L'incensiere gigante di Cava de' Tirreni
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L’incensiere più grande del mondo si trova in Campania, e precisamente a Cava de’ Tirreni, celebre città della provincia salernitana. Sebbene il più celebre al mondo sia quello di Santiago di Compostela in Spagna, in quanto a dimensioni quello metelliano non ha nulla da invidiare. Anzi…

Il convento di San Francesco e Sant’Antonio

La storia dell’incensiere è relativamente giovane, ma quella del complesso dove è ospitata è ben più antica. Siamo nella chiesa (con annesso convento) di San Francesco e Sant’Antonio, in origine dedicata a “Santa Maria di Gesù”. Costruita a cavallo tra il Quattrocento e il Cinquecento, assunse da subito una grande importanza nel territorio, al punto da essere indicata come la “Chiesa della Città“.

L’esterno della chiesa di San Francesco e San’Antonio a Cava de’ Tirreni dove è custodito l’incensiere.

La sua storia è piuttosto sfortunata, in quanto nel corso dei secoli è stata distrutta da terremoti, incendi e bombe. L’ultimo evento risale al terremoto del 1980. In virtù di ciò ci rimane ben poco dell’aspetto della chiesa originaria, in stile rinascimentale. L’attuale aspetto, che comunque si presenta prezioso e monumentale, fu inaugurato il 15 marzo del 2009. E da questo momento la sua storia si intreccia con quella dell’incensiere.

L’interno della chiesa di San Francesco e Sant’Antonio a Cava de’ Tirreni. Al centro del soffitto si trova il sistema di carrucole che muove l’incensiere.

L’incenso nella religione cristiana

In ambito liturgico l’incenso assume un importante significato: il fumo generato dalla sua combustione rappresenta simbolicamente le preghiere dei fedeli che si innalzano in cielo. D’altronde, insieme all’oro e alla mira, è uno dei tre doni con cui i Re Magi omaggiano il neonato Bambino Gesù, come è sempre rappresentato anche nei presepi tradizionali. Non è un caso, dunque, che il termine stesso “incenso” derivi dal latino “incendere”, ovvero “bruciare”.

Per tali motivazioni, l’incenso è da secoli presente nelle principali celebrazioni dell’anno liturgico, con quel suo caratteristico odore che rimanda alla sacralità. I fumi vengono propagati nell’aria con l’ausilio del turibolo (nel gergo comune “incensiere“), sospinto avanti e dietro dal “turiferaio“. Il braciere all’interno dello strumento viene riempito dall’incenso che è precedentemente raccolto in un contenitore chiamato “navicella“.

L'incensiere gigante di Cava de' Tirreni
Il momento in cui gli officianti agganciano l’incensiere attraverso l’ausilio di nodi.

Il rito dell’incensiere

L’enorme incensiere di Cava de’ Tirreni (pesante circa 70 kg) è ancorato al soffitto della chiesa di San Francesco e Sant’Antonio attraverso un sistema di carrucole dal quale pendono numerose funi robuste.

Quando è il momento di utilizzarlo viene portato al centro della navata dove alcuni officianti ne agganciano la sommità con nodi complessi e resistenti, capaci di reggere il peso considerevole aumentato dalla forza cinetica sprigionata.

Dall’altro lato della carrucola pendono tante funi più piccole. In questo preciso punto diversi officianti si riuniscono in cerchio, ognuno reggendo con entrambe le mani una fune, dando inizio a una sorta di danza coordinata. Tirano in sincro la propria fune, utilizzando una forza considerevole, al fine di dare inizio all’oscillazione dell’incensiere lungo tutta la navata. Prima di iniziare, però, si raccolgono qualche istante in una preghiera di gruppo.

Il turibolo gigante raggiunge così altezze e velocità impressionanti, tra gli occhi stupiti dei fedeli che accompagnato il rito con preghiere ed applausi.

L'incensiere gigante di Cava de' Tirreni
L’incensiere viene sospinto dal lavoro fisico degli officianti. Raggiunge una velocità e un’altezza considerevoli sotto gli occhi sbalorditi dei fedeli.

ll rito dell’incensiere di Cava de’ Tirreni non è eseguito tutti i giorni, ma solo in particolari momenti dell’anno liturgico. Ad esempio ogni 13 del mese, dopo la messa vespertina, in omaggio a Sant’Antonio (la cui festività è celebrata il 13 giugno). 

Un rito singolare e da “Guinnes dei Primati” celebrato in un complesso dalla storia centenaria. 

Sitografia

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