Ogni tanto riesco a depennare un titolo dalla mia lista dei film da vedere, e questa volta è toccato a “No grazie, il caffè mi rende nervoso”, una strana commedia noir girata da Lodovico Gasparini nel 1982.
“No grazie, il caffè mi rende nervoso”
Protagonista del film è Michele Giuffrida, un giornalista del Mattino goffo ed insicuro delle proprie capacità nel lavoro come nella vita, interpretato da un simpaticissimo Lello Arena. Un particolare avvenimento rompe gli schemi della sua normale quotidianità: il palco allestito per il Primo Festival Nuova Napoli crolla inaspettatamente, incuriosendo la bella Lisa, giornalista anche lei, forte e determinata a scoprire la verità.
Mentre Michele è impegnato a scrivere annunci mortuari, “una cosa come un’altra”, per come la vede lui, arriva al suo indirizzo una vecchia cartolina di Napoli con un avvertimento a dir poco inquietante: “Napule nun adda cagna’” e chi partecipa al Festival Nuova Napoli deve morire, firmato un certo Funiculì Funiculà.
Il primo omicidio
Il mistero si infittisce: chi sarà questo Funiculì Funiculà e perché Napoli non deve cambiare? Nonostante il pericolo, si prepara comunque a partecipare al Festival il grande James Senese. Durante le prove, però, la voce del suo sassofono è interrotta da una macabra voce registrata, che si diffonde nel teatro e rimprovera il musicista per aver cantato “una canzone troppo sbagliata”: è il minaccioso avvertimento di Funiculì Funiculà. Le parole lasciano presto spazio ai fatti, e un uomo vestito di nero, con scarpe blu e guanti azzurri del Napoli, si occupa di far fuori Senese.
Troisi interpreta Troisi
Tocca allora ad un altro grande della cultura napoletana, l’inimitabile Massimo Troisi interpretato, e ci mancherebbe altro, da Massimo Troisi in persona. Anche lui deve partecipare al Festival ma, a differenza di Senese, è più preoccupato che mai. La voce del misterioso assassino sorprende anche lui, di notte, nella sua camera d’albergo, intimandogli di non partecipare all’evento. Troisi allora, terrorizzato e farfugliante più del solito, cerca di cavarsela in tutti i modi:
“Nun è ‘o vero, io nun voglio cagnà Napule”, dice tremante all’assassino, “a me me piace ‘a pizza, ‘o mandulino… e poi cagnate Mantova, Rovigo… io so’ gghiuto a Rovigo, con mio padre dieci anni fa… so’ turnato e è sempe ‘a stessa… cagnate Rovigo!”
Ma i suoi disperati tentativi non bastano a convincere l’assassino e Troisi è ritrovato morto in un vicolo, con la bocca piena di pizza, mentre si alzano allegre e trionfanti le note della canzone Funiculì Funiculà.
Il finale
Le indagini di Michele e Lisa continuano tra bizzarri personaggi, come il cieco Dieci decimi e l’uomo che continua a telefonare a un certo Nicola per dirgli di volerlo uccidere, ma puntualmente sbaglia numero e chiama casa Signoriello. Dopo diverse peripezie però, il misterioso caso dell’assassino del Festival Nuova Napoli viene risolto nel modo più inaspettato.
Tranquilli, non voglio rovinarvi il finale, mi fermo qui sperando di aver suscitato in voi almeno un pizzico di curiosità. Concludo soltanto dicendo che è davvero difficile avere le idee chiare dopo questo film caleidoscopico e, forse, proprio per questo, non si può non restarne colpiti.
Napule adda cagna’?
In “No grazie, il caffè mi rende nervoso” onnipresenti, ridondanti e paradossali sono i riferimenti a Napoli e alla sua cultura. Riferimenti che vogliono raccontare una città o, meglio, una certa idea di una città che vuole restare ad ogni costo ancorata alla sua tradizione ma, così facendo, si limita a costruire di sé una semplice caricatura, come un Pulcinella non potrebbe essere altro se non la caricatura di se stesso.
Alla fine, perdita di Senese e di Troisi a parte, la situazione si risolve per il meglio, ed è qui che forse va trovato il senso del film: ad ognuno il suo tempo, il suo impegno e la sua arte, i miti del passato, per quanto grandi, non possono bastare per sempre.
Claudia Grillo
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