sei una Zazà” iniziò a essere utilizzata come termine di disprezzo per le donne traditrici.
Eppure, ciò che maggiormente complicava la vita di Cutolo erano le continue domande: “dove sta realmente Zazà? È una donna? Ma chi è Zazà? È un animale?”. Ogni giorno decine di persone fermavano Raffaele Cutolo per le strade del centro desiderosi di risposta.
Ma chi è questo Zazà?
Cutolo afferma che la canzone venne scritta nel 1943 ed il termine “Zazà” non era altro che la forma onomatopeica del suono della banda. Non c’è dunque alcun personaggio dietro questa canzone, ma un semplice motivetto.
Il primo a rodare la canzone fu il cantante Aldo Tarantino che per eseguire la canzone scendeva dal palco in platea agitando a tempo di musica una mazza da feldmaresciallo e seguito da una banda di suonatori. Eppure è con la cantante romana Gabriella Ferri che la canzone entra nella storia. Era il 1973 quando divenne la sigla di un suo programma televisivo di grande successo.
Il testo di “Dove sta Zazà?”
La canzone racconta la misteriosa scomparsa di una donna di nome Zazà (“se fumarono a Zazà!“), nel bel mezzo della festa di San Gennaro, dove si trovava insieme al compagno Isaia, che è anche il narratore dell’intera vicenda.
Dopo averla cercata invano, Isaia torna l’anno seguente alla festa, dichiarando però che, se non troverà Zazà, si accontenterà di sposarne la sorella (“Con tua sorella aggia sfugà…”).
Testo
Era la festa di San Gennaro,
Quanta folla per la via…
Con Zazá, compagna mia,
Me ne andai a passeggiá.
C’era la banda di Pignataro
Che suonava il “Parsifallo”
E il maestro, sul piedistallo,
Ci faceva deliziá…
Nel momento culminante
Del finale travolgente,
‘Mmiez’a tutta chella gente,
Se fumarono a Zazá!…
Dove sta Zazá?!
Uh, Madonna mia…
Come fa Zazá,
Senza Isaia?…
Pare, pare, Zazá,
Che t’ho perduta, ahimé!
Chi ha truvato a Zazá
Ca mm”a purtasse a me…
Jámmola a truvá…
Sù, facciamo presto.
Jámmola a incontrá
Con la banda in testa…
Uh, Zazá!
Uh, Zazá!
Uh, Zazá!
Tuttuquante aîmm”a strillá:
Zazá, Zazá,
Isaia sta ccá!
Isaia sta ccá!
Isaia sta ccá!…
Zazá, Zazá,
Za-za-za-za,
Comm’aggi ‘a fá pe’ te truvá?!
I’, senza te, nun pozzo stá…
Zazá, Zazá,
Za-za-za-za…
Za-za-za-za-za-za-zá…
Fonti
V. PALIOTTI, Napoletani si nasceva, nel capitolo Zazà aveva un padre, 2004, Newton Compton Editori
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