Secoli fa i lavori di mare erano rischiosissimi, fra tempeste, assalti dei pirati e avventure su coste inesplorate. Per questa ragione, nel 1617, i cittadini di Procida decisero di creare un ente che provvedesse al riscatto dei marinai imprigionati in guerra o schiavizzati dai pirati, ma presto si occupò anche di pagare una pensione ai naviganti anziani e addirittura un reddito sostitutivo per gli infortunati. Oggi esiste ancora ed è l’Arciconfraternita del Pio Monte dei Marinai di Procida, che ha sede nella chiesetta gialla che accoglie tutti i visitatori nella piazzetta del porto dell’Isola.
Attenzione: in origine era chiamata “Pio Monte dei Marinari“, con la R.

Il secolo d’oro della pirateria

All’epoca della fondazione si chiamava “Colonna del Riscatto” e, proprio come diceva il nome, era un istituto nato per pagare i riscatti dei marinai procidani catturati dai pirati che infestavano i mari di tutto il mondo. Nacque con l’intenzione di creare un istituto autonomo rispetto al Monte di Pietà di Napoli (che pagava i riscatti dal 1539), in modo da non essere più dipendenti dalla terraferma. Presto però le sue funzioni si estesero a tal punto da diventare un’assicurazione mutua nel senso moderno del termine, proprio come ne stavano nascendo a Genova e a Londra in quegli anni.

Il XVII secolo fu infatti l’epoca d’oro della pirateria e gli onesti lavoratori del mare correvano continuamente rischi: se nel Mediterraneo i pirati saraceni assaltavano coste e navi dei popoli occidentali da almeno un migliaio di anni, le nuove rotte commerciali delle Americhe avevano creato nuovi paradisi per i corsari. I Caraibi in particolare diventarono il centro della pirateria, con la leggendaria Port Royal, la città più malfamata del mondo che ancora oggi alimenta le fantasie di film e storie d’avventura.

Cosa c’entra la piccola Procida con le isole dell’altro lato dell’Oceano Atlantico?
Anche Port Royal era frequentata da isolani, così come le coste di quasi tutte le località commerciali dell’epoca. La tradizione navale dell’isola, d’altronde, era conosciuta già dagli antichi romani.
Procida ha pochi terreni, scogliere ripide e impervie e una vita passata alle spalle della fertile Ischia (tant’è vero che Plinio il Vecchio, nella sua Historia Naturalis, si chiedeva se Procida e Ischia fossero state un tempo unite): non potendo permettersi una vita pastorale, è stata costretta a fare del mare il suo punto di forza. E così ha sfornato generazioni di navigatori formidabili che hanno trovato una casa nel ‘700, quando fu fondata la scuola navale ancora oggi esistente.
Un esempio? Il navigatore di Procida che fu chiamato di persona da Nicola I, Zar di Russia, per portare i cavalli di bronzo che oggi si trovano davanti alla Biblioteca Nazionale da San Pietroburgo a Napoli.
Tanta fama porta però anche tanti rischi: gli assalti dei pirati erano frequentissimi nei mari selvaggi del ‘600 e non era affatto facile portare la pelle sana e salva a casa.

Logo originale Pio Monte dei Marinai
Il logo originale del Pio Monte dei Marinari

Come funzionava il Pio Monte dei Marinai di Procida?

Lo statuto fu approvato il 12 aprile 1617 e limitava l’iscrizione ai “marinai, barcaioli o padroni di nave“. Garantiva una serie di benefici a fronte del pagamento di un quarto dei guadagni provenienti dall’attività marittima.
Prima di cominciare l’attività assicurativa, però, andava rispettata la religione, che è sempre stata compagna fedelissima di tutti gli uomini di mare: fu quindi costruita la chiesa di Maria Santissima della Pietà, che esiste ancora oggi.
Il Pio Monte dei Marinai rimaneva però un ente laico e non era gestito da ecclesiastici. L’iniziativa ottenne l’approvazione di Papa Urbano VIII, che con una bolla consentì la costruzione della chiesa e la costituzione dell’ente.

Oltre al riscatto “per ducati cinquanta” per i marinai catturati, il Pio Monte dei Marinai si occupava di pagare un sussidio agli iscritti disabili o infortunati, che non potevano ovviamente più solcare i mari. Una grande innovazione fu anche l’introduzione di una prima forma di pensione, da destinare agli uomini di mare con un’età tanto avanzata da non poter più svolgere il proprio lavoro.

Era prevista addirittura una forma di assicurazione per i matrimoni senza prole: se un marinaio dava in sposa una figlia “difettata” (secondo i canoni dell’epoca) e quest’ultima moriva senza figli, l’Istituto corrispondeva 30 ducati al marito a titolo di risarcimento. Ovviamente tutti i matrimoni e le funzioni religiose degli iscritti all’ente andavano celebrati all’interno della chiesa da loro costruita: era un vero e proprio obbligo contrattuale.

L’istituto era gestito da quattro economi e un cancelliere, nominati dall’assemblea dei soci, che si occupavano anche di pubblicare i rendiconti delle attività. C’era infatti un obbligo di trasparenza dei bilanci, in modo tale da dare sempre la possibilità di discutere eventuali miglioramenti della politica dell’ente.

Un’altra attività fondamentale dell’istituto era quella di costruire e manutenere le case dei marinai sull’Isola.
È infatti molto frequente notare delle riggiole con simboli religiosi sulle pareti dell’Isola: sono le antiche case costruite dal Pio Monte dei Marinai.

simbolo Pio Monte dei Marinari
Un simbolo del Pio Monte dei Marinari di Procida su una casa

Tra religione e tradizione laica

Dopo l’Unità d’Italia l’istituto non cambiò funzione. Fu aggiornato il regolamento nel 1871 con una versione che ancora oggi è in vigore. Cambiò anche l’inquadramento giuridico: diventò un “ente laico di assistenza“, dato che ormai gli assalti dei pirati erano ricordi del passato. Il Mediterraneo era diventato un luogo tranquillo e l’Oceano Atlantico aveva appena conosciuto il suo futuro dominatore: gli Stati Uniti d’America.

La rivoluzione avvenne durante l’epoca fascista, quando nel 1939 fu individuato per legge come “Confraternita” e cambiò completamente funzione: da istituto laico diventò religioso. Lo scopo cambiò di nuovo: da allora non si parlò più di “assistenza”, ma di “carità“. Fece così ingresso la Chiesa nella gestione del patrimonio e delle attività del Pio Monte dei Marinai. Ed ecco un’altra anomalia: l’istituzione è oggi retta dall’autorità ecclesiastica, ma il regolamento rimane lo stesso di 150 anni fa, quello dell‘ente laico.

Il mondo moderno era inimmaginabile 400 anni fa: non esistono più i pirati, i mari sono solcati ogni estate da ogni sorta di imbarcazione e il mercato delle assicurazioni è dominato da grandi banche e multinazionali. Una cosa però è rimasta identica: l’emozione di un procidano che, dopo una vita passata sulle navi, sta per attraccare al porticciolo della sua amata isola.

-Federico Quagliuolo

Riferimenti:
http://www.ilrievocatore.it/upload/periodico/pdf/Rievocatore12015.pdf
http://espressioniprocidane.blogspot.com/2017/01/procida-quando-mussolini-trasformo-il.html
http://www.confraternite.it/confraternita/5147

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  1. Avatar Patrizia Garavaglia
    Patrizia Garavaglia

    Bravissimo

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