Domenichino, a Napoli, realizza un capolavoro all’interno della Cappella del Tesoro del Santo patrono all’interno del Duomo cittadino.
Domenichino, ovvero Domenico Zamperi
Nato a Bologna il 21 ottobre del 1581, Domenico Zamperi detto il Domenichino, appartiene a quel gruppo di pittori del periodo barocco che faceva, in un certo qual modo, riferimento alla scuola dei Carracci.

La sua pittura, la sua tavolozza, si nota ben presto.
Cacciato dalla bottega presso la quale stava imparando l’arte pittorica poichè sorpreso a copiare un’opera di Agostino Carracci, si sposta presso l’Accademia degli Incamminati, dove opera proprio Agostino, insieme al fratello Ludovico.
Dopo Bologna, è la volta della Roma papale e, da lì, è un crescendo di commissioni, di opere, affreschi, capolavori, compreso quello napoletano alla Cappella di San Gennaro.
Il suo catalogo si arricchisce sempre più, solo la morte – per di più sopraggiunta a Napoli – avvenuta il 6 aprile del 1641, scrive la parola fine alla sua opera.
Il Domenichino a Napoli: quando e perchè
Domenico Zamperi giunge a Napoli nel 1630 per un motivo ben preciso: decorare la Cappella di San Gennaro all’interno del Duomo cittadino.

La città, in quel periodo, è un cantiere a cielo aperto, opere, cappelle, obelischi in costruzioni, la capitale vicereame si feste di capolavori creati dalle migliori maestranza della penisola.
Ed è proprio a una di queste, che si si rivolgono i Deputati per la Cappella del Santo. Vogliono i pittori più bravi, i migliori sulla piazza, per decorare la casa del loro Patrono.
A lui il compito l’ardua impresa di affrescare la cupola, le storie del Santo e ben sei quadri, ma in realtà la cupola divenne opera del Lanfranco, altra maestranza presente all’interno della cappella.
Il Domenichino in realtà si era prima dedicato alle opere minori, probabilmente pensava di lasciarla per ultima, ma la morte non gli permise di completarla.

Il capolavoro che vediamo oggi è opera di Giovanni Lanfranco.
Sono della mano dello Zamperi gli affreschi dei pennacchi della Cupola, delle lunette e dei sottarchi.
Nonostante la presenza di grandi nomi, la sua opera nella cappella si è distinta, lasciando un segno.
La Cappella del Tesoro oggi: un patrimonio cittadino
Circa quindici anni dopo la morte delloi Zamperi, intorno a 1645, la cappella possiamo definirla completa.

Oggi l’ammiriamo in tutto il suo splendore, affiancando il Museo del Tesoro del Santo.
Una cappella della città. Una cappella laica che appartiene alla città e non alla Curia, all’interno di una chiesa cattedrale.
Mari di incostro e fiumi di parole sono stati versati per raccontare la Cappella del Tesoro di San Gennaro. Dal patto col Santo alla sua realizzazione, alla devozione dei napoletani che vedono nella cappella la casa del patrono, ma anche la loro.
Perché sì, la Cappella del Santo, è un patrimonio cittadino. Lo è da sempre. Lo sarà per sempre.
Sitografia di riferimento
https://www.progettostoriadellarte.it/2020/04/26/domenico-zampieri-detto-il-domenichino/
Bibliografia di riferimento
V. Pacelli La pittura napoletana da Caravaggio a Luca Giordano pag. 66 – Ed. Scientifiche Italiane, 1996
F. Negri Arnoldi Storia dell’Arte Vol.3 pagg.228 – 230 Fabbri Editori – 1989
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