Federico II
Sede centrale dell’Università Federico II di Napoli

L’editto

“Col favore di Dio desideriamo che, mediante una fonte di scienza ed un semenzaio di dottrina, nel Regno nostro molti diventino savi ed accorti. […] Abbiamo perciò disposto che, nell’amenissima città di Napoli, s’insegnino le arti e si coltivino gli studi di ogni professione, affinché i digiuni ed affamati di dottrina trovino dentro il Regno stesso di che soddisfare le loro brame, e non siano costretti, per procurare d’istruirsi, a imprendere lunghi viaggi, e mendicare in terre straniere”. Così scriveva Federico II nella circolare emanata nel Regno il 5 giugno 1224 per dare vita ad uno “Studio” che dopo ottocento anni oggi è l’Università degli studi di Napoli Federico II, la più antica università statale del mondo.

L’editto costitutivo fu emanato da Siracusa ma lo Studio nacque a Napoli, città di cui Federico II era estasiato e ne tesseva le lodi. Ebbe a dire: “Napoli, dove tutte le cose abbondano, dove sono ampie e abbastanza spaziose le case, dove i costumi degli abitanti sono affabili e dove facilmente si trasporta per terra e per mare tutto quanto è necessario alla vita”.

Federico II
Statua di Federico II posta all’ingresso della Sede Centrale

La nascita dello Studio generale di Napoli

Nel 1220 Federico di Svevia tornava dopo otto anni di assenza al suo regno ereditario. Tornava in qualità di Re di Germania e Imperatore dei Romani. Dopo aver rimesso a posto la situazione politica del Regno deliberò di fondare uno “Studio generale” nella città di Napoli. Le ragioni di questa volontà le rese note egli stesso.

In primis, voleva risparmiare i disagi, i pericoli e le spese dei lunghi viaggi ai sudditi che per istruirsi erano costretti a recarsi molto lontano fuori del Regno. In secondo luogo voleva formare nel Regno stesso un ceto di persone colte e capaci che fosse utile ai bisogni del governo, dell’amministrazione e della giustizia.

La creazione di questo Studio imperiale di Napoli da parte di Federico II fu un atto di straordinaria audacia e preveggenza per l’epoca. L’Imperatore dei Romani e Re di Gerusalemme volle che lo Studio da lui fondato fosse laico. A differenza dell’Università di Bologna e degli istituti di altre città, la futura Università di Napoli Federico II, già nel 1224, nacque completamente libera da visioni religiose del sapere. A causa di questa sua caratteristica, e degli screzi tra la Chiesa e l’Impero, fin da subito la Chiesa non rese vita facile al neonato Studio e non sempre anche durante il Regno del suo fondatore lo Studio visse una vita tranquilla.

Federico II
La Federico II all’ora di pranzo

Il pensiero agli studenti di Federico II

Nei suoi pensieri e nelle sue idee, Federico II si dimostrò un uomo di straordinario intelletto. Un uomo nato nel 1194 ma che è riuscito a vedere più lontano di molte attuali istituzioni. Dopo aver creato lo Studio il suo primo pensiero furono i bisogni degli studenti. Per far si che avessero il meglio sotto il profilo didattico, convocò studiosi affermati da ogni parte del mondo e li invitò a insegnare nel proprio Studio. Subito dopo, Federico II si preoccupò di fornire agli studenti tutto quanto gli occorreva per studiare.

Per le lezioni che sarebbero iniziate nell’ottobre del 1224, Federico II emanò: “Primo, che nella detta città saranno dottori e maestri in ogni Facoltà. Gli scolari, donde che vengano, vengano sicuri di soggiornare, stare e ritornare senza patire danno alcuno, tanto nella persona, tanto negli averi. I migliori alloggi, che si troveranno nella città si fitteranno agli scolari per due once d’oro di pigione, né l’importo di essa sarà più alto.

Tutti gli alloggi si fitteranno per meno di questa somma, e fino all’ammontare di essa. Si farà prestito agli scolari, secondo i loro bisogni, dalle persone a ciò designate, e dati in pegno i libri. Però, lo scolare che riceverà il prestito non s’allontani dalla città se prima non abbia riconsegnato i pegni e pagato il prestito o in altro modo soddisfatto il creditore. I predetti pegni non saranno ridomandati dai creditori per tutto il tempo, che gli scolari vorranno rimanere nello Studio. Per il grano, il vino, le carni e i pesci, e le altre cose occorrenti agli scolari non fisseremo nessuna norma perché di tutte queste cose la provincia abbonda e tutte si venderanno agli scolari come ai cittadini e come si vendono anche per il territorio”.

