Nella chiesa di San Pietro ad Aram c’è un dipinto che testimonia il più antico panorama della città di Napoli vista da est.
Eppure così, dopo un primo sguardo, inizialmente non si fa caso al particolare che rende speciale questo dipinto, in quanto la veduta di Napoli sembra un semplice sfondo alle spalle di uno dei tantissimi quadri che raccontano episodi di santi.

Si tratta inoltre di una prospettiva insolita per chi è abituato a vedere il classico sfondo della città con il Vesuvio: Napoli è infatti vista dal Ponte della Maddalena e siamo certi che questa sia la più antica veduta della città dal lato orientale.

Una fotografia di Napoli del XVI secolo

Il dipinto in sé ha anche un valore importantissimo: raffigura San Pietro durante una funzione religiosa, vicino a Santa Candida e Sant’Aspreno.
La chiesa di San Pietro ad Aram è infatti soprannominata “la culla del cristianesimo napoletano” non per caso: è passata alla Storia per essere sorta nel punto in cui San Pietro avrebbe battezzato e convertito al cristianesimo proprio i due santi napoletani: 1500 anni dopo diventeranno santi patroni della città.
Sant’Aspreno, inoltre, passerà alla Storia per essere stato anche il primo vescovo di Napoli.

Al netto della storia religiosa della città, che quasi sempre si intreccia e si confonde con quella laica, il valore di questo dipinto è inestimabile, in quanto è una vera e propria fotografia di una Napoli che non esiste più.

panorama di Napoli quadro San Pietro ad Aram
Il quadro di San Pietro con il panorama di Napoli

Un panorama dal valore inestimabile

Questo panorama di Napoli è attribuito a Ramorino, detto Girolamo da Salerno, rappresenta alle spalle di San Pietro una Napoli di inizio ‘500 (si ipotizza 1516). Anche se siamo già in epoca vicereale, la città è ancora identica a quella degli Aragonesi, dato che non è stata ancora coinvolta dalle innovazioni di Don Pedro di Toledo.

La prospettiva, però, dev’essere comunque frutto dell’interpretazione del pittore, in quanto la chiesa di San Pietro ad Aram si trova molto prima del punto di osservazione. Oggi il suo ingresso è a Corso Umberto, circa 100 metri prima di Piazza Garibaldi, ma la sua struttura è stata completamente trasformata durante il Risanamento e buona parte è stata distrutta.

Diamo un’occhiata ai dettagli: immediatamente alle spalle di San Pietro c’è in bella vista il Castello del Carmine, che oggi è ridotto in macerie. C’è poi una visione che non esiste più: i tetti spioventi delle case napoletane.
Si tratta di un dettaglio che troviamo anche nella Tavola Strozzi che, essendo di circa 40 anni più vecchia, è di fatto un’altra prospettiva della città come si conosceva negli ultimi anni del Medioevo.

Queste case, che erano regolari e belle da vedersi, valsero il soprannome di “città gentile” a Napoli in tempi molto antichi, prima della creazione dei famosi fondaci e dei quartieri malsani della città.
E ancora, continuiamo a guardare il panorama di Napoli: è visibile perfettamente ai piedi del Castel Nuovo l’antico molo angioino, che oggi è stato riscoperto durante gli scavi della metropolitana. E come non rimanere affascinati dalle colline di Napoli, ancora nude e selvagge, dominate dall’imponente Castel Sant’Elmo, che era ancora nella sua versione originale quand’era ancora chiamato Belforte? Sotto ci sono anche i giardini della Certosa di San Martino in bella mostra: quelli sono invece rimasti identici.

Troviamo la sorpresa nelle piccole cose!

La storia di questo “panorama segreto” regala anche un grande insegnamento: i dettagli, i più piccoli o elementi apparentemente secondari, possono trasformarsi in documenti storici e momenti di grande emozione. Spesso ci commuoviamo davanti a foto in bianco e nero di tempi recenti, eppure ci basta infatti entrare nella chiesa di San Pietro ad Aram per avere a nostra disposizione una “fotografia” di 500 anni fa. Proprio davanti ai nostri occhi.

-Federico Quagliuolo

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