A ridosso del centro storico partenopeo, poco distante da Porta San Gennaro, si erge la maestosa Chiesa del Gesù delle Monache.
L’edificio si rivela nella sacralità dei luoghi nascosti. Lungo l’omonimo vicoletto, custodisce tra le sue mura secoli di storia e di fede. Un barocco discreto, quello che si rivela nella monumentale facciata in piperno grigio adornata di sculture in marmo, che sembrano affacciarsi da balconi in pietra e finestre senza tempo.
Varcata la soglia di ingresso, preceduta da una rampa di scale, ci si immerge nello stile barocco che riluce nelle dorature degli stucchi e delle decorazioni. Una navata unica impreziosita da quattro cappelle laterali e un breve transetto.
In un morbido gioco di luci e ombre, il soffitto a cassettoni lignei del XVII secolo disvela i suoi intagli dorati e i motivi floreali, mentre il pavimento in riggiole del XIX secolo, opera della ditta Giustiniani, aggiunge un tocco di eleganza e raffinatezza.
Chiesa del Gesù delle Monache, scrigno di tesori
La Chiesa del Gesù delle Monache rappresenta un vero e proprio scrigno di tesori d’arte. Tra le opere di maggior pregio, la Presentazione al Tempio di Luca Giordano, la Flagellazione di Giovanni Battista Caracciolo e San Francesco in estasi di Francesco Solimena.
Furono le sovrane Giovanna II e Giovanna III, devote benefattrici, le prime ad elargire numerose offerte al Convento di Santa Maria del Gesù, prescelto come luogo di sepoltura per i membri della dinastia aragonese. Fu proprio Giovanna II, rimasta vedova del marito Ferdinando I di Napoli, a volere la costruzione di una chiesa all’adiacente convento agli inizi del XVI secolo.
Il mancato pantheon della dinastia aragonese
Questo ambizioso progetto prevedeva la realizzazione di un Pantheon dinastico, una sorta di tempio che celebrasse la grandezza della famiglia reggente. Ma la caduta della corona aragonese ne impedì la realizzazione.
Un dualismo architettonico
La chiesa fu ultimata nel 1582, grazie alla generosa offerta di Lucrezia Dentice della famiglia Montalto.
È nel corso del XVII secolo che l’edificio di culto subì un radicale processo di trasformazione, che lo avvicinò maggiormente al nascente gusto del tempo, allontanandolo così dall’originario impianto rinascimentale.
Un dualismo architettonico che permane però nel contrasto della facciata, squisitamente cinquecentesca e degli interni, raffinata espressione del barocco napoletano.
Molti gli artisti chiamati per contribuire, con le loro opere, alla decorazione di questi ambienti, tra cui Guglielmelli e Vaccaro.
L’aspetto attuale della Chiesa del Gesù delle Monache
Padre Enrico Pini avviò nel corso del XVIII secolo ulteriori interventi di ristrutturazione, che cambiarono la zona del presbiterio, mentre nel 1862 la chiesa ottenne il titolo di parrocchia a seguito della demolizione della vicina Chiesa di San Giovanni in Porta.
Bellissima l’opera di Luca Giordano del 1683 sulla cappella a sinistra, che ritrae Sant’Antonio che guarisce un ferito.
Sull’altare maggiore troneggia una bellissima tavola incastonata nell’abside, opera di Giovanni Bernardo Lama, datata alla fine del XVI secolo e raffigurante la Circoncisione. La tavola è incorniciata eleganti decorazioni lignee intagliate e dorate e cartapesta, fatte da Arcangelo Guglielmelli.
Uno straordinario patrimonio che fa di questa chiesa, poco nota al grande flusso turistico, una tappa obbligata per gli amanti dell’arte e della bellezza.
Bibliografia
Le Chiese di Napoli, Vincenzo Regina
Guida d’Italia – Napoli e dintorni
Lascia un commento