Come trasformare una bottega di quartiere in un’azienda all’avanguardia, nel rispetto del lavoro e dell’ambiente: da Nicola Cerullo a Daniele Guerriero, la storia di una famiglia che, in sole tre generazioni, ha reso Lavanderia Americana un simbolo dell’industria sostenibile e, dalla provincia di Avellino, raggiunge tutto il centro ed il sud della Penisola.
Un Guerriero alla riscossa: la Lavanderia Americana dell’Irpinia
Correva l’anno 1954. Nicola Cerullo, spirito libero dotato di intuito e iniziativa, di ritorno dall’America, porta con sé un’interessante iniziativa: si lascia incantare dalla rivoluzione americana: le lavatrici sono un ancora un sogno, per l’Italia che esce dalla guerra, ma nonno Nicola vede lontano e fonda la sua Lavanderia Americana, un piccola bottega di quartiere nel centro di Avellino. Non lo spaventa la fatica e non gli mancano intraprendenza e spirito di sacrificio ma, soprattutto,non gli manca la curiosità, cerca la novità guarda il futuro e intuisce che quel nuovo business può essere il futuro per sé e la sua famiglia. Nasce, così, la Lavanderia Americana.
Nicola Cerullo e il suo sogno americano
Oltre che nella propria città, insieme al cugino Giuseppe apre la medesima attività a Rimini, ma sua moglie, nonna Irma, non vuole saperne di vivere lontano da Avellino e così si torna a casa dove l’attività è molto apprezzata.
I negozi diventano prima 3, 7, poi 11…tutti punti di ritiro e consegna perché nonno Nicola, che ha sempre pensato in grande, apre – negli anni ’70 – uno stabilimento in zona Ferrovia, dove viene effettuata tutta la lavorazione a secco e con acqua e così la “bottega” si trasforma in un vero e proprio insediamento industriale.
Anni ’80, arriva il terremoto
Poi arrivano gli anni 80 e, con loro, anche il catastrofico terremoto che devasta l’Irpinia, ma nonno Nicola non si arrende: il suo spirito non si sfianca. Anzi, al contrario, è pronto a rilanciare e apre così uno stabilimento ancora più grande e più moderno a Manocalzati, suo paese natio, a due passi dal casello autostradale di Avellino est.
Dall’unione e dalla comunione di nonno Nicola e nonna Irma, nasce una figlia, Antonella che, nel 1986, sposa un giovane commerciante intraprendente: Antonio Guerriero.
Intanto il business cresce e cambia per adattarsi alle nuove esigenze. Oltre a lavare i tessili altrui e a noleggiare la biancheria ai ristoranti, ci si rivolge ad un mercato sempre più ampio: agli hotel e ai villaggi si affianca il settore della sanità, pubblica e privata.
E l’iniziativa funziona, anche perché è davvero difficile resistere alle abilità di venditore di papà Antonio, Guerriero di nome e di fatto.
Anni ’90, con il primo Guerriero, arriva anche il noleggio
Negli anni 90 i clienti sono sempre più numerosi e la Lavanderia Americana, con la gestione Cerullo Guerriero, riempie il nuovo stabilimento di 5000 metri quadri.
Mamma Antonella si occupa dell’amministrazione dell’azienda mentre Papà Antonio è il riferimento commerciale. Insieme, si lavora e si crescono gli amati figli: Daniele, il futuro dell’azienda e Maria Assunta, brillante avvocato.
Daniele Guerriero, Lavanderia Americana 2.0
Con i suoi 36 anni e una visione anticipatrice – corroborata da solidi studi e da un’enorme vivacità – Daniele Guerriero è, di fatto, il nuovo volto dell’azienda di famiglia, un’impresa improntata alla sostenibilità e all’equità, legatissima al proprio territorio ma che sa prendere dall’esterno ciò che di meglio questo offra, in termini di innovazione tecnologica e strategica.
Un gruppo di lavoro compatto e determinato che investe nelle risorse umane del posto, per le quali Lavanderia Americana è una vera e propria compagna di vita, dove le donne hanno un ruolo centrale sia nelle maestranze più operative, sia nei quadri intermedi sia nel management.
Da industria energivora e supersostenibilità
E siccome nella storia di questa azienda non mancano le grandi batoste, ecco che arriva, puntuale, anche la piaga della pandemia: ci si contrae, come fa tutto il comparto della ristorazione e dell’hotellerie. E si attende: ‘addà passà a nuttata.
E passa a nuttata, eccome se passa. Ma mamma Antonella, papà Antonio e Daniele Guerriero hanno imparato la lezione, ancora una volta: tutti gli investimenti vanno accuratamente rimodulati, in modo da rimanere elastici e poter sopravvivere tutti anche all’imponderabile, la famiglia diretta e quella indiretta, composta dalle 50 persone che, tra dipendenti e indotto, contano su Lavanderia Americana per il proprio futuro.
Sostenibilità è il nuovo mantra, ambientale ed economica: così si recupera l’80% dell’acqua utilizzata per i lavaggi e si smaltisce solo la rimanente, ma depurata; si lavora con l’ecolabel e si lava a bassa temperatura; i tessili per il noleggio sono di produzione nazionale o importati – il cliente può scegliere in base al prezzo e alla qualità – ma la filosofia è sempre quella del riciclo. La nuova linea di tovagliato riciclato, infatti, va alla grande e il 90% di questo viene a sua volta recuperato come imbottito interno: praticamente Lavanderia Americana sfonda anche la barriera del riciclo del riciclo.
Dopo la pandemia, flessibilità e innovazione sono le parole d’ordine
Un impianto solare – da dimensionare, perché deve sostenere i grandi volumi di lavoro ma anche una nuova possibile crisi come quella prodotta dalla pandemia – assicura energia e, per ora, grande sostenibilità anche dalla caldaia gpl.
Ma la medaglia che la nuova azienda, rinata dopo il Covid, si sta appuntando al petto è la tracciabilità dei tessili insieme alla bio-contaminazione monitorata secondo le normative UNI EN 14065: nessun rischio di contaminazione dove interviene Lavanderia Americana.
Con la rete commerciale ancora saldamente nelle mani di papà Antonio, la supervisione di mamma Antonella e la visione futuribile di Daniele Guerriero, oggi l’azienda risponde alle richieste di una clientela vastissima, da Roma alla Calabria, alla Puglia.
E, mentre ristoranti e alberghi tornano a sorridere, Lavanderia Americana dimostra che si diventa grandi solo insieme e che un vero Guerriero non vince mai da solo le proprie battaglie.
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