C’è un suono che da secoli accompagna le giornate di Sant’Anastasia: il martellare ritmico del rame che prende forma nelle botteghe artigiane. È un battito antico quanto la città stessa, che riecheggia tra i vicoli stretti e le piazzette, mescolandosi al rombo lontano dei treni della Circumvesuviana.
Ma se pensate che questa cittadina vesuviana sia solo questo, preparatevi a una sorpresa. Sant’Anastasia nasconde storie che partono dall’età del bronzo, attraversano miracoli sanguinanti, pellegrinaggi controversi e perfino un nome che deriva da un errore di trascrizione medievale.

Una passeggiata tra storia e modernità
Iniziamo dal cuore pulsante della città: Il Trivio – o O’Trivje come lo chiamano i locali. È qui che confluiscono le strade principali, creando quel crocevia che per secoli ha segnato il destino di Sant’Anastasia. Oggi ospita il municipio, l’ASL e la parrocchia, ma se chiudete gli occhi e ascoltate, potete ancora sentire l’eco dei carri che un tempo portavano le merci verso Napoli, distante appena 7 chilometri.
Da qui, seguendo la conformazione “stellare” della città, possiamo dirigerci verso i quattro quartieri storici: Capodivilla, Casamiranda, Terracciani e Ponte. Ognuno racconta un pezzo diverso della storia cittadina, dalle ricostruzioni post-eruzione del 1631 fino alle espansioni moderne.
La Chiesa di Santa Maria la Nova domina il panorama con il suo campanile ottagonale, opera del celebre frà Giuseppe Nuvolo. È qui che si venera San Francesco Saverio, patrono della città, ma è anche il custode di argenti cinquecenteschi e della Madonna del Rosario attribuita a Ronaldo il fiammingo.
Proseguendo verso la periferia, ci si imbatte nelle tracce più antiche: lungo la strada per Pomigliano d’Arco sono stati rinvenuti reperti dell’età del bronzo, testimoni silenziosi di una presenza umana che risale a oltre tremila anni fa. E non è un caso che questa strada porti proprio a Pomigliano: tutto questo territorio faceva parte del “Campus Romanus”, un’area strategica che Roma destinò alla colonia di Nola.

Il viaggio verso la Madonna dell’Arco
Ma la vera scoperta arriva percorrendo i quattro chilometri che separano il centro dal Santuario della Madonna dell’Arco. Questa strada, che si può fare comodamente con la Circumvesuviana (fermata Madonna dell’Arco), attraversa un paesaggio che mescola archeologia industriale e devozione popolare.
Il santuario, costruito a partire dal 1592, non è solo un luogo di culto ma il vero motore dello sviluppo moderno di Sant’Anastasia. Ogni lunedì dell’Angelo, migliaia di fujenti (pellegrini che corrono scalzi) convergono qui da tutta la Campania, creando uno spettacolo di fede e folklore che affonda le radici nella storia più profonda del territorio vesuviano.
Da questo punto, lo sguardo spazia facilmente verso le altre perle vesuviane: Somma Vesuviana con i suoi celebri ciliegi, Pomigliano d’Arco con la sua storia industriale, e sullo sfondo l’imponente sagoma del Vesuvio che ha segnato il destino di tutte queste terre.
Le origini antichissime: dal Bronzo ai Romani
I reperti archeologici dell’età del bronzo antico, rinvenuti lungo la strada che collega la città a Pomigliano d’Arco, testimoniano come quest’area fosse abitata fin dalla più remota antichità.
Durante il periodo romano, il territorio acquisì grande importanza strategica e prese il nome generico di “Campus Romanus”. Un toponimo che ha lasciato tracce indelebili: ancora oggi è facile imbattersi nel cognome Romano tra gli abitanti, mentre una delle frazioni della città porta proprio il nome di “Romani”. Dopo la guerra sociale del 90 a.C., Roma destinò definitivamente quest’area all’amministrazione della colonia Augusta Felix Nola, consolidando il proprio dominio su tutta l’antica Campania.

Il nome e la santa greca
Ma da dove deriva il nome Sant’Anastasia? La scelta fu dettata dal culto di Anastasia, una Santa Vergine Greca veneratissima non solo in Grecia ma in buona parte dell’Est Europa. Una curiosità interessante è che il nome va pronunciato con l’accento sulla “i”: Sant’Anastasìa, come confermato anche dalla versione napoletana “Sant’Anastasìë”.
Ecco però il colpo di scena più divertente: da alcune fonti risulta che intorno all’anno Mille il paese non veniva più chiamato “Santo Nastiago”, ma “Sant’Anastasia”. Il nome quindi potrebbe non essere legato all’omonima Santa ma ad errori di trascrizioni da parte di notai e giuristi dell’epoca, che trasformarono progressivamente la pronuncia originaria.
Un episodio storico particolare risale al 586, quando per ordine di Belisario parte della popolazione di queste terre fu trasferita per ripopolare Napoli. Ma gli anastasiani non dimenticarono mai le loro origini: alla fine dell’VIII secolo, insieme ai napoletani e ad altre popolazioni vesuviane, parteciparono alla battaglia di Castagnola (l’odierna Portici) per scacciare i Saraceni dalla città partenopea.

Rinascita dopo l’eruzione del 1631
La devastante eruzione del Vesuvio del 1631 segnò profondamente il territorio, ma Sant’Anastasia seppe risollevarsi. La ricostruzione fu lenta ma determinata, e già nel 1663 la città si strutturava in quattro quartieri ancora oggi ben riconoscibili.
L’espansione moderna: dalla stella urbana alla Circumvesuviana
Tra il ‘700 e l’800 Sant’Anastasia assunse la conformazione urbanistica stellare che la caratterizza ancora oggi: un sviluppo che dal centro storico si espande lungo percorsi direzionali verso nord.
La vera modernizzazione arrivò verso la fine dell’800 con tre innovazioni fondamentali: l’inaugurazione della ferrovia Circumvesuviana (che ancora oggi serve la città con una stazione in pieno centro), l’illuminazione elettrica e l’acquedotto di Serino.
Il patrimonio artistico e l’artigianato del rame
Sant’Anastasia è famosa in tutta la Campania per il suo artigianato del rame, una tradizione che si tramanda da generazioni e che rappresenta uno dei fiori all’occhiello dell’economia locale. Il suono del martello che batte il metallo è la colonna sonora quotidiana di molte vie del centro storico.
Collegamenti e posizione strategica
Oggi Sant’Anastasia gode di una posizione strategica eccellente, perfettamente inserita nella rete di collegamenti dell’area metropolitana napoletana. L’autostrada più vicina è l’A16 (casello di Pomigliano d’Arco a circa 4 km), ma la Circumvesuviana continua a essere il collegamento privilegiato con Napoli, servendo la città attraverso la stazione centrale e la fermata di Madonna dell’Arco.
Sant’Anastasia rappresenta quindi un perfetto esempio di come una cittadina campana riesca a mantenere vive le proprie tradizioni millenarie pur inserendosi pienamente nella modernità dell’area metropolitana napoletana. Un luogo dove storia antica e vita contemporanea si intrecciano in un equilibrio che racconta secoli di civiltà vesuviana.
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