Ogni sette anni, i battenti di Guardia Sanframondi, un paese nel Beneventano, celebrano un rituale che sembra figlio di epoche ormai antichissime.
Si tratta di un rito lungo una settimana, in nome di Madonna Assunta, nel quale ogni uomo di Guardia Sanframondi può “scusarsi” dinanzi a Dio. In questo percorso di espiazione il pentimento viene raggiunto solo dopo sacrificio e dolore inflitto fisicamente.
Il rito dei penitenti di Guardia Sanframondi: cos’è?
Uomini e donne senza volto, senza voce. Coperti da un semplice cappuccio e un saio bianco scendono in strada e si battono il petto fino a farlo sanguinare come segno di penitenza, in cambio della serenità perduta.
Guardia Sanframondi per l’occasione si affolla, con strade straripanti di fedeli e curiosi. Si alternano le infinite processioni di Penitenza e Comunione, con statue umane, che riportano in vita episodi sacri e testimonianze di fede ultraterrena. Il momento di maggiore intensità ed emozione è senza dubbio il conclusivo, quando il clero apre la teca in cui è custodita l’Assunta, per celebrarla e glorificarla.
La partecipazione è totale, gli spettatori vengono completamente rapiti dall’atmosfera, dai tamburi battenti, dai penitenti flagellanti che per quattro chilometri sorreggono i propri corpi insanguinati e lacerati.
E’ una celebrazione di spiritualità profonda e di avvicinamento corale, una tensione orizzontale che all’unisono fa cantare, pregare, piangere. Chi cade in ginocchio, preso dal dolore, poi si fa il segno della croce. E poi ricomincia.
Il giorno del sangue
Nel Giorno del Sangue infine, la statua di Madonna Assunta viene portata in processione, tutto è pronto per la celebrazione, una folla emozionata aspetta. Così che i Battenti e i Flagellanti si radunano nella Cappella di Sangue Sparso, dove indossano i sai.
I Battenti dispongono di una spugna di sughero con cui si percuotono il petto, e i flagellanti una disciplina di ferro a tre corde.
Una domanda che mi preme e rimbomba nel petto è questa: perché fin dall’alba dei tempi l’uomo ha dovuto soffrire e morire per ricevere il perdono?
Che sia fede, esibizionismo? Autolesionismo? Ma non c’è tempo, la commozione è troppo forte, si invoca la vergine a voce sempre più alta, i Flagellanti continuano senza arretrare. Il loro corpo pieno di piaghe, il caldo che brucia l’asfalto.
Lo spettacolo raccapricciante che non lascia adito all’indifferenza, la folla che divampa come fiamme impazzite, la confusione incontrollata. Ecco l’acmè massimo, picco di intensità assoluta. Urla disperate e canti ad occhi chiusi.
L’intera cittadina recita un’impressionante mea culpa.
Il tutto sembra surreale.
Poi, d’un tratto il corteo di Guardia Sanframondi si scioglie, i Penitenti spariscono nelle vie secondarie e in poco tempo la piazza si svuota. Un ritorno alla ragione, un respiro profondo. Ci si chiede se ciò che si è visto è realmente accaduto.
Il tutto è troppo veloce per rendersene conto, eppure siamo stati testimoni del più grande Rito di Penitenza del Mondo Occidentale, con somiglianze legate solo ad alcune celebrazioni del Messico e delle Filippine. Sembra essere tornati a quattro secoli fa.
-Arianna Giannetti
L’immagine di copertina è di Mariagiovanna Guillaro
Bibliografia&Sitografia
[1]
Lascia un commento