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Il set cinematografico de L’amica geniale, allestito a Piazza Carlo III

“L’amica geniale” è il capolavoro letterario del 2011 (da cui ne è stata tratta l’omonima serie del 2018) della misteriosa autrice Elena Ferrante, la cui identità permane tutt’oggi a noi ignota. Ciò che però possiamo senza dubbio affermare, è la profonda conoscenza e intimità che la scrittrice trattiene con Napoli, città all’interno della quale il romanzo sboccia, cullando fin dalla nascita le due protagoniste e accompagnandole passo dopo passo fino alla giovinezza.

In un periodo che attraversa gli anni ’50 e ’60 del secolo scorso, la Ferrante ci offre la descrizione di una Napoli povera, oppressiva, in cui regna la legge del più forte, ma che non impedirà mai ad Elena Greco ed a Raffaella Cerullo di coltivare i loro più segreti sogni e speranze, preparandole alla vita adulta meglio di quanto qualsiasi altra città avrebbe potuto fare.

La storia de “L’amica geniale”

l'amica geniale
A partire da sinistra: Lenù, interpretata da Elisa Del Genio; Lila, interpretata da Ludovica Nasti.

La genialità di Lena e Lila

Chi sia più geniale dell’altra è ancora tutto da capire: Lena e Lila (Elena e Raffaella) sono due comuni bambine nate in un quartiere povero e periferico della Napoli degli anni ’50, capaci, però, di farsi strada, ognuna a proprio modo, nella miseria e nelle sfide che la difficile realtà del tempo impone loro.

“L’amica geniale” è una storia al femminile, che ripercorre dall’infanzia all’adolescenza la vita di Lena e Lila, appartenenti, rispettivamente, alla famiglia di un usciere comunale e a quella di un calzolaio. Conosciutesi in prima elementare, le due diventano ben presto inseparabili, anche se la loro amicizia sembra continuamente rischiare di perdere la propria stabilità.

Due strade separate ma indivisibili

Presa la licenza elementare, Lila non può, suo malgrado, continuare gli studi: la famiglia, troppo povera per permetterglielo, la destina ad un futuro a lei infelice, quello lontano dai libri e dalle mura di scuola, ma ben più vicino a quelle di casa, per aiutare la madre, il padre e i fratelli a tirare avanti. Sarà poi costretta ad un matrimonio di convenienza e privo d’amore con il ricco salumiere Stefano, al fine di salvare i propri cari dalla precaria situazione economica.

Dall’altra parte, invece, la vita offre una diversa opportunità a Lenù: quella di frequentare non solo le medie, ma anche, addirittura, il ginnasio. Specialmente da questo momento il loro rapporto, che fin dalle origini presenta una natura complessa e contraddittoria, si complica e viene scandito da reciproche influenze, parole taciute, segreti e gelosie, in particolare quando sorgono i primi problemi sentimentali. La non dichiarata competizione fra loro spingerà entrambe a cercare di migliorarsi, col solo fine, probabilmente, di primeggiare sull’altra.

Le ambizioni di Lila custodite nell’anima di Lenù

Nonostante la intima rivalità fra le due, nascosta da un ben più potente affetto, Lila vorrà, alla fine del romanzo, fare un passo indietro e dichiarare quale sia realmente il suo profondo desiderio, mentre si accinge a prepararsi alla cerimonia nuziale in compagnia di Lena.

“Qualsiasi cosa succeda, tu continua a studiare”.
{…} “Non finire mai: te li do io i soldi, devi studiare sempre”.
{…} “Tu sei la mia amica geniale, devi diventare la più brava di tutti, maschi e femmine>>.

L’AMICA GENIALE, VOLUME PRIMO

Lila, giunta al momento delle nozze, prende consapevolezza che, non appena dirà quel “SI’” all’altare, i suoi desideri svaniranno per sempre. Non potrà realizzare quell’obiettivo che adesso ripone nella sua migliore amica Elena: quello di studiare sempre, senza interruzione, e arrivare a diventare la più brava di tutti. Se lei, Raffaella Cerullo, condannata a un matrimonio infelice, non potrà diventare la nota studiosa e ricercatrice dei suoi sogni, allora qualcun altro, un po’ più fortunato di lei, dovrà raggiungere le sue ambizioni. E chi, se non quella che per Lila è sempre stata l’Amica geniale?

Le due amiche, pronte ad affrontare vite completamente diverse, non lasceranno che le differenze socioculturali o la lontananza fisica le allontani: troveranno sempre il modo per ritrovarsi attraversando una realtà che si trasforma in fretta e che corre veloce, ma non certamente quanto loro.

L’amica geniale e il suo rapporto con Napoli

La miseria del rione

La realtà in cui l’amica geniale prende vita è “piena di violenza”, una Napoli descritta come un luogo “difficile”, “brutto”, dove regnano sentimenti e atteggiamenti negativi quali la rabbia e la prepotenza.

Attraverso gli occhi di Lila e Lenù, siamo a conoscenza delle caratteristiche del “rione”, il quartiere povero della periferia napoletana, dove le due sono nate, senza mai allontanarsene. Le strade sono circondate da palazzine bianche a quattro piani, da giardinetti e dalla parrocchia, punto di riunione della comunità. Per lo stradone principale, sempre trafficato, passano auto e camion, mentre in lontananza si avverte il fischio del treno, che “chissà dove va”, si chiede Lenù.

Lila e Lenù aldilà del rione

La prima volta che le bambine escono dall’arretrato e oppressivo, ma al tempo stesso sicuro e accogliente, rione, è nell’occasione in cui, poco prima dell’esame di licenza elementare, Lila spinge l’amica a marinare la scuola per oltrepassare i confini di quella che era da sempre stata casa.

