Pietro Giannone, nato a Ischitella (Foggia) nel 1676, fu uno dei più significativi pensatori dell‘Illuminismo italiano. Come gran parte dei giovani studiosi meridionali del tempo, si trasferì ben presto nella capitale del Regno. A Napoli, approfondì le proprie conoscenze letterarie, filosofiche, giuridiche, storiche e religiose.
Dedicò alla storia della nostra città un’illustre opera di taglio storico e giuridico, “Dell’istoria civile del Regno di Napoli libri XL”, con la quale volle rendere onore e giustizia a un popolo troppo spesso sfruttato e sottomesso.
Pietro Giannone e l’Illuminismo
Sebbene le idee illuministe circolassero maggiormente nel Nord Italia grazie alla stretta vicinanza con gli altri Paesi europei, anche il Regno di Napoli assunse un ruolo fondamentale nella stagione in questione.
A Milano come a Napoli, nel corso del XVII secolo, numerosi intellettuali collaboravano con la propria corte. Questi studiosi ne permettevano, così, lo sviluppo di conoscenze in ambito scientifico, politico, economico, giuridico e letterario.
Le riflessioni che ne venivano fuori erano ovviamente condizionate da alcune variabili. Ad esempio, come vedremo, il contesto geopolitico e socio-economico del Regno di Napoli fu determinante nel lavoro di Pietro Giannone.
L’approccio alla conoscenza pura e disinteressata, il desiderio di scoprire le verità sul mondo grazie all’utilizzo del proprio intelletto e la volontà di andare oltre il dogma accomunò, però, ogni intellettuale illuminista d’Italia e d’Europa.
Dell’istoria civile del Regno di Napoli libri XL
Mentre frequentava lo stimolante ambiente napoletano dell’Accademia de’ Saggi (luogo d’incontro per giuristi), Giannone progettò la sua più celebre opera “Dell’istoria civile del Regno di Napoli libri XL”, pubblicata nel 1723.
Conterà (racconterà) nel corso poco men di quindici secoli i vari stati ed i cambiamenti del suo governo civile sotto tanti principi che lo dominarono; e per quanti gradi giungesse in fine a questo stato in cui oggi ‘l veggiamo.
ISTORIA CIVILE – PIETRO GIANNONE
Dunque, Giannone non si soffermò sulle guerre, su vittorie o sconfitte, bensì sulle mutazioni di governo avvenute nel corso dei secoli e sulle prese di potere nella nostra terra.
L’autore, nel ripercorrere la storia del Regno di Napoli e del Meridione, cominciò dal passato barbarico, ovvero dal momento della dissoluzione dell’Impero Romano. Ne conseguì dapprima l’egemonia germanica e, poi, quella della Chiesa.
In questa indagine interpretativa delle vicende del Regno di Napoli, il predominio del potere temporale della Chiesa venne considerato come la causa e l’origine della disastrosa situazione giurisdizionale del XVIII secolo.
Giannone avviò un’aspra critica nei confronti della Chiesa. Infatti, ne mise in discussione il potere e l’origine divina, ne criticò l’ingerenza, i soprusi e i privilegi. Tentò, col supporto di argomentazioni giuridiche e filosofiche, di lottare per l’indipendenza del Regno di Napoli, vassallo dello Stato della Chiesa.
Appena pubblicata l’opera, per Giannone fu inevitabile la condanna da parte della Chiesa. Si ricorda che questi è l’ultimo autore della letteratura italiana ad essere perseguitato dall’autorità ecclesiastica per ciò che scrisse.
Ricevuta la scomunica (inviata anche al suo stampatore) Giannone scappò a Vienna. Visse lì per i successivi undici anni, sotto la protezione imperiale e a contatto con intellettuali inglesi e tedeschi. Inoltre, pubblicò scritto apologetici in risposta alle critiche ricevute per la sua Istoria civile.
Nel 1734 Giannone provò a rientrare in Italia e girovagò fino al 1736, anno del suo arresto da parte dell’autorità ecclesiastica.
Pietro Giannone e la “Vita”
Gli ultimi dodici anni di vita di Giannone furono vissuti dentro ad un carcere, ma ciò non impedì all’intellettuale di continuare a dedicarsi alla scrittura. Infatti compose un’interessante autobiografia, “Vita”, nella quale raccontò di sé, dalla gioventù all’arresto.
Il testo è una vera e propria biografia di formazione intellettuale, distinta da quella di autori della sua epoca come, ad esempio, Alfieri e Vico. Infatti, il primo ne propose una versione romanzata e dotata di stile tragico, l’altro un’analisi della condizione di solitudine tipica dell’intellettuale.
Giannone continuò a scrivere testi in forma diaristica fino alla morte (1748), lasciando a noi fonti autoriali che lo ricordano come il fondatore dello studio della storia medievale e istituzionale.
La sua Istoria civile fu fin da subito apprezzata in tutta Europa, a tal punto che venne tradotta in inglese prima (1729), e poi in francese (1742) e tedesco (1758).
Bibliografia
G. Alfano, P. Italia, E. Russo, F. Tomasi, Letteratura Italiana, Dalle origini a metà Cinquecento, Mondadori, Milano, 2018.
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