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La Federico II è l’università statale più antica del mondo e i suoi simboli del portone principale della sede di Corso Umberto, costruita durante il Risanamento, raccontano una storia bellissima.

Creata dallo Stupor Mundi, Re Federico II di Svevia, era figlia di un progetto ambizioso, a dir poco folle per l’epoca in cui nacque: creare una nuova classe dirigente attraverso lo studio. Regalare a Napoli studiosi, esperti e professionisti che avrebbero reso il Regno sempre più forte e sempre più unito. L’università doveva essere il luogo in cui far incontrare generazioni di uomini che, attraverso i secoli passati e futuri, avrebbero dovuto collaborare per rendere il mondo un posto migliore.
Federico II fece una brutta fine, ma, a distanza di 800 anni dalla morte del Re, ancora oggi l’Università sopravvive e racconta la grandezza del passato della terra in cui si trova.

Il video sulla storia dei simboli del portone della Federico II

A ben guardare, infatti, sul portone dell’edificio centrale appaiono una serie di strani simboli, delle figure familiari. Si tratta di un racconto di circa tremila anni fatto attraverso una simbologia strana, criptica, difficile da interpretare. Eppure quella raccontata è la storia di tutti i popoli del Sud Italia. Storia di eventi, battaglie, passioni, antenati che hanno lasciato testimonianza del loro passaggio sulla Terra per consegnare un futuro migliore ai propri discendenti che, oggi, camminano sprezzanti di fronte ai racconti dei loro padri.

Tutti questi racconti si trovano nell’Armoriale delle Province Napolitane, che erano i simboli delle antiche 12 province esistenti dal 1200 al 1861 nel Sud Italia.

Onoriamo i nostri antenati e raccontiamo le storie nascoste dietro ogni scudo con una ricerca esclusiva di Storie di Napoli: 

La storia di tutti i simboli del portone della Federico II: la parte bassa

simboli del portone della Federico II: Le calabrie

I primi due scudi sul portone rappresentano la Calabria, precisamente Calabria Citra e Calabria Ultra. 

La prima è una croce nera, un disegno che è vecchio di un millennio: ricorda infatti le prodezze dei cavalieri templari a Gerusalemme, 12.000 soldati calabresi che guidarono la Prima Crociata nel 1090. Rappresenta il nord della Calabria, con Cosenza come capoluogo.

La seconda, invece, è una evoluzione del primo stemma, introdotto nel 1400 da Don Ferrante d’Aragona, duca delle Calabrie, per indicare il suo dominio sul nord e sul sud della Calabria: lo stemma riporta due volte le croci nere dello stemma antico più i colori giallorossi degli Aragona, gli stessi colori che ancora oggi sono il vanto della Catalogna.
Il suo capoluogo era Monteleone, che durante l’epoca fascista fu rinominata in Vibo Valentia.

Gli altri due simboli sul portone raccontano le storie della Basilicata e della Calabria Ulteriore II.

Il fregio della Basilicata racconta una storia antichissima, che ha quasi millecinquecento anni: l’aquila che affoga nelle onde, infatti, rappresenta addirittura l’arrivo dei Normanni nel Sud Italia, quando cacciarono i Bizantini.
In quell’occasione, infatti, gli ufficiali bizantini morirono annegati nel fiume Bradano e poco dopo vi fu la resa dell’Impero.

Il secondo, invece, è semplicemente una evoluzione del simbolo delle Calabrie presente nell’altro portone. Fu una regione istituita da Ferdinando I per dare il titolo di capoluogo anche a Reggio Calabria. 

simboli del portone della Federico II: Bari e Lecce

Ad est c’è la bellissima Puglia, con Bari ed il Salento.

Il primo, infatti, rappresenta la Terra di Bari, che ha una storia assai semplice: i colori ricordano il bellissimo mare pugliese, mentre il bastone vescovile al centro dello stemma ricorda un certo San Nicola, il patrono di Bari in tutto il mondo conosciuto come Babbo Natale.

Il secondo stemma della Federico II racconta in una sola immagine circa tre millenni di Terra d’Otranto (che ha sempre avuto Lecce come capoluogo, però!): giallorosso, con un delfino furioso che mangia una mezzaluna turca.

Più di preciso, la mezzaluna un episodio ben preciso, la battaglia d’Otranto che portò Alfonso d’Aragona a liberare la Puglia dall’invasione turca. Il giallorosso rimanda sempre ai colori degli Aragona e della Catalogna.

E il delfino che c’entra?
Ha circa tremila anni, essendo il simbolo dei Messapi, una popolazione esistente dalle parti di Lecce da tempi immemori, probabilmente già mille anni prima della fondazione di Roma.

salerno e capitanata

Gli ultimi due segni sono a dir poco magici: il Principato e la Capitanata, due nomi che oggi non sono utilizzati nel linguaggio comune.

