Print Friendly, PDF & Email

Giovan Battista Marino si impose come caposcuola della corrente letteraria del Barocco nel primo quarto del Seicento grazie alle proprie originali capacità poetiche, al temperamento aggressivo con cui difendeva i suoi ideali, alla passione per le arti figurative e all’uso estremo della metafora.

Marino è tutt’oggi ricordato per il suo “Adone”, il poema simbolo del Barocco italiano.

Giovan Battista Marino

Il Barocco in Italia

Il Barocco è una categoria letteraria (oltre che artistica) seicentesca, la quale presenta come tratti peculiari una tendenza alla varietà e alla sperimentazione di stili, forme metriche e contenuti, l’uso ardito della metafora e un confronto diretto con i modelli classici.

Infatti, gli autori del primo Barocco paragonarono loro stessi a quelli di età classica, ispirandosi ai capolavori dell’antichità al fine di superarli definitivamente. Ciò che i letterati del tempo cercarono di fare era proporre una letteratura nuova, basata ora su nuovi stili e contenuti, sperimentati in opere originali e con caratteristiche sempre diverse.

Probabilmente, il motivo più distintivo del Barocco è la ricerca metaforica estrema: la metafora viene percepita come un mezzo per scorgere caratteristiche della materia trattata altrimenti impercettibili. Gli autori dovevano mirare a mettere a paragone, tramite la figura retorica della metafora, elementi molto distanti fra di loro. In tal modo, la mente correva da un’immagine ad un’altra tanto lontana nel giro di pochi attimi, portando il lettore a ricavare diletto e piacere dal confronto messo in atto.

Gli autori di questo periodo, più fra tutti Giovan Battista Marino, proveranno a innovare la tradizione sul piano dei concetti, delle immagini poetiche e dello stile, offrendo un nuovo modo di vedere le cose, con collegamenti inauditi fra materie lontane e all’apparenza privi di relazione.

Napoli al tempo del Barocco

Giovan Battista Marino: il principe della stagione barocca

Giovan Battista Marino nacque a Napoli nel 1569 da padre avvocato che intendeva allontanarlo dalla sua passione per la letteratura, al fine di spingerlo verso gli studi giuridici. L’interesse per la poesia si manifestò fin dalla gioventù, la cui produzione si interruppe a causa della condanna al carcere (per reati sessuali e produzione documenti falsi).

Quando, nel 1600, riuscì ad uscire dalla prigionia, decise, pur di inseguire il suo sogno di poetare, di trasferirsi a Roma, dove pubblicò le “Rime”. Successivamente si spostò anche a Ravenna ed entrò lì in contatto con le corti D’Este e di Gonzaga, scrivendo per queste nobili famiglie encomi ed epitalami.

Grazie alla protezione di Carlo Emanuele di Savoia, Marino riuscì a scampare all’arresto da parte della Chiesa che lo accusava di comporre poesie “oscene ed empie”, e si rifugiò a Torino. A causa, però, del suo temperamento ribelle e polemico, finì ugualmente in prigione (per i suoi versi di scherno nei confronti di Carlo Emanuele stesso).

Dopo la seconda scarcerazione, Marino compose, tra i vari testi poetici, la “Lira” (1614), raccolta di liriche in cui per la prima volta sperimentò l’uso ardito della metafora. A seguito, poi, dei continui scontri con la Chiesa e delle richieste di arresto dal Sant’Uffizio, Marino ben decise di scappare in Francia, alla corte di Maria de’ Medici. Lì vi trascorse otto anni della sua vita, in cui pubblicò opere celebri come la “Galeria” e l’ “Adone”.

L’Adone, il poema del secolo

Già a partire dagli anni napoletani Marino lavorava al suo Adone, che lo impegnò per ben trent’anni, anche se iniziò a circolare solamente a partire dal 1623. L’autore attinse alle “Metamorfosi” di Ovidio e al “De Rerum Natura” di Lucrezio (per l’invocazione d’esordio a Venere) per dare vita a un poema di venti canti, il più lungo della letteratura italiana.

Mentre i poemi epici del secolo precedente, come la “Gerusalemme Liberata” di Tasso, attingevano a fatti storici, l’Adone si ispira al mito dell’amore fra Venere e Adone, un giovane di stirpe regale. I due vivono svariate avventure, come l’attraversamento nel giardino dei sensi, l’unione sessuale, le nozze, la visita dei cieli della Luna, di Mercurio e di Venere, fino alla separazione dovuta all’intervento di Marte, geloso del loro amore.

Adone, dopo una serie di sciagure, riesce a ricongiungersi con Venere e a essere eletto re di Cipro. Viene, però, ucciso da un cinghiale e seguono poi le celebrazioni e i giochi in suo onore, dopo essere stato trasformato in anemone.

Il distacco di Giovan Battista Marino dai modelli epici del tempo, i quali si ispiravano a quelli del mondo classico, si può notare anche dalla scelta del protagonista: Adone è un antieroe. Non conserva i tratti battaglieri e coraggiosi di Achille, Ettore, Ulisse o Goffredo di Buglione. E’, invece, un personaggio pacifico, affronta le situazioni in maniera passiva ed è specialmente alla ricerca dei piaceri della passione amorosa. Adone è bellissimo, ma di una bellezza a tratti femminea.

L’Adone è un “poema di pace”, come se Marino avesse inteso che la società aveva bisogno di un’opera di evasione, stanca com’era della guerra. Vi è, piuttosto, l’esaltazione dell’edonismo e del piacere sensuale. Inoltre, è assente la compattezza e coerenza narrativa che caratterizzava i poemi classici, a causa delle innumerevoli digressioni.

Il ritorno di Giovan Battista Marino a Napoli

Nel 1623, appena dopo la messa a stampa dell’Adone, Marino tornò a Roma. A causa dell’accusa da parte della Chiesa riguardo i contenuti lascivi delle sue opere maggiori, l’autore non vide pubblicato il suo poema in Italia. Anzi, fu costretto alla reclusione e a presentarsi in abito da penitente presso una cerimonia pubblica di abiura.

Non potendo sopportare tutto ciò, fece finalmente ritorno a Napoli, dove scrisse un poema sacro, “Strage degl’Innocenti”, mai pubblicato.

Leggenda racconta che, in punto di morte (1625, Napoli), incendiò le opere edite ritenute lascive, per guadagnarsi una morte pia, rifiutando e pentendosi delle sregolatezze della sua vita. Nonostante ciò, l’Adone venne inserito nell’Indice dei libri proibiti.

Il grande autore Giovan Battista Marino tornerà ad essere letto e studiato soltanto a partire dal Novecento.

Bibliografia

G. Alfano, P. Italia, E. Russo, F. Tomasi, Letteratura Italiana, Dalle origini a metà Cinquecento, Mondadori, Milano, 2018.

Diventa un sostenitore!

Storie di Napoli è il più grande ed autorevole sito web di promozione della regione Campania. È gestito in totale autonomia da giovani professionisti del territorio: contribuisci anche tu alla crescita del progetto. Per te, con un piccolo contributo, ci saranno numerosissimi vantaggi: tessera di Storie Campane, libri e magazine gratis e inviti ad eventi esclusivi!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *