‘A cartulina ‘e Napule, tra le melodie immortali che compongono il canzoniere napoletano, occupa senza dubbio un posto d’onore. Scritto nel 1927 e musicata da Giuseppe De Luca, questo brano narra e racchiude la struggente nostalgia di un emigrante napoletano lontano dalla sua terra madre.
Mm’è arrivata, stammatina,
‘na cartulina:
E’ ‘na veduta ‘e Napule
che mm’ha mannato mámmema…
È così che esordisce la lirica scritta da Pasquale Buongiovanni, emigrante a New York. Ispirato da una cartolina illustrata raffigurante la sua Napoli, ricevuta dalla madre, Buongiovanni cesella versi carichi di sentimento e ricordi. Ma la musica senza tempo si deve all’incontro con il conterraneo Giuseppe De Luca, talentuoso musicista, che compose la vibrante melodia che oggi tutti conoscono.
‘A cartulina ‘e Napule, la prima esecuzione a New York
La prima esecuzione pubblica di “‘A cartulina ‘e Napule” non poteva che avvenire al Werba’s Theatre, a Brooklyn, New York, dove si era trasferita a poco a poco la popolazione di origine italiana che emigrava in America, e dove, ancora oggi, esiste un vero e proprio sobborgo italoamericano.
Buongiovanni descrive la cartolina che raffigura Napoli e che è Napoli stessa. Il cielo, i palazzi aristocratici che si adagiano sulla collina di Posillipo, la costa sorrentina in lontananza.
La prima esecuzione del brano fu eseguita da Mario Gioia, nome d’arte di Fabrizio Coppete. La sua voce possente e l’innata musicalità lo avrebbero presto condotto alla ribalta, consacrandolo come uno dei più celebri tenori napoletani del suo tempo. Dopo aver mosso i primi passi nei teatri campani, Gioia calcò i palcoscenici americani proprio a partire dal 1926. Fu proprio oltreoceano che il cantante aveva trovato terreno fertile e aveva raggiunto la fama internazionale. Le sue doti canore e la sua presenza scenica avevano conquistato immediatamente il pubblico americano, che lo acclamò come autentico interprete della melodia napoletana.
‘A cartulina ‘e Napule: un successo internazionale in lingua napoletana
Grazie a voci come Gioia, “‘A cartulina ‘e Napule” si diffuse rapidamente, varcando l’oceano e giunse prima in Argentina e poi fino all’Italia. La canzone divenne un vero e proprio manifesto dell’emigrazione, capace di toccare il cuore di tutti coloro che si trovavano lontani dalla propria terra d’origine.
Non è difficile immaginare quali siano state ai tempi le ragioni di questo successo. Basti pensare che si stima che gli italiani emigranti tra il 1920 e il 1960 sarebbero stati circa 20 milioni. Tra le mete più ambite c’erano proprio gli Stati Uniti, l’Argentina, il Brasile e il Canada.
Lo spirito nostalgico del tempo
“‘A cartulina ‘e Napule” finì dunque per incarnare quello spirito nostalgico che caratterizzava spesso l’animo di chi partiva alla volta di nuove opportunità lavorative.
A consacrare definitivamente questo brano fu Gilda Mignonette, cantante e, al pari di Amelia Faraone, sciantosa e volto amato del teatro di varietà italiano. Una professionista esigente, severa, a tratti irascibile e attenta ai dettagli. È questa l’immagine di lei che ci hanno restituito le cronache del tempo. La Mignonette curava personalmente i suoi costumi, i quali, come oggi per le più acclamante cantanti internazionali, erano parte inscindibile delle sue interpretazioni ed espressione della sua arte.
I suoi cavalli di battaglia erano proprio quelli che incarnavano lo spirito nostalgico del tempo: E l’emigrante chiagne, ‘O paese d’o sole, Mandulinata ‘e l’emigrante, Santa Lucia luntana solo per citarne alcuni.
Quando la Mignonette ritornò a Napoli debuttò addirittura alla radio.
Gilda seppe dare a “‘A cartulina ‘e Napule” un’intensità tale, che il brano entrò a far parte dell’immaginario di tutti quale simbolo di nostalgia e brano senza tempo. Tra gli autori contemporanei che hanno reso celebre questo pezzo Giulietta Sacco e Maria Nazionale, ma anche Giacomo Rondinella e Mirna Doris, passando per Angela Luce, Lina Sastri, Irene Fargo.
Ancora oggi, a distanza di quasi un secolo dalla sua scrittura, “‘A cartulina ‘e Napule” conserva la sua forza evocativa. Le sue note delicate e struggenti continuano a emozionare a far rivivere, in chi le ascolta, il fascino e la bellezza immortale di Napoli e di una cartolina recapitata al cuore di tutti i napoletani.
Bibliografia
La canzone napoletana, Maria Sole Limodio
Storia della canzone italiana, Roberto Caselli
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