Si è conclusa anche quest’anno nella domenica di Pentecoste (in data 19 maggio 2024) la tradizionale festa ultrasecolare in onore della Vergine Maria Incoronata dei Bagni: la cosiddetta “Festa ‘e Vagne. Essa si tiene nella contrada di Scafati, risultando essere una manifestazione popolare tra le più sentite dell’intera regione.
Una festa che ripercorre non solo l’antico pellegrinaggio verso la fonte miracolosa e il Santuario barocco di cui vi abbiamo parlato in altre occasioni (vedi link), ma anche tanto folklore e cultura popolare in un perfetto connubio tra sacro e profano.
Non a caso la festa già da diversi anni è entrata a far parte del Patrimonio Immateriale della Regione Campania per la sua fede, i saperi e le celebrazioni tipiche che rappresentano la cultura e la storia millenaria della Campania.
In questo campionario di civiltà, storia e passioni, la devozione alla Madonna dei Bagni ha saputo esprimere la propria storia secolare anche quest’anno. In questa nuova edizione la festa ‘e Vagne ha arricchito la rassegna culturale del Programma Poc 2014-2020 della Regione denominato “La strada regia delle Calabrie sulle tracce del Grand Tour: i fasti dei Borbone tra dimore nobili e gastronomia popolare”. Un programma che mira a valorizzare le risorse turistiche, culturali e gastronomiche della Campania, coinvolgendo la rete dei comuni salernitani di Nocera Superiore (capofila), Cava de’ Tirreni, Scafati, Angri e Striano, insieme a Capodrise (in provincia di Caserta) con il patrocinio di Archeoclub d’Italia.
La processione alla fonte miracolosa
La celebrazione avveniva, come tutt’oggi, in due date del mese di maggio: il mercoledì, giorno in cui si celebra la processione del Santuario alla fonte con la benedizione del “Fosso” e la domenica dell’Ascensione che segue; si voleva che il primo giorno fosse dedicato ai “paesani” e l’altro ai “forestieri.
Molti di questi fedeli, provenienti da Torre Annunziata, Boscoreale e Castellammare di Stabia, giungevano sui carri tipici del tempo (come lo “sciaraballo”) e presso il fosso si intrecciavano danze al suono delle “tammorre” e delle nacchere.
Recarsi alla Fonte è un viaggio di purificazione per guarire, non solo dai mali del corpo, ma anche da quelli dell’anima.
Quest’anno la famosa leggenda popolare della scoperta dell’acqua miracolosa (la scrofa risanata dopo essersi immersa nel fosso) ha preso vita con una suggestiva rappresentazione in abiti medievali.
La conferma della fama della fonte miracolosa la si rinviene persino tra le pagine dello scrittore inglese Henry Swinburne che durante un suo viaggio tra i 1777 e il 1780 riportato in Travels in the two Sicilies scrive:
“Attraversai il Sarno al ponte de La Scafata, proprio vicino al luogo dove Teia, re dei Goti, fu sconfitto e ucciso, nel 553, da Narsete. Il Sarno è un bel limpido corso, che abbonda di anguille e gamberi, ma troppo profondo per essere passato a guado. Esso nasce dal versante orientale della montagna in due rami, che uniscono e inglobano la città di Sarno, prima di iniziare il loro sinuoso corso attraverso la pianura. La Scafati è oggi conosciutissima per la sua chiesa, dedicata a una Madonna che compie i suoi miracoli nell’acqua. Nel giorno della sua solennità viene scavato nei campi adiacenti uno stagno che si riempie quasi istantaneamente di acqua, e migliaia di devoti fanno il bagno per curare varie malattie; nel passato uomini e donne si immergevano in modo promiscuo, ma disposizioni di anni successivi li hanno obbligati a fare il bagno in stagni separati; il segreto di questa straordinaria affluenza di acqua è nel fatto che il terreno si trova così al livello del letto del fiume Sarno o tale è la quantità di vapore acqueo che filtra dalle adiacenti colline, che dovunque si scavi, l’acqua seguirà immediatamente la vanga.