Il primo è una bussola con quattro ali che punta al nord, alla Stella Polare. Si riferisce ad un tal Flavio Gioia, un cittadino di Amalfi che (vuole la leggenda) nel 1300 inventò la Bussola, cambiando per sempre le tecniche di navigazione. Il Principato è diventato poi la moderna provincia di Salerno. Amalfi, dal canto suo,

Il secondo, invece, racconta un altro episodio ben preciso: San Michele che uccide il drago sul Monte Gargano, proprio in provincia di Foggia, che è ancora oggi il capoluogo della provincia. Il nome “capitanata” viene da “Kapetanos“, l’appellativo utilizzato per indicare i governatori bizantini della regione foggiana.

Continuando a guardare il gigantesco cancello d’ingresso della Federico II, c’è un secondo ordine di disegni che, come i primi, racconta la storia di tutte le regioni del Sud Italia, in un viaggio che unisce la leggenda, la Storia e tutte le culture meridionali, dai tempi antichi fino agli anni più recenti.

Storia del Sud Italia Abruzzi

Qui ci troviamo negli Abruzzi. Già, perché, ai tempi del Regno delle Due Sicilie, la regione adriatica era divisa in due parti.

Il primo è infatti l’Abruzzo Ulteriore, con al centro un’aquila che vola su tre montagne: la spiegazione è stavolta semplice, dato che semplicemente rappresentano il territorio montuoso dell’Abruzzo, mentre l’Aquila rappresenta l’omonima città, che ancora oggi è capoluogo.

Il secondo, l’Abruzzo Inferiore, è invece un bel cinghiale sotto un giogo che, anziché rappresentare uno degli animali più famosi dell’Italia centrale, racconta la storia della battaglia delle Forche Caudine, che ricorda i tempi degli antichi Sanniti che nel 321 a.C., dopo aver sconfitto il potente esercito Romano, imprigionarono tutti i soldati laziali e li costrinsero all’umiliazione dell’arare i campi, sotto un giogo, come se fossero stati dei buoi. Tutto questo si svolse nella moderna Chieti, che è ancora oggi il capoluogo di provincia.

Storia del Sud Italia Terra di Lavoro e Molise

Il centro dell’Italia Meridionale, la Terra di Lavoro ed il Molise

La prima regione ha un nome speciale: “Terra di Lavoro“, il luogo in cui si lavoravano i campi per produrre i prodotti agricoli migliori d’Europa. Il simbolo è infatti una enorme cornucopia che caccia frutta e verdura in abbondanza. Il capoluogo era (ed è) Caserta, ma all’epoca includeva anche parte della provincia di Latina e la parte inferiore di quella di Frosinone.

La seconda regione esiste ancora ed è il bellissimo Molise, che ha un simbolo irriconoscibile sul portone: un tempo erano due spighe di grano con al centro una stella, che rappresenta l’antichissima casata dei Del Balzo, una famiglia nobile di origine francese che, nel medioevo, possedeva tutti i terreni del Molise.

Storia del Sud Italia Benevento e Avellino

Torniamo in Campania, con Benevento ed Avellino

Il primo è la storia della Provincia di Benevento, con un toro furioso che rappresenta l’animo ribelle ed indipendente dei popoli sanniti. A differenza degli altri stemmi, i disegni raffigurano armi, scudi ed elmi romani, longobardi e sanniti, proprio per ricordare le guerre feroci vinte dalle popolazioni del beneventano per mantenere la loro indipendenza, sconfiggendo anche i più temibili invasori.

Il secondo racconta la storia del Principato Ultra, la terra di Benevento ed Avellino. La sua storia racconta il momento in cui per la prima volta fu costituito un regno indipendente, quando, nel 1130, Ruggiero il Normanno incontrò l’antipapa Anacleto II per farsi incoronare Re di Sicilia.  

Tutto questo accadde proprio sulle rive del fiume Sabato, in provincia del capoluogo Avellino.

Provincia di Napoli Corsiero del Sole

Per gli ultimi due torniamo proprio in città: il primo è il Corsiero del Sole, il simbolo della provincia di Napoli, istituita nel 1806 e soppressa nel 2014. Per la sua storia, rimandiamo all’interessante approfondimento di Angelo Forgione.
Basta solo dire che quello fu anche il simbolo del Calcio Napoli fino a quando, a causa delle continue sconfitte in campionato, i tifosi non iniziarono a disegnare un asinello al posto del cavallo imbizzarrito, per deridere la squadra della città. (A volte gli scherzi vengono presi un po’ troppo sul serio e, ancora oggi, l’asino è il simbolo della SSC Napoli!)

L’ultimo, invece, è il simbolo della Città di Napoli.

Nonostante il palazzo sia stato costruito fra il 1898 ed il 1908, quando ormai le antiche province già non esistevano più, i costruttori vollero omaggiare l’antico passato di Napoli e di tutte le sue province, raccontando come l’Università Federico II sia il luogo che rappresenta gli studenti di ogni regione del Sud.

E così, quando passerete di nuovo di fronte al portone dell’edificio di Corso Umberto, prestate attenzione ai piccoli disegni che piano piano vanno arrugginendosi sull’antico ferro: non si tratta di semplici fregi, ma dell‘intera storia di tutto il Sud Italia che oggi ricorda quasi quattro millenni di eroi, guerre, uomini, emozioni, sogni, sofferenze ed amore.

-Federico Quagliuolo

I simboli originali delle regioni del Sud:

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