I luoghi delle Janare

Napoli, città del sole, del mare e dell’allegria, cela anche un’anima esoterica e segreta. In pochi sanno che la città, infatti, è legata anche a culti ancestrali e strane creature leggendarie e mitologiche. Tra queste, spiccano le janare.

Janara: origine e significato 

La parola janara, intesa nell’accezione negativa di strega, è la traslitterazione dialettale del termine latino “dianara”, dal nome delle seguaci di Diana, dea romana della caccia e della Luna. L’etimologia, da sola, dovrebbe bastare a spiegare il legame con quel mondo pagano e dunque magico. 

Secondo la tradizione popolare, le janare sarebbero donne bellissime ma pericolose, associate al diavolo e a eventi sovrannaturali o strani fenomeni che avvengono nella comunità in cui vivono. Tra i loro poteri ci sarebbe quello di predire il futuro, lanciare incantesimi e sedurre gli uomini con il loro fascino. Alcune leggende e racconti le dipingono come creature vendicative che puniscono coloro che hanno offeso o trasgredito le regole del loro mondo magico. Aspetti, questi, che rendono la loro presenza ancora più enigmatica e controversa. 

Nel suo volume Scienza Nuova Giambattista Vico scriveva: «Le streghe, nel tempo stesso che sono ricolme di spaventose superstizioni, sono sommamente fiere ed immani; talché, se bisogna per solennizzare le loro stregonerie, esse uccidono spietatamente e fanno in brani amabilissimi innocenti bambini». 

janare diana e cupido
Diana e Cupido, 1761 ca. – Pompeo Batoni

Dove nascono le janare?

Secondo alcuni studi, la nascita delle janare potrebbe avere una localizzazione geografica ben precisa: la Basilica di Santa Maria Maggiore alla Pietrasanta nel cuore del centro storico di Napoli. Questo monumentale edificio, la cui cupola svetta per quasi 60 metri, sarebbe stato costruito proprio sui resti dell’Antico Tempio della dea Diana. Resti del tempio sono inglobati e ancora ben visibili nel Campanile Romanico dinanzi al Complesso

janare

Da Napoli a Benevento 

Famose sono le Streghe di Benevento, la cui figura mitica ha dato origine al nome del noto liquore beneventano. Secondo una leggenda, infatti, queste donne si radunavano sotto un noce lungo le sponde del fiume Sabato, compiendo i loro sabba. 

L’avvento e la diffusione del cristianesimo trasformarono questi culti pagani in riti in cui si venerava Satana. È da questo momento che, secondo il credo popolare, le janare smettono di essere seguaci di Diana per diventare, nel corso dell’Illuminismo, adoratrici del diavolo. A dare una razionale interpretazione della leggenda è l’Abate Girolamo Tartarotti che nel 1749 descrive le streghe come allucinazioni del demonio.  

È Abele De Blasio, storico locale, che individua nell’archivio arcivescovile di Benevento quasi 200 verbali di processi per stregoneria che in parte vennero distrutti nel 1860 e in parte andarono perduti a causa dei bombardamenti durante la Seconda guerra mondiale. 

Ne verrà fuori una vera e propria inquisizione che porterà sul rogo migliaia di persone in tutta Europa, bollate appunto come streghe, eretici o folli. 

La strega Amelia

Dalle leggende ai fumetti 

Credenze e leggende, quelle delle janare, che devono aver ispirato persino Walt Disney, quando Carl Barks nel 1961 pubblica il fumetto Zio Paperone e la fattucchiera, in cui compare per la prima volta Amelia, strega antropomorfa dai capelli corvini, in sella alla sua scopa, che vive, insieme al fedele corvo Gennarino, in una piccola casetta alle pendici del Vesuvio. Siamo distanti dall’idea di donna vecchia e brutta, ma alla presenza di un personaggio avvenente che somiglia più a Sophia Loren che alla perfida Strega dell’Est del Mago di Oz

Terrificanti e affascinanti, queste storie, tra ferocia e fantasia rappresentano una pagina un po’ triste della storia, non solo partenopea, che ha portato sul rogo migliaia di vittime innocenti, donne condannate solo perché libere, anticonformiste o semplicemente diverse. Forse è per questo che lo stesso Voltaire, già nel XVIII secolo, scriveva: «Le streghe hanno smesso di esistere quando noi abbiamo smesso di bruciarle».

Bibliografia/sitografia

Chiesa di Santa Maria Maggiore detta della Pietrasanta, Marielva Torino
Storia di Benevento, Daniello Maria Zigarelli
Topolino.it – LINK

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