A Festa ‘e Vagne: riti popolari e l’arte della tammorra
Anticamente i pellegrini arrivavano alla “festa ‘e Vagne” con carri e carretti che normalmente usavano per il trasporto. Per l’occasione li adornavano con fiori, fiocchi colorati, frasche di limoni, tintinnanti campanelli e tanto altro. Durante il viaggio cantando inni religiosi, accompagnati dal suono di “naccare” e “tamburri”, diffondevano lungo la via gioia e tanta felicità.
E proprio nel giorno dell’Ascensione di domenica 12 maggio è stato il momento conclusivo pieno di entusiasmo e goliardia.
Hanno infatti sfilato oltre 100 cavalli con carrozze, carrettini e carrettoni provenienti da tutta la Campania.
Emoziona vedere arrivare ancora oggi i pellegrini su carri trainati dai cavalli, “‘o Carrettone addà Maronn ‘e Vagne“, accompagnati dalla scorta dei bambini che fanno scivolare sulla strada “‘o chirchio“.
Il carro, animato dai Giovani della Tammorra, anche quest’anno è stato abbellito con fiori di campo e al suono della tammorra si canta e si balla.
I danzatori sono accompagnati dallo sbattere delle castagnette o nacchere. Su questi ritmi si inseriscono le voci dei cantori che cantano della vita, dell’amore, del lavoro e di una «Fanciulla che nasce da una stella caduta dal cielo, Fanciulla che farà nascere una fonte di Acqua Santa». Si tratta di versi tratti dalla Tammurriata alla Madonna dei Bagni che raccontano il significato della festa.
E’ proprio l’arte della tammorra che unisce questa ricorrenza ad altri santuari mariani particolarmente importanti. Sono le così dette “7 Sorelle” che comprendono oltre il Santuario di Bagni anche: la Madonna dell’Arco di Sant’Anastasia e la Madonna Pacchiana di Castello di Somma Vesuviana in provincia di Napoli, la Madonna delle Galline di Pagani, la Madonna dell’Avvocata di Maiori, la Madonna di Materdomini di Nocera Superiore in provincia di Salerno, la Madonna di Montevergine a Mercogliano, in provincia di Avellino.
Mostra fotografica del Ministero della Cultura
Altra novità dell’ edizione 2024 della Festa ‘e Vagne è stata la mostra fotografica esposta dall’Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale del Ministero della Cultura sulla “Storia e Tradizioni della festa alla Madonna dei Bagni”, che ha saputo raccontare la festa negli anni attraverso foto e documenti d’epoca. Tra i documenti interessanti che siamo riusciti a riscoprire, grazie alla sapienza e passione di Francesco Fabiano, direttore artistico della Festa ‘e Vagne, vi è l’articolo illustrato del periodico francese “Le Monde” del maggio 1866 che evidenza il valore immateriale di questa ricorrenza unica nel suo genere . Di seguito la traduzione:
Scafati è un borgo di 10.000 abitanti posto nella provincia di Principato citeriore (Italia meridionale). Ivi il 23 maggio d’ogni anni accade un miracolo.
Dietro la chiesa si trova un pozzo, in cui non si scorge nessun condotto. Ad un’ora che muta ogni anno, quel pozzo si empie d’un acqua a cui s’attribuisce il potere di guarire i reumatismi e le malattie cutanee.
Gl’infermi attingono quell’acqua, e la bevono o si bagnano nel pozzo.
Il concorso de’ devoti è straordinario. Bello è lo spettacolo che presenta quel giorno la piazza di Scafati. All’ombra de’ fichi e degli aranci, drappelli di pellegrini si riposano o merendano; molti fanciulli vendono l’acqua della Madonna; i frati fanno questue; gli zingari, gli accattoni implorano una limosina. La chiesa è riboccante di gente, e quattro preti bastano appena a distribuir alla folla le immagini della Madonna.
Insomma una festa popolare unica, che per la sua autenticità riesce a superare la secolarizzazione galoppante esaltando le radici contadine e la cultura tradizionale che dall’agro-nocerino-sarnese si estende persino oltre i confini nazionali.
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