Strada universitaria per antonomasia, Via Mezzocannone a Napoli è il tratto che collega il centro antico della città all’area portuale, dove si dislocano gli edifici e i plessi delle più importanti università partenopee. Questa strada, infatti, è sede di una delle università più antiche d’Italia, l’Università degli Studi di Napoli Federico II, fondata nel 1224 che qui vanta molti dei suoi edifici, tra cui la facoltà di biologia, rendendola un importante centro accademico e culturale di Napoli.
Lungo questa via, però, si trova anche una delle sedi dell’Università L’Orientale che, in una traversina, adiacente alla Basilica di San Giovanni Maggiore, vanta una sua sede nel rinascimentale Palazzo Giusso.
Via Mezzocannone: tra movida e palazzi storici
Grazie alla presenza di questi luoghi di ricerca e di studio, Via Mezzocannone è uno dei luoghi di ritrovo dei giovani, che spesso continuano ad animarla fino a sera.
Una strada storica, forse oggi un po’ malconcia, che è caratterizzata anche da molti edifici di pregio che ne testimoniano l’importanza e il prestigio. È qui infatti, in quello che era poco più di un “vicolo”, che si stabilì nel tempo parte della nobiltà napoletana che scelse di costruirvi le proprie dimore, tra cui la Famiglia Pappacoda, che realizzò l’omonimo palazzo che delinea ancora oggi questa via.
Non mancano gli edifici di culto, a cominciare da San Girolamo delle Monache, chiesa che vanta addirittura origini medievali: fondata nel 1434, è stata più volte rimaneggiata e ampliata fino ad un rifacimento durante il Risanamento, che ne ha addirittura invertito l’assetto, conferendole l’aspetto attuale che ci appare oggi.
La rinascita con il “Risanamento”
È proprio nel corso del cosiddetto Risanamento, straordinario intervento urbanistico che cambiò radicalmente la topografia della città di Napoli, con nuovi edifici, piazze e strade a metà del 1800, che la stessa Via Mezzocannone, insieme alla vicina Via Duomo, cambiò quasi completamente aspetto.
La sua origine antiche è testimoniata da costruzioni quali Santa Maria della Rotonda, poi inglobata nel settecentesco Palazzo Casacalenda. L’edificio era stato commissionato da Marianna di Sangro, duchessa di Casacalenda e di Campolieto, e fu costruito su di una precedente fabbrica. Lo stesso fu tuttavia “tagliato” qualche secolo più tardi per raddrizzare e ampliare la strada nel corso del XX secolo.
Se oggi è il centro degli studi e della movida giovanile, tuttavia, in origine invece trovavano posto tintori e ricamatrici, le cui botteghe caratterizzavano questo “vicolo”. È la stessa Matilde Serao che ce lo racconta, dandoci un’immagine di come doveva apparire in origine: «La via Mezzocannone è popolata tutta di tintori: in fondo a ogni bottega bruna, arde un fuoco vivo sotto una grossa caldaia nera, dove gli uomini seminudi agitano una miscela fumante: sulla porta si asciugano dei cenci rossi e violetti; sulle selgi disgiunte cola sempre una freccia di tintura multicolore».
Oggi le antiche botteghe hanno ceduto il passo alle copisterie, tipografie e librerie che servono l’area universitaria, incastonate proprio alle pendici degli storici edifici che vi si affacciano.
Perché Via Mezzocannone si chiama così?
Mezzocannone non è sempre stato il nome di questa strada. Originariamente chiamata “Fontanola”, fu ribattezzata Mezzocannone per una fontana voluta da Alfonso II d’Aragona, duca di Calabria, ma questo nome non ha nulla in comune con il gergo militaresco che potrebbe invece suggerire. Cannone, infatti, è il riferimento al “cannello” della fontana, la quale, nel corso del Risanamento, nella seconda metà del XIX secolo, scomparve insieme ai tintori per assumere l’aspetto che ci appare oggi. Fu in questo periodo che, secondo alcuni studi, scomparve anche la statua, di rappresentazione incerta, Ferrante o forse lo stesso Alfonso II, da cui originò l’espressione “Re di Mezzocannone”, con cui si intende una persona tozza, bassa e che si dà molte arie.
Da strada dei tintori e luogo degli studi, Via Mezzocannone continua ad essere una via in continua evoluzione e bacino della tradizione e della cultura napoletana.
Bibliografia:
Napoli sacra. Guida alle chiese della città, Nicola Spinosa
Napoli e il Risanamento, Giancarlo Alisio
I vicoli di Napoli, Luigi Argiulo
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