Nel corso dell’ultimo decennio del XVII secolo, la nobile famiglia napoletana dei Carafa commissionò gli affreschi della Sagrestia della Basilica di San Paolo Maggiore a Francesco Solimena, che vi realizzò “La caduta di Simon Mago” e “La Caduta di San Paolo“.
Francesco Solimena
Noto alle cronache come “l’Abate Ciccio”, Francesco Solimena è uno dei più alti rappresentanti della pittura della scuola napoletana post–caravaggesca che, dopo Luca Giordano, ha fatto sua la lezione imposta dal Caravaggio durante il suo periodo napoletano, sebbene ne abbia notevolmente schiarito la tavolozza, rendendola brillante, come comandava il barocco trionfante a lui contemporaneo.
Le sue commissioni, spesso, erano legate a personaggi raccontati nei Testi Sacri, come lo stesso Simon Mago che affrescò in San Paolo Maggiore.
Ma chi era Simon Mago?
Si tratta di un personaggio raccontato nella Bibbia, al capitolo 8 degli “Atti degli Apostoli”. Era un samaritano, il suo nome era Simone, ma detto “Simon Mago” poiché dedito alla magia e alle arti occulte.
La storia racconta che decise di farsi battezzare dopo aver ascoltato le prediche del diacono Filippo, contemporaneo di Pietro e Paolo e uno dei sette diaconi scelti dagli Apostoli dopo la discesa dello Spirito Santo (la cosiddetta “Pentecoste”) nel cenacolo e avrebbe chiesto all’Apostolo Pietro di vendergli il potere dell’imposizione dello Spirito Santo con le mani, scatenandone l’ira.
Incerte le cause della morte: pare si sia fatto seppellire vivo per resuscitare dopo tre giorni, dopo una caduta mentre tentava di lievitare al Foro.
La Caduta di Simon Mago: l’affresco
Solimena realizza l’affresco dedicato a Simon Mago nel corso dell’ultimo decennio del XVII sec.
L’opera si trova all’interno della Sagrestia, denominata proprio “del Solimena” per la presenza di un secondo affresco “La caduta di San Paolo”, di sua stessa mano.
Solimena realizza l’affresco dedicato a Simon Mago nel corso dell’ultimo decennio del XVII sec.
L’affresco è caratterizzato da colori sgargianti e splendenti, con figure dai contorni lineari e precisi, ben distinguibili le une dalle altre.
Le grandi dimensioni che lo caratterizzano costringono lo spettatore ad indietreggiare ed alzare lo sguardo che viene rapito dal turbinio di nuvole che si trovano nella parte alta dell’affresco, sotto le quali si sta consumando la caduta mortale di Simone, sotto lo sguardo attonito dei presenti.
Risaltano ai lati le architetture romane del Foro, nel quale tutta la scena si era consumata.
Questa, insieme alla “Caduta di San Paolo” presente nella stessa Sagrestia, è l’opera considerata della consacrazione pittorica dell’Abate Ciccio.
San Paolo Maggiore
La Sagrestia della Basilica napoletana di San Paolo Maggiore, conserva e – nel contempo – tiene in mostra, come in un museo, opere di altissima qualità.
“La Caduta di Simon Mago” del Solimena è solo una delle tante che conserva nel suo interno, come fa un vero e proprio scrigno di opere d’arte e di storia; le mostra al pubblico con immane grandezza, in un silenzio talmente forte da creare un rumore assordante.
Sitografia
https://catalogo.beniculturali.it/detail/HistoricOrArtisticProperty/1500189615
https://www.treccani.it/enciclopedia/simone-mago/
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