Quando pensiamo alle origini di Napoli, spesso ci vengono in mente le colonie greche e la famosa Neapolis. Ma c’è una storia ancora più antica, quella di una città che esisteva già secoli prima e che oggi è quasi completamente scomparsa dalla memoria collettiva: Palepoli, letteralmente la “città vecchia”.
Prima di Neapolis, C’era Palepoli
Nel VII secolo a.C., quando Napoli non esisteva ancora nemmeno come idea, su quello che oggi chiamiamo isolotto di Megaride (dove sorge Castel dell’Ovo) e sulla collina di Pizzofalcone si estendeva una fiorente città greca chiamata Palepoli. Il nome stesso ci racconta una storia di stratificazione urbana: quando i Greci fondarono Neapolis (“città nuova”) nel V secolo a.C., chiamarono retroattivamente il precedente insediamento Palepoli (“città vecchia”).
Questa non era una semplice evoluzione urbanistica, ma il risultato di tensioni politiche e sociali che attraversavano il mondo greco dell’epoca. Palepoli rappresentava l’aristocrazia più conservatrice, legata alle tradizioni doriche e alle origini cumane, mentre Neapolis nasceva come progetto più aperto e democratico, influenzato dalle correnti del pensiero ateniese.

L’Isolotto Che Non Era Un’Isola
Una delle curiosità più affascinanti di Palepoli riguarda la sua posizione geografica. Quello che oggi chiamiamo “isolotto” di Megaride, in realtà nell’antichità era collegato alla terraferma da una sottile striscia di terra. Gli abitanti di Palepoli avevano quindi costruito la loro città su una sorta di penisola naturale che offriva vantaggi strategici eccezionali: protezione dal mare su tre lati, controllo visivo su tutto il golfo e una posizione ideale per il commercio marittimo.
Il mare, inoltre, arrivava molto più nell’entroterra rispetto a oggi. La zona dove ora si trovano Via Chiaia e i Quartieri Spagnoli era ancora lambita dalle acque, rendendo Palepoli una città letteralmente circondata dal mare. Questa posizione privilegiata spiega perché i primi coloni greci scelsero proprio questo punto per il loro insediamento.

Il Mistero della Sirena Partenope
La leggenda vuole che il corpo della sirena Partenope, dopo essersi gettata in mare per il dispiacere di non aver sedotto Ulisse, sia stato trasportato dalle correnti proprio sulle rive di quello che sarebbe diventato l’insediamento di Palepoli. Non si tratta solo di mitologia: per gli antichi Greci, la presenza di una sirena morta in un luogo era simbolo di fertilità e prosperità futura.
Questo mito aveva un significato pratico molto concreto. Le sirene, nell’immaginario greco, rappresentavano la conoscenza nascosta e il potere della natura selvaggia. Fondare una città dove era “morta” una sirena significava appropriarsi simbolicamente di questa forza primordiale, domandola e trasformandola in prosperità civile.
La Vita Quotidiana a Palepoli
Grazie agli studi archeologici e alle fonti letterarie, possiamo immaginare come fosse la vita nella Palepoli del VI secolo a.C. La città seguiva il modello tipico delle poleis greche: una acropoli fortificata sulla parte più alta (l’attuale collina di Pizzofalcone), un’agorà per gli scambi commerciali e le assemblee pubbliche, quartieri residenziali e artigianali, e naturalmente il porto.
Gli abitanti di Palepoli erano principalmente commercianti, artigiani e pescatori. La posizione strategica permetteva loro di controllare i traffici tra la Grecia, la Sicilia e l’entroterra campano. Qui arrivavano navi cariche di ceramiche attiche, olio d’oliva, vino e prodotti di lusso, che venivano poi redistribuiti verso l’interno della Campania, popolato da comunità italiche sempre più ellenizzate.

Il Declino e la “Guerra Civile” Greca
La fine di Palepoli come entità politica indipendente fu drammatica quanto significativa per la storia di tutta la regione. Alla fine del VI secolo a.C., la città si trovò coinvolta nelle guerre tra Etruschi e Greci per il controllo della Campania settentrionale. Ma il colpo di grazia non arrivò dai nemici esterni: fu una vera e propria guerra civile interna alla comunità greca.
Da una parte c’erano gli aristocratici di Palepoli, conservatori e legati alle tradizioni doriche delle origini cumane. Dall’altra, un gruppo di “democratici” (per quanto questo termine possa essere applicato al mondo antico) che guardavano ad Atene come modello e volevano rinnovare le istituzioni cittadine. Il conflitto si risolse con la vittoria di questi ultimi, che decisero di abbandonare la vecchia città e fondarne una nuova: Neapolis.
L’Abbandono e la Trasformazione
Dopo la fondazione di Neapolis, Palepoli non scomparve immediatamente. Per qualche decennio continuò a esistere come abitato minore, probabilmente popolato da pescatori, artigiani e da coloro che non avevano voluto o potuto trasferirsi nella città nuova. Gradualmente, però, l’insediamento si spopolò, le case furono abbandonate e la natura iniziò a riprendere possesso degli spazi urbani.
Durante l’epoca romana, l’area dell’antica Palepoli diventò una zona residenziale di lusso. I patrizi romani amavano costruire ville con vista mare proprio dove un tempo sorgeva la città greca. L’imperatore Augusto stesso possedeva una residenza su quella che era stata l’acropoli di Palepoli.

Tracce di un Passato Sepolto
Oggi, passeggiando tra Castel dell’Ovo e Via Partenope, camminiamo letteralmente sui resti di Palepoli. Gli scavi archeologici hanno portato alla luce mura greche del VI secolo a.C., resti di abitazioni, frammenti di ceramiche e monete che testimoniano l’esistenza di questa città dimenticata.
Nel sottosuolo di Castel dell’Ovo, per esempio, sono ancora visibili resti di strutture greche precedenti alle costruzioni romane e medievali. Via Partenope, che molti napoletani percorrono quotidianamente senza pensarci, deriva il suo nome proprio dalla sirena che secondo il mito diede origine a tutto questo straordinario palinsesto urbano.
Un Patrimonio da Riscoprire
La storia di Palepoli ci ricorda che Napoli non è nata dal nulla, ma è l’erede di una tradizione urbana ancora più antica. Conoscere questa storia significa comprendere meglio l’identità profonda di una città che da sempre è stata crocevia di popoli, culture e tradizioni diverse.
Ogni volta che guardiamo il Castel dell’Ovo dal lungomare, dovremmo ricordarci che stiamo ammirando non solo un castello medievale, ma anche il luogo dove più di 2.800 anni fa nasceva una delle prime città greche d’Occidente. Una città che ha dato il nome alla sirena, che ha preceduto la famosa Neapolis e che continua a vivere, sepolta ma non morta, sotto i nostri piedi.
Bibliografia: Capasso, Bartolommeo. Napoli Greco-Romana: esposta nella topografia e nella vita. Opera postuma a cura della Società napoletana di storia patria. Napoli: Pierro, 1905.
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