Il Teatro San Carlino di Napoli, oggi scomparso, rappresenta un pezzo importante della cultura partenopea e dell’intera storia del teatro italiano.
Fondato nel 1748, il San Carlino era una piccola sala situata nelle vicinanze del famoso Teatro di San Carlo, ma le sue dimensioni modeste non limitarono l’importanza che assunse nel panorama artistico del tempo. In pochi decenni divenne uno dei principali teatri di Napoli, luogo di rappresentazione di un genere teatrale particolare che mescolava commedia, farsa e l’arte della maschera.
Il teatro era conosciuto soprattutto per le esibizioni della commedia dell’arte, con la maschera di Pulcinella a dominare la scena fino a diventarne l’emblema, il personaggio simbolo del teatro e dello spirito della città.
Gli attori del San Carlino non andavano in scena per la nobiltà che sedeva nei palchi reali degli altri teatri: al San Carlino si recitava per la povera gente, le battute dirette, comicità e tragedia fuse sul palco per raccontare i dolori, le speranze e le contraddizioni della città. Il risultato fu che i Napoletani si innamorarono di questo piccolo teatro, affacciato su piazza del Municipio, a San Giuseppe Maggiore. Se ne innamorarono in tanti, anche tra nobili e intellettuali dell’epoca, ma il San Carlino non tradì mai il suo legame con la Napoli dei vasci di cui rappresentava, puntualmente, la quotidianità sorridendone, perché ciò che fa ridere non può preoccupare.
Pulcinella e Antonio Petito: i protagonisti del San Carlino
Tra gli attori che hanno contribuito al successo del teatro, uno dei nomi più noti è quello di Antonio Petito. Figlio d’arte, Petito divenne celebre per la sua interpretazione di Pulcinella, un ruolo che seppe rivitalizzare con uno stile nuovo e personale. Con Petito, si rideva amaramente ma si poteva prendere in giro la miseria, la fame, la paura e, grazie a questo formidabile interprete e al suo Pulcinella, il San Carlino divenne il punto di ritrovo del teatro satirico per i Napoletani e anche per coloro che venivano da fuori per assistere alle sue rappresentazioni.
Il San Carlino, pur essendo molto amato dal pubblico, non era esente da difficoltà. A differenza dei teatri “ufficiali”, come il San Carlo, il San Carlino era un teatro di carattere popolare, privo del sostegno economico delle istituzioni e spesso in difficoltà finanziarie. Tuttavia, la tenacia degli attori e degli impresari che lo gestivano permise al teatro di resistere per lungo tempo, anche se costantemente afflitto da problemi economici.
Dalle stelle alle stalle: il declino della casa del teatro popolare partenopeo
Un elemento proprio del San Carlino era l’uso di scenografie semplici e rudimentali. A differenza dei grandi teatri, che potevano permettersi allestimenti elaborati e costumi sontuosi, al San Carlino la semplicità era la norma. E, ancora una volta, quello che si vedeva rappresentato sul palco era praticamente ciò che popolava il quotidiano degli spettatori, dalle case alle vie della città. Il risultato fu di creare un legame ancora più stretto tra il pubblico e il teatro, una sorta di cordone ombelicale tra la platea e la ribalta dove gli attori, privi dei grandi mezzi dei teatri di grido, potevano contare solo sulla propria spontaneità e sulla propria creatività per divertire gli spettatori.
Nel corso del XIX secolo, il teatro subì un progressivo declino. L’avvento di nuove forme di intrattenimento, come l’opera lirica e il melodramma, nonché la crescente popolarità di altri teatri, portò a una riduzione del pubblico. Inoltre, la modernizzazione della città di Napoli, con l’apertura di nuovi spazi culturali e ricreativi, fece sì che il San Carlino iniziasse a perdere quella centralità che aveva avuto fino ad allora. Nel 1884, il teatro venne definitivamente chiuso e demolito per fare spazio a una serie di lavori urbanistici volti a trasformare l’area.
La cultura napoletana senza il San Carlino
Pulcinella, il personaggio simbolo del San Carlino, è sopravvissuto alla demolizione del teatro. Ancora oggi la maschera vive nelle strade di Napoli, nelle rappresentazioni popolari e nella cultura partenopea, simbolo dell’indissolubile legame tra la città e il suo teatro perduto dove l’ironia traduceva in parole la sconfortante realtà quotidiana.
Nonostante sia stato demolito da più di un secolo, il Teatro San Carlino non corre il rischio di essere dimenticato: la memoria collettiva del teatro popolare partenopeo e nazionale continua a considerarlo uno dei più puri esempi del teatro della commedia dell’arte, dove il confine tra attore e pubblico era così sottile che le storie della gente comune trovavano espressione sul palcoscenico.
La storia culturale di questo Paese deve moltissimo ai tanti teatri San Carlino che, in quello stesso periodo, aprirono i battenti nelle maggiori città per permettere alla povera gente di divertirsi come accadeva all’elite che affollava i grandi teatri. Certo, erano rappresentazioni meno colte e raffinate, ma straordinariamente trascinanti e assolutamente realistiche.
L’eredità del Teatro San Carlino non è certo andata perduta: Napoli tutta, dai vicoli alle piazze, si è trasformata in un palcoscenico a cielo aperto e Pulcinella è sempre lì, tra uno sberleffo e una smorfia, con una risata amara e un pianto gioioso.
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