Aldilà dello stradone d’ingresso del rione, c’è un tunnel, che le due protagoniste decidono di attraversare: il loro desiderio è quello di vedere per la prima volta il mare. L’ignoto attrae con gioia Lila e Lena, che percorrono strade non così diverse da quelle che avevano sotto gli occhi ogni giorno, caratterizzate da muri crollati invasi da erbacce, edifici bassi da cui provengono voci dialettali, donne affacciate ai balconi con in mano il pettine stretto per i pidocchi, bambini minacciosi che giocano a pallone e uomini perversi che le guardano attratti. A quella realtà degradata, però, le ragazzine sono abituate: nulla può abbatterle e farle desistere dalla voglia di vedere l’azzurro delle onde che bagna la sabbia.

Ma più le due avanzano, più si trovano davanti i segni di una realtà abbandonata, fatta di bidoni ammaccati, legna bruciacchiata, carcasse d’auto, mobili semidistrutti e ferraglia rugginosa. La Napoli povera sembra non riuscire ad abbandonarle.

Lila sceglierà, quindi, di tornare verso casa ancor prima di arrivare a destinazione, senza dichiarare apertamente la sua motivazione. Lena, delusa, si costringe a seguirla e verrà poi punita dalla madre, una volta scoperto che la figlia ha marinato la scuola. Lila aveva in realtà architettato tutto perché si augurava che, per punizione, i genitori di Lena non la mandassero alle medie, come non era stato permesso a lei.

Una Napoli che si muove

Il famoso rione de “L’amica geniale”, anche se povero, è zeppo di iniziative: ci sono infiniti negozi, quali una macelleria, una sartoria e un’officina. Ogni giorno la realtà sotto gli occhi di Elena e Lila sembra trasformarsi e prendere un nuovo colore: tutto intorno a loro “tremola”, “cambia i connotati”, dalla fontanella dei giardinetti alla buca di lato la strada. L’autrice, con estrema abilità, narra gli effetti dei cambiamenti che investono il rione e tutta Napoli nel periodo, fra gli altri, del boom economico.

Lenù alla scoperta della sua città

I confini del rione finalmente sbiadiscono per Lena quando, nell’estate prima dell’inizio del liceo, il padre decide di farle fare un giro per la città, per renderla consapevole dei mezzi che avrebbe dovuto prendere per recarsi alla nuova scuola. Questa seconda “gita fuori porta” ha molto più successo della prima, e la protagonista ha veramente la possibilità di conoscere una città che, secondo il padre, “è così da sempre: si taglia, si spacca e poi si rifà, e i soldi corrono e si crea fatica”.

In quell’occasione, durante la lunga passeggiata da Piazza Garibaldi fino a Piazza Municipio, passando per il centro storico, Elena si rende conto che Napoli è radiosa e benevola, e si domanda perché, invece, il suo rione, nascosto nelle viscere della città, sia pieno di tensioni e violenze.

Ovviamente, il momento più speciale fra tutti è quello in cui la giovane vede per la prima volta il mare e il Vesuvio, in compagnia del padre. La visione del golfo di Napoli la stordisce: quello spettacolo, così tremendo, pieno di luce e clamore sembra inafferrabile. La massa di colori, rumori, persone e cose la colpisce con forza e la rianima, lasciandole provare sensazioni che nessun’altra terra sarebbe mai stata capace di offrirle.

La Napoli delle due facce

L’avventura fuori i confini del rione si esaurisce nel giro di qualche ora ed Elena è costretta a tornare a casa: una casa circondata da volenza, strade sporche, giardinetti polverosi, palazzi appena costruiti che rovinano la campagna e dove regna costante una “maleodorante, disfatta calura”. Come riporta l’autrice in un passo del romanzo, “se non c’è amore, non solo inaridisce la vita delle persone, ma anche quella delle città”. E, a quanto pare, di amore nella Napoli degli anni ’50, quella in cui Lila e Lena crescono, ve n’è ben poco.

Una visione più critico-realistica su quella realtà napoletana, è, infine, offerta da Nino Sarratore, compagno di scuola di Elena, di cui lei è segretamente innamorata.

Troppi cattivi romanzi cavallereschi, Lenù, fanno un Don Chisciotte; ma noi, con tutto il rispetto per don Chisciotte, non abbiamo bisogno qui a Napoli, di batterci contro i mulini a vento, è solo coraggio sprecato: ci servono persone che sanno come funzionano i mulini e li fanno funzionare.

L’AMICA GENIALE, VOLUME PRIMO

Percorrendo, quindi, le strade di una Napoli priva sia d’amore che di soluzioni concrete a problemi ancor più concreti, Elena Greco e Raffaella Cerullo metteranno a dura prova la loro amicizia, influenzata da una città che lascerà per sempre un segno indelebile, un marchio, dentro di loro, come quello posseduto da ogni napoletano.

Bibliografia

E. Ferrante, L’amica geniale, edizioni e/o, Roma, 2017

www.edizionieo.it

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  1. Avatar salvatore favale
    salvatore favale

    Avrei gradito che parlaste del quartiere INA Casa individuato per calare la Storia. Io, giovane studente di Architettura, nel 1966 andavo in quel quartiere per le esercitazioni di guida della Scuola Guida ROVITO con sede di fronte alla Mensa Universitaria di Via Mezzocannone. Prendevo un autobuis alla Ferrovia e mi fermavo davanti al Cinema Rivoli

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