Nel panorama politico degli anni Settanta e Ottanta, pochi leader seppero interpretare con la stessa sensibilità di Enrico Berlinguer il rapporto complesso tra il Nord e il Sud Italia. Il segretario del Partito Comunista Italiano dal 1972 al 1984 non fu solo un protagonista della scena nazionale, ma sviluppò un legame particolare con Napoli e il Meridione che andava ben oltre le logiche elettorali del tempo.

L’ascesa meridionale del Pci

Nel 1975 Enrico Berlinguer portò il suo partito a un grande successo nelle elezioni amministrative, conquistando molte grandi città, tra le quali Milano, Torino, Napoli e Roma. Ma la conquista di Napoli aveva un sapore speciale: per la prima volta nella storia della Repubblica, il capoluogo partenopeo vedeva una maggioranza di sinistra al comando.

Era l’epoca in cui il “compromesso storico” berlingueriano iniziava a prendere forma concreta nelle amministrazioni locali. A Napoli, questa strategia si traduceva in un approccio pragmatico ai problemi della città: dalla gestione dei servizi pubblici alla lotta contro la criminalità organizzata, che già negli anni Settanta iniziava a mostrare i primi segni di quella che sarebbe diventata la potenza della Nuova Camorra Organizzata.

Il successo napoletano del 1975 non fu casuale. Berlinguer aveva intuito che il Sud non era solo un serbatoio di voti da conquistare, ma un laboratorio politico fondamentale per testare la capacità del comunismo italiano di governare in contesti complessi e contraddittori.

Il terremoto dell’Irpinia: una svolta politica

Il 23 novembre 1980, alle 19:34:52, una forte scossa della durata di circa 90 secondi colpì un’area di 17.000 km² che si estendeva dall’Irpinia al Vulture. Il terremoto portò con sé 2.981 morti, 8.800 feriti e 280.000 sfollati. Fu in questo momento di tragedia nazionale che Berlinguer dimostrò tutta la sua sensibilità meridionalista.

Berlinguer fu uno dei primi che da Roma arrivò nelle zone del terremoto dell’Irpinia, e dopo volle incontrare a Napoli più volte i cittadini. Non si trattava di semplici visite di cortesia: il leader sardo capì immediatamente che il terremoto rappresentava un’occasione per ripensare completamente l’approccio dello Stato verso il Mezzogiorno.

Le sue visite a Napoli in quel periodo divennero leggendarie. Chi c’era racconta di un Berlinguer diverso, più diretto e emotivamente coinvolto. In una delle sue apparizioni pubbliche al Teatro San Carlo, davanti a una platea di intellettuali e operai, pronunciò parole che rimasero impresse: parlò di un “nuovo meridionalismo” che doveva nascere dal basso, dalle comunità colpite, e non dai soliti meccanismi assistenzialisti romani.

La Napoli di Berlinguer

L’ultima grande apparizione pubblica di Berlinguer a Napoli risale al giugno 1984, poche settimane prima della sua morte a Padova. Il 3 giugno 1984 tenne un discorso a chiusura della Festa meridionale dell’Unità, in quello che si rivelò essere uno dei suoi ultimi grandi interventi politici.

In quell’occasione, Berlinguer parlò dell’Europa come di un’opportunità per il Mezzogiorno, anticipando di decenni i dibattiti sui fondi strutturali europei. Ma soprattutto, davanti a migliaia di napoletani radunati ai Campi Flegrei, rilanciò la sua visione di un Sud protagonista del cambiamento nazionale.

La platea napoletana lo accolse con un entusiasmo che sorprese anche i suoi collaboratori più stretti. Berlinguer, sempre misurato nei gesti, quella sera si lasciò andare a un lungo applauso verso il pubblico, quasi presagendo che quello sarebbe stato il suo addio alla città.

L’eredità napoletana

Dopo la morte di Berlinguer, avvenuta l’11 giugno 1984, Napoli non dimenticò il suo legame speciale con il leader comunista. Nel 2014 è stato intitolato un largo nel centro della città a Enrico Berlinguer, alla presenza del sindaco Luigi de Magistris e delle figlie Bianca e Maria.

Ma l’eredità più importante non è nella toponomastica. È nell’idea, ancora oggi attuale, che il Mezzogiorno non debba essere considerato solo un problema da risolvere, ma una risorsa da valorizzare. Berlinguer intuì che la questione meridionale non era separabile da quella nazionale, e che qualunque progetto di trasformazione dell’Italia doveva necessariamente passare attraverso il Sud.

La sua visione di un “nuovo meridionalismo” influenzò generazioni di politici napoletani e meridionali, che ancora oggi si richiamano al suo insegnamento quando parlano di sviluppo sostenibile, di valorizzazione delle identità locali e di partecipazione dal basso.

In un’epoca in cui il divario Nord-Sud sembra tornato al centro del dibattito politico, il rapporto tra Berlinguer e Napoli ci ricorda che le soluzioni più efficaci nascono spesso dall’ascolto diretto dei territori e delle loro comunità. Una lezione che, a quarant’anni dalla sua scomparsa, mantiene intatta la sua forza innovatrice.


Riferimenti bibliografici e fonti:

  • Fiori, Giuseppe. Vita di Enrico Berlinguer. Laterza, 2021.
  • Archivio storico Istituto Luce. “Enrico Berlinguer, il PCI, l’Italia”.
  • “A Napoli un largo dedicato a Enrico Berlinguer”. Internazionale, 20 dicembre 2014.
  • “«Berlinguer fa 100 anni», Napoli non dimentica il leader meridionalista”. Il Mattino, 24 maggio 2022.
  • “L’Europa di Berlinguer a Napoli 40 anni fa”. Informazione.it, 30 maggio 2024.

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