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Una delle istituzioni amministrative napoletane che maggiormente stuzzicano la curiosità è il Tribunale della Fortificazione, Mattonata e Acqua dal momento che la sua storia si interseca con fasi della città, edifici presenti ancora oggi e personaggi che hanno contribuito a creare l’identità partenopea.

L’istituto era un organo nato dalla fusione di due uffici pubblici: il Tribunale della Fortificazione e quello di Mattonata e Acqua, preesistenti entrambi.

Lo scopo primario di questo ente era la gestione della sicurezza interna della città, coniugata secondo i termini di manutenzione per quanto riguarda le mura, le torri difensive e strade, ma in generale il mantenimento del decoro urbano e la ripartizione delle risorse idriche, costruzione di pozzi e cloache; mentre la struttura decisionale seguiva una gerarchia con al vertice i Re (odierni Sindaci), gli Eletti (una carica ibrida tra gli attuali Assessori e Consiglieri comunali) ed infine otto Deputati (impiegati comunali), di cui cinque provenienti da famiglie appartenenti alla nobiltà e tre rappresentanti del popolo.
Accanto a queste figure erano presenti avvocati in qualità di consulenti legali, ingegneri ed un segretario.

Dal punto di vista pratico l’attività amministrativa veniva gestita attraverso due fasi: durante la prima, che riguardava solo i membri del Tribunale, era divisa in Appuntamenti e Conclusioni ovvero ricognizione e decisione; la seconda fase, chiamata Bando, invece riguardava la comunicazione alla popolazione di ciò che era stato approvato.

Il Tribunale della Fortificazione viene ricordato nei pressi di Borgo Orefici con questa targa dedicata a Michele Lofrano, orafo di corte di Ferdinando IV e console dell’Arte nel 1753, 1756 e 1761.
Tra le ricchezze del “Tesoro di Napoli” è possibile ammirare un calice, che fu donato proprio dal re Borbone, realizzato con circa seicento pietre preziose ed all’interno inciso il nome dell’artista.

Il Tribunale della fortificazione e la malagestione

Con brevissime parentesi, come l’avvento del viceré Don Pedro da Toledo negli anni ’30 e ’40 del XVI secolo ed il suo parziale risanamento della città, le azioni di Deputati ed Eletti erano scorrette e guidate da interessi personali, la distribuzione dell’acqua veniva affidata dietro compenso.

Infatti, mentre esponenti del clero e della nobiltà, attraverso accordi privati con i dipendenti del Tribunale, si appropriavano di risorse pubbliche, alla maggioranza della popolazione era consentito sopravvivere con 20 litri d’acqua al giorno, 4-5 volte di meno rispetto alla media di un’altra grande città europea, accomunata a Napoli, insieme a Londra in quel periodo in quanto uniche vere e proprie “metropoli”: Parigi, che riservava alle famiglie meno abbienti una quantità di circa 80-100 litri d’acqua al giorno.

Occupandosi anche di manutenzione stradale, decoro urbano ed edilizia pubblica, le deleghe degli Eletti e le competenze dei Deputati erano vaste, va da se che l’escalation di corruzione, favoritismo e clientelismo potesse solo salire. Abusi edilizi infatti, da parte di nobiltà e Chiesa, venivano tollerati o, sulla carta, non recepiti come tali.

Talvolta, come ad esempio nel caso di alcuni terreni nei pressi di Porta Medina, nel 1736, il Tribunale garantiva la concessione purché i miglioramenti della strada e il decoro urbano fossero finanziati dai privati, con cui veniva stretto l’accordo, ed i loro eredi. Tuttavia la questione portata avanti dalle famiglie napoletane al Re non era circa la privatizzazione delle strade, quanto l’espansione dei terreni e la possessione edilizia del clero.

Le responsabilità delle cariche pubbliche non era riservata solo alla corruzione e alla proliferazione degli abusi edilizi, ma anche nel sottosuolo, dove, alcune testate dell’epoca riportano l’arretratezza del sistema fognario a causa della malagestione. Il London Times infatti descrisse la situazione dell’acqua come “un pozzo pieno di insetti in cui è impossibile fare il bucato“.

Nonostante i cambiamenti dello scacchiere politico e delle riforme che viravano su una maggiore centralizzazione del potere, secondo il modello francese, questa istituzione riuscì a sopravvivere fino al 1799, anno in cui è stato possibile ritrovare atti amministrativi decretati dal Tribunale della Fortificazione, anche durante la rivoluzione, in alcuni studi notarili. Dal 1800, Ferdinando IV istituì il Regio Senato, che, cinque anni più tardi, acquistò le competenze dell’intero organo.

Riferimenti:

1 “Misteri e segreti dei quartieri di Napoli” di Marco Perillo edizione Newton Compton Editore: https://books.google.it/books?id=6Ws1DQAAQBAJ&pg=PT12&lpg=PT12&dq=tribunale+della+fortificazione+1743&source=bl&ots=RJjlNP-uB9&sig=ACfU3U0E3gqzZ_jKY_bp7JlmiYEE8URfDA&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwid3Yqv96bqAhWNB5oKHbO5DN8Q6AEwAXoECAEQAQ#v=onepage&q=tribunale%20della%20fortificazione%201743&f=false


2 Centro speleologico meridionale “C’era una volta il Tribunale della Fortificazione, Mattonata e Acqua”: https://www.google.com/url?sa=t&source=web&rct=j&url=http://m.centrospeleologicomeridionale.it/1/upload/deputati_01.pdf&ved=2ahUKEwi4rs6mtqfqAhWa6aYKHY2vCFQQFjACegQIARAB&usg=AOvVaw0_qeppBnmWh-s0VfWIayZq


3 Università degli studi di Napoli Federico II “Corso di Storia” prof. Anna Maria Rao, dott.ssa Gaia Bruno

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