Mithra è uno dei tanti nomi legati ad una lontana realtà pagana che abitava Napoli. Un po’ dismesso, forse non ricordato da molti, il culto del dio Mithra è uno dei molti culti iniziatici che ha caratterizzato la storia antica della nostra città e che ha lasciato indizi, ritrovamenti e interrogativi in tutta Napoli.
Mithra: il dio protettore del Sole
Mithra è una divinità dell’induismo e della religione persiana che, tramite contaminazioni culturali, è diventato un dio anche nella cultura ellenica e romana per giungere sino a Napoli. Fu adorato da molte religioni misteriche presenti anche nella nostra città.
Pochi sono i testi nei quali si può ritrovare il suo nome poichè probabilmente è l’insieme di più divinità. Mithra infatti è il dio dell’amicizia, degli affari, protegge al giorno e per questo è accostato al sole.
L’etimologia del suo nome è persa nella storia e probabilmente può avere due significati: patto ed amicizia. Il suo significato spiega anche il ”patto” che viene fatto all’inizio dei riti iniziatici della stessa religione misterica e ci riporterebbe quindi ad un giuramento, proprio dei culti misterici.
Mithra è un dio nato dalla roccia, destinato alla salvezza del mondo e ciò è testimoniato anche dal mito secondo il quale il dio Sole ordinò al dio di uccidere un toro, simbolo della vita.
La divinità riuscì a portare il toro in una caverna e, sollevando l’animale, lo uccise anche grazie anche all’aiuto di uno scorpione e di un serpente. Mithra e il dio Sole celebrarono la vittoria con un banchetto, mangiando le carni del toro.
La sua iconografia classica infatti è la tauroctonia, ossia la rappresentazione del dio proprio nel momento dell’uccisione del toro.
La cosa più interessante è che tutti i ritrovamenti archeologici trovati a Napoli del dio Mithra e del culto sono sempre nei pressi di rocce e di luoghi nei quali si svolgevano i riti.
Napoli e il dio Mithra: i luoghi dell’iniziazione
I riti mithraici si svolgevano nel “mithreo“, ossia ambienti naturali rocciosi nei quali si potevano trasmettere i segreti del culto e procedere con il percorso di iniziazione.
San Girolamo ci narra di sette gradi di iniziazione mitraica: sette porte da attraversare, da affrontare, per compiere un percorso di purificazione.
Il numero 7 era considerato sin dai tempi antichi un numero magico, un simbolo di perfezione, in quanto accostato al ciclo delle fasi lunari. Il numero sette è il perfezionamento della natura umana, ossia ultimo rito di iniziazione.
Ogni grado aveva un suo nome, accostato a quello dei pianeti: il più alto grado era quello del “pater“, ossia il dio in terra vestito di rosso, stesso colore che rappresenta la regalità e le vesti dei cardinali.
Uno dei primi luoghi mithraici è la Crypta Neapolitana, dove è stato ritrovato un bassorilievo che raffigura proprio la battaglia con il toro.
Un mithreo è stato ritrovato anche nell’area archeologica di Carminiello dei Mannesi: dalle macerie della chiesa di Santa Maria del Carmine ai Mannesi, crollata in seguito ad un incendio durante il 1900, è venuto alla luce un mithreo che conserva l’affresco di una tauroctonia.
Uno dei mithrei meglio conservati si trova a Santa Maria Capua Vetere: è una lunga camera con dei sedili ai lati, un altare in fondo e sulla cui parete è una decorazione del dio Mithra nell’atto di uccidere un toro.
Molti ritengono che ci sia una forte analogia tra l’ambiente roccioso mithraico e la nascita di Gesù, entrambi un una grotta. Questo spiegherebbe anche la forte tradizione dei presepi che si tramanda da secoli nella città partenopea e che forse ha un richiamo dal passato che affonda proprio nel culto mithraico.
Bibliografia
A. Palumbo – M. Ponticello, Misteri, segreti e storie insolite di Napoli, Newton Compton Editori, 2015
I. Neri – Mithra petrogenito. Origine, iconografia e aspetti culturali della nascita dalla pietra
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