La chitarra è uno degli strumenti musicali più apprezzati e diffusi nel mondo. Conta diverse varianti e declinazioni sviluppatesi nel corso dei secoli. Sebbene la sua storia sia legata indissolubilmente a quella di Napoli, è certo il fatto che questo strumento non sia stato inventato nel capoluogo partenopeo. La sua storia parte da molto più lontano.
É fuori da ogni dubbio, però, che nel percorso dell’evoluzione della chitarra, Napoli e la sua cultura abbiano rappresentato una tappa fondamentale. É qui, infatti, che diverse figure (liutai, musicisti, canzonieri, compositori) hanno contribuito non solo al suo perfezionamento tecnico ma ne hanno anche sublimato il suo utilizzo, creando un binomio indissolubile con la canzone napoletana. Scopriamo allora meglio questo affascinante strumento musicale.
Le origini della chitarra
“Vihuela” in Spagna, “viola” in Italia. Si tratta del più antico antenato della moderna chitarra riportato dalle fonti, di cui però non sono rimasti esemplari originali al giorno d’oggi. La documentazione circa questo strumento risale al XV secolo mentre la fonte musicale più antica è un libro di Luis Milan del 1536. Da questo avo si sono diramate diverse linee evolutive: gli strumenti ad arco (lira da braccio, violino e viola da gamba) e quelli a pizzico (viola e chitarra). A questi strumenti si affianca anche il liuto (che deriva dal laud arabo) che in alcuni contesti sostituì completamente la viola.
Da quel momento in poi l’evoluzione dello strumento ha portato a una serie notevole di varianti che differivano nel numero di cori (corde), nelle modalità di utilizzo (plettro, pizzico, arco), nella forma e nella progettazione delle varie componenti (cassa armonica, ponte, tastiera, fasce, materiale delle corde, fondo etc).
La chitarra rappresentava la versione popolare della vihuela e sulla sua etimologia ci sono diversi pareri. Per alcuni deriverebbe dal greco kithàra, per altri l’origine è indiana in quanto guit significa canzone e tar indica la corda. L’ultima ipotesi giustificherebbe la vicinanza con altri termini che indicano strumenti musicali orientali, come il sitar indiano. La chitarra classica come noi la intendiamo compare in Spagna dal 1850 con gli strumenti di Antonio de Torres Jurado, celebre liutaio andaluso.
La scuola napoletana: liutai, compositori, musicisti
Il modello di chitarra spagnola di Jurado si diffuse in Europa e nel resto del mondo, e ogni paese contribuì all’evoluzione dello strumento nelle sue varianti. Anche Napoli ha giocato un ruolo di prim’ordine in questo discorso, potendo contare su una tradizione di liutai di prestigio (insieme al territorio del Veneto che fin dal ‘700 vantava nomi come Matteo e Giorgio Sellas e la Lombardia con Antonio Stradivari).
Nella seconda metà del ‘700 i costruttori napoletani erano all’avanguardia. Furono infatti i primi a produrre chitarre a sei corde, introducendo anche il mandolino a quattro corde doppie. Le chitarre della scuola napoletana erano piuttosto piccole e prodotte in acero o in legno di alberi da frutto. I più celebri costruttori furono Antonio Vinaccia (attivo 1763-1803) e Gennaro Fabricatore (attivo 1783-1832). Di Vinaccia si possiede la più antica chitarra napoletana esistente, datata 1764.
Il successo della chitarra a Napoli fu favorito non solo dall’evidente influenza della cultura ispanica, ma anche dall’utilizzo che se ne fece nella canzone popolare. Compositori, poeti e musicisti contribuirono a una rivoluzione musicale di cui la chitarra e il mandolino si fecero strumento di diffusione. D’altronde la posteggia è nata qua!
Napoli e chitarra, un binomio indissolubile che oramai, al giorno d’oggi…. ci suona familiare!
Foto di copertina di Enfo, CC BY-SA 3.0
Bibliografia
- R. CHIESA (a cura di), La chitarra, EDT;
- T. F. HECK, The Vogue of the Chitarra francese in Italy: how French? How Italian? How Neapolitan?, in “Soundboard”, Vol. XXXVIII, n. 4;
- A. FENIELLO – A.VANOLI, Storia del mediterraneo in 20 oggetti, Editori Laterza 2020.
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