John Fante

“Un impero alla fine della decadenza”. È così che appare la Napoli del secondo dopoguerra che John Fante trova sul finire degli anni ’50. Originario della Basilicata, Fante, scomparso nel 1983, era uno scrittore americano attivo tra gli inizi degli anni ’30 e la fine degli anni ’80. Il suo nome e i suoi romanzi ritornarono in auge nei primi anni del 2000, quando Robert Towne traspone per il cinema il romanzo “Chiedi alla polvere” del 1939, realizzando un omonimo film con Colin Farrell e Salma Hayek.

John Fante Chiedi alla polvere
Colin Farrell in Chiedi alla polvere, 2006

John Fante, uno scrittore (e sceneggiatore) a Napoli

Fante, che lavorava anche come sceneggiatore, giunse a Napoli per realizzare il film “Le Rose“, pellicola che in realtà non sarà mai girata, risiedendo nell’hotel più bello della città: il “Vesuvio“.

L’autore racconterà la sua esperienza italiana attraverso una lunga corrispondenza con la famiglia, che sfocerà nell’epistolario “Tesoro, qui è tutta una follia. Lettere dall’Europa” (1957-1960).

Da queste lettere emerge una Napoli fatta di fragilità, di forza e voglia di riscatto, povera e nobile, desiderosa di lasciarsi alle spalle gli orrori della guerra ancora ben visibili tra i vicoli, nei palazzi caduti, nei monumenti distrutti, nel ricordo di chi non c’era più. Si cominciò a rinnovare, grazie anche a quel “boom economico” che beneficamente si propagò sulla città.

John Fante

Catturare l’essenza di Napoli

Come tutti gli artisti passati da Napoli e che qui vi hanno soggiornato e vissuto, anche John Fante ambiva a catturarne l’essenza, il fascino, il folklore, la frenesia e quella contraddittoria anima opulenta e misera.

John Fante percorreva i vicoli di Napoli, affascinato da quello stile di vita libero, squisitamente napoletano.

È la stessa Napoli che John Fante rievoca in “Aspetta primavera, Bandini“: «E all’improvviso, in quell’aula semibuia, s’abbandonò al pianto – scrive l’autore in quella che è una delle pietre miliari della letteratura americana – singhiozzando per espellere la povertà, piangendo e ansimando, non per quell’espressione, non per lei, per sua madre, ma per Svevo Bandini, per suo padre, per l’aspetto del padre, per le mani nodose di suo padre, per gli attrezzi da muratore di suo padre, per i muri costruiti da suo padre, per i gradini, i cornicioni, i cenerai e le cattedrali, tutti bellissimi, per quel che sentiva quando suo padre cantava dell’Italia, del cielo italiano, della baia di Napoli».

John Fante Chiedi alla polvere
John Fante, Chiedi alla polvere – libro

La Napoli del secondo dopoguerra di John Fante

Nonostante i problemi evidenti e l’apparente colpo subito dalla guerra, Napoli appariva a Fante come una città piena di gioia, con ragazzini che si rincorrono e giocano spensierati tra i vicoli.

Quando giunse a Napoli, John Fante aveva già pubblicato la sua trilogia di Arturo Bandini, tra cui “Chiedi alla polvere“, dove il protagonista è un aspirante scrittore di successo il cui personaggio è in realtà un alter ego dello stesso Fante.

Ci vorranno altri 13 anni affinché John Fante pubblichi altre sue opere, che arriveranno non prima degli anni ’70, fino all’epilogo-postumo, “Un anno terribile“, per lo più dettato a sua moglie mentre, malato, era già incapace di scrivere.

Il fascino delle donne napoletane

Napoli si mostra agli occhi dello scrittore con tutta la sua dirompente vitalità. L’autore osservò attentamente persino le donne napoletane, imperfette e spontanee, così diverse da quelle statunitensi, dai corpi burrosi e movimenti espliciti. Seni grandi, fianchi larghi, forme generose. Veneri di Willendorf contemporanee, le cui figure riecheggiavano di una bellezza ancestrale, nei volti l’espressione di chi ha sacrificato la propria femminilità sull’altare della famiglia: «Sono meravigliose – scriverà in merito alle donne napoletane – ognuna ha il volto della madre di Dio e le mani contorte, incallite e tenere delle donne che hanno passato la vita a badare ai propri figli e ai propri uomini».

La Napoli di fine anni ’50 aveva segnato profondamente l’anima di John Fante, che passeggiava spesso sul lungomare osservando i panorami, i profili delle abitazioni che si arrampicavano sulla collina di Posillipo, guardando dall’alto il golfo e il Vesuvio.

Bibliografia

Aspetta primavera, BandiniJohn Fante

Chiedi alla polvereJohn Fante

Tesoro, qui è tutta una follia. Lettere dall’Europa (1957-1960)John Fante

Storia pettegola di NapoliChiara Tortorella

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