La prima chiusura e riapertura

Durante gli anni del suo Regno, Federico II ebbe molti screzi con la Chiesa e il Papa. Questi continui scontri tra l’Impero e il Papato non giovarono affatto alla causa dello Studio che subì, pochi anni dopo la sua apertura, la prima chiusura della sua lunga storia. Dopo aver deciso di chiudere lo Studio, Federico II nel 1239 si trovava a Lodi e lì diversi docenti e alunni gli presentarono una petizione per farlo riaprire. Lusingato dalla richiesta l’Imperatore decise di ridare la possibilità di studiare agli abitanti del Regno e lo riaprì. Scrisse al Capitano del Regno: “Per le difficoltà del tempo che corre avevamo ordinato di sciogliere le Scuole generali da noi istituite a Napoli; ma per le suppliche dei maestri e degli scolari, non meno che per il vantaggio dei nostri fedeli, abbiamo ora provveduto…”.

La morte di Federico II e l’arrivo dei suoi eredi

Il 13 dicembre 1250 Federico II, l’uomo soprannominato dai suoi contemporanei lo “Stupor Mundi” per la sua straordinaria e famelica voglia di sapere, esalò nella città di Fiorentino in Puglia l’ultimo respiro. La morte dell’Imperatore arrivò come un fulmine a ciel sereno e attorno ad essa aleggia un’aura di mistero. Egli solo ventisei anni dopo la creazione di una delle sue più grandi opere, la Federico II, morì senza riuscire a godersela di più. Alla morte dell’Imperatore la città di Napoli si ribellò e si unì al Papa. Manfredi, uno dei figli di Federico II, tentò di riprendere la città ma senza successo. Così Corrado, erede designato dall’Imperatore stesso, decise di spostare lo Studio creato dal padre nella città di Salerno.

Seguirono lotte per riconquistare la città di Napoli che gli si arrese nel gennaio del 1253. Corrado perdonò la città e le rinnovò tutti i privilegi che gli aveva dato il padre, tranne uno: non restituì alla città lo Studio. E permise la venuta in città di Papa Innocenzo IV. Il Papa fece istituire nella città una nuova scuola ma questa volta lo studio era tutt’altro che laico. Il Papa deliberò che nel palazzo dove aveva alloggiato quando era in città fosse istituito uno Studio generale di teologia.

La Federico II sotto l’egida di Manfredi

Fu Manfredi che restituì lo Studio alla città di Napoli. Egli non volle ricordarsi della resistenza che gli aveva opposto la città, ristabilì tutte le Facoltà e promise agli scolari di far severamente osservare i privilegi di cui avevano goduto al tempo di suo padre. Manfredi, raccontò perché perdonò quasi subito la città di Napoli: ebbe a dire che era stata la filosofia a suggerirglielo. La filosofia che definì “madre e maestra delle Virtù”, la quale regge i re con la sua prudenza e sostiene i principati con estrema forza. La filosofia gli apparve forse in sogno, gli porse la mano destra e gli suggerì di richiamare la città dall’esilio.

Egli decise di farlo riportando lo Studio nella “Virgiliana Napoli” che anticamente era stata “abisso di scienze e pelago della poetica facoltà”. In occasione della riapertura dello Studio emanò nel Regno un invito: “Invitiamo, dunque, voi devoti figli della Filosofia a venir lietamente alla sua casa. Uomini studiosi della Sapienza ecco che trovate quello che cercate, giacché la Filosofia e la Sapienza sono congiunte. […] La Filosofia illumina le anime, apre loro gli occhi, e muta gli ignoranti in istruiti così da farli disputare con gli angeli. Questa è quella scienza che a chi l’ama apre i tesori ed appresta il ponte delle ricchezze. Questa è quella scienza che sollevando da terra il bisognoso, e dallo sterco il povero, lo colloca accanto ai principi. Chi dunque non vorrà comperarsi le incomparabili perle della Scienza? Rompete gli indugi, rompete, affrettatevi a così nobili scuole”.

La morte di re Manfredi e la fine con lui dell’età sveva

Ancora una volta gli eventi politici non giovarono alla casata di Federico II e di Re Manfredi che gli successe. Manfredi morì in battaglia. Perì nella battaglia di Benevento del 26 febbraio 1266 contro Carlo D’Angiò cugino del re di Francia che dopo quella battaglia diventò Re di Napoli e della Sicilia con la benedizione del Papa. Finì così nel 1266 con la morte di uno degli ultimi Hohenstaufen, e con la casata che la Federico II l’aveva creata, l’era sveva dell’Università Federico II.

“Il nobile possesso della scienza non deperisce se sparso tra molti, e, distribuito in parti, non sente danno alcuno di diminuzione, anzi tanto vive nei tempi, quanto più, con la divulgazione, diffonde la sua fecondità”

Federico II

Bibliografia

Storia dell’Università di Napoli – Torraca, Monti, Filangieri di Candida, Cortese, Schipa, Zazo, Russo; Il Mulino.

Cenni storici | Università Federico II (unina.it)

I simboli del portone della Federico II raccontano la storia di tutto il Sud Italia (storienapoli.it)

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