In questo articolo scopriremo le creature fantastiche del folklore in Irpinia. Molte entità sovrannaturali, infatti, hanno popolato l’immaginario collettivo, spesso allo scopo di spiegare fenomeni naturali, psicologici o semplicemente eventi che l’uomo non riusciva a spiegarsi razionalmente. Con la modernità, queste creature hanno gradualmente iniziato a farsi da parte, portandosi dietro gran parte della tradizione tramandata oralmente.

Le creature fantastiche del folklore in Irpinia

A tal proposito i nonni, durante la cena di Natale ogni anno, raccontavano sempre lo stesso aneddoto in cui era presente una di queste entità che nella mente di un bambino suscitava terrore e fascino allo stesso tempo. Una notte, si era incautamente incamminato per vie oscure; l’illuminazione, all’epoca (negli anni ’40), non era affatto scontata in alcune città. Suggestionato sicuramente dal buio, s’imbatté in qualcosa che cominciò a seguirlo e che egli definì “‘O spirito”. Dopo una serie di scongiuri e preghiere che avrebbero dovuto aiutarlo a liberarsi da quella spaventosa creatura, si fece coraggio e riuscì ad affrontare lo spirito, che altro non era se non un coniglietto bianco.
Questo mondo magico e occulto tramandato dai nostri nonni sopravvive in altre forme anche ai giorni d’oggi. Molte di queste creature sono state dimenticate, altre sopravvivono nella memoria collettiva, assumendo nomi e caratteristiche diverse da un paese all’altro. Di seguito sono riportate alcune di queste creature, specificamente quelle relative al folklore irpino, ma sicuramente comuni anche nel resto della Campania e in altre zone d’Italia.

Folklore in Irpinia lupo mannaro

LUPO MANNARO

Il lupo mannaro veniva concepito il 25 marzo, nella notte dell’Annunciazione, e nasceva tra il 24 e il 25 dicembre. La sua maledizione derivava dal fatto che la sua concezione avveniva durante la Quaresima, periodo in cui la Chiesa vietava i matrimoni e i rapporti carnali. La trasformazione in lupo mannaro si manifestava la notte di Natale, quando il soggetto sviluppava occhi rossi, unghie lunghe e cominciava ad ululare. Per difendersi dal lupo mannaro, si consigliava di bere dalla stessa fontana in cui si abbeverava lui, mettere tra i denti una chiave senza il buco dell’asse, fuggire verso un crocevia o rifugiarsi oltre un arco in muratura.
L’OMBRA – L’ombra o malevento è un entità indefinibile, capace di afferrare una persona, trasportandola in luoghi impervi. C’è chi ritiene sia una manifestazione delle anime dannate. Compare di notte, due ore dopo il tramonto fino all’alba, in un’area delimitata tra due incroci.

folklore in Irpinia

LA MALECOSA

La malecosa è l’anima dannata di una persona che è morta in modo violento o prematuro, o che è stata seppellita senza una parte del corpo o senza un rito funebre. Queste anime sono condannate all’inferno perché non hanno avuto il tempo di chiedere perdono a Dio. La malecosa vaga di notte, spaventando i viandanti, e può trasformarsi in una fiamma o scomparire vicino a un incrocio. In passato, i corpi dei condannati a morte venivano seppelliti vicino agli incroci per disorientare la loro anima.

SCAZZAMAURIELLO

Il nome “scazzamauriello” deriverebbe da una pratica sadica in cui i ragazzi infilavano una pagliuzza nell’ano di una farfalla per vedere fino a dove riusciva a volare prima di morire. Lo scazzamauriello è un folletto dispettoso che, di notte, mette a soqquadro le case o si poggia sul petto di una persona addormentata, causando paralisi notturne e dolori al torace. Per fermarlo, bisogna afferrargli il basco e recitare la formula “Scazzamaurieddru, caca renàri!”

In cambio del suo cappello, defeca monete. È visibile solo a chi non ha ricevuto un battesimo regolare.Se catturato, però, può essere benevolo: lascia monete in cambio di cibo lasciato sul tavolo. Per il suo aspetto bonario, può essere associato ai Lari, i numi tutelari.

MANI LONGA

La mani longa o Maria Longa, secondo il folklore in Irpinia, è una donna molto flessibile capace di allungare le proprie braccia ed è in grado di afferrare con i propri artigli i bambini che incautamente si affacciano ai pozzi o alle finestre. Spesso tale figure è stata usate a scopo “educativo” dalle nonne per dissuadere i bambini a non affacciarsi troppo in direzione del vuoto. 

-Emilio De Feo

Fonte: Aniello Russo – L’immaginario collettivo degli irpini. Terapie magiche, creature fantastiche, divinazione, ecc.

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