Scopriamo la storia di Sedil Dominova.
Un tempo ogni città importante era amministrata da un sedile: un congresso di nobili che, divisi per quartieri di influenza, decidevano le sorti del popolo. Ancora oggi è frequente trovare nella toponomastica i nomi delle antiche istituzioni locali, che si riunivano in un edificio dalla forma quadrata o circolare, con un’unica stanza circondata, appunto, da sedili.
Nel corso dei secoli abbiamo perso tutti gli edifici. Tranne uno: Sedil Dominova di Sorrento, che ci può raccontare uno spaccato della vita del passato.
Un bagno di sangue… fortunato
In origine la città di Sorrento era amministrata dal sedile di Porta che, fino al 1319, vedeva riunite tutte le famiglie nobiliari dell’antichissima città di origini greche. Tutto almeno fino all’avvento degli Angioini: le città della costiera si divisero infatti fra favorevoli e contrarie alla nuova dinastia che stabilì a Napoli la capitale del regno. Da quel momento le famiglie si divisero fra favorevoli e contrari ai nuovi regnanti: Sorrento inizialmente fu una delle città ribelli (tant’è vero che Carlo II decise di creare una fortificazione a Vico Equense per tenere sotto controllo i sorrentini), poi fu costretta a scendere a patti con il re di Napoli. Ma la politica locale era tutt’altro che coesa: si arrivò infatti, all’epoca di Re Roberto, ad un litigio talmente violento da portare alcuni uomini, esasperati, a sguainare le spade dando vita a un duello violentissimo nel cortile della famiglia Mastrogiudice. Si racconta che il duello si trasformò in una vera e propria battaglia che coinvolse anche servi e cittadini, nonché addirittura donne: fu un episodio talmente brutale e sanguinolento da costringere il vescovo a vestire i paramenti sacri invocando l’intervento di Dio per fermare le violenze. Era giunto il punto di non ritorno.
Alcune famiglie, i Vulcano, i Mastrogiudice, i Donnorso, i Sersale e diverse altre, decisero quindi di costruire pochi metri più avanti, a ridosso dell’antico decumano della Sorrento romana, un nuovo sedile. Fu chiamato “Domus Nova“, nuova casa, che fu ristretto in “Sedil Dominova” e sarebbe stato l’avversario dei vecchi poteri cittadini. Non a caso in alto, oltre allo stemma della città di Sorrento, sono raffigurati i gigli della dinastia angioina. Un indizio chiaro del partito politico del nuovo sedile.
Da quel momento l’edificio è rimasto pressoché identico a sé stesso, mentre il Sedile di Porta, dalle parti di Piazza Tasso, fu distrutto e ricostruito nel 1506 e oggi è irriconoscibile per le tante modificazioni. I sedili di Napoli, invece, furono completamente rasi al suolo nel XIX secolo.
La fortuna del Sedil Dominova
Il sedil Dominova ancora oggi ci incanta con i suoi affreschi di Carlo Amalfi, un pittore -a dispetto del nome- originario di Sorrento. Ma soprattutto la cosa più sorprendente è la fortuna che ha avuto questa struttura nell’uscire indenne a secoli di ristrutturazioni e cambiamenti epocali, quando non c’era la cultura del restauro e del rispetto dei monumenti passati.
L’unica aggiunta che fu fatta all’edificio quadrato originale, oltre alla cupola nel ‘500, fu una piccola sala chiusa per le riunioni private.
Anche dopo la chiusura dei sedili, con l’arrivo di una nuova dinastia francese, quella dei Bonaparte e di Murat, non segnò la fine del nostro Sedil Dominova: dovremo infatti aspettare poco più di cinquant’anni per ritrovare questo edificio storico nelle cronache. Stavolta di nuovo per un evento interessante: la Società Operaia di Mutuo Soccorso di Sorrento, fondata l’8 luglio 1877.
Dai nobili al popolo
Destino ironico quello di Sedil Dominova: da sede della nobiltà a casa dei mestieri del popolo: la Società Operaia del Mutuo Soccorso, infatti, nacque per garantire alle classi lavoratrici sostegno con incentivi economici, pensioni, sussidi, attività e rappresentanza presso le classi politiche. Un ente dall’importanza fondamentale in tempi in cui la pensione non era ancora obbligatoria.
Fino agli anni ’60 del XX secolo è stata proprio quest’antica istituzione a mantenere e tutelare il Sedile, che poi è passato nelle mani dell’amministrazione cittadina, un po’ come un anziano in pensione che, dopo aver accudito la città per secoli interi, adesso è lui stesso accudito dai cittadini.
Ma non sono solo i sorrentini ad amare il Sedil Dominova. A ben vedere, nell’edificio troviamo una lapide che cita il nome di uno straniero: William Waldorf Astor, un newyorkese naturalizzato britannico. Fu nominato ministro plenipotenziario per l’Italia dal presidente degli Stati Uniti nel 1885 e, durante i suoi anni di stanza a Roma, spesso si avventurava in viaggi in giro per il Sud Italia. In particolare si innamorò di Sorrento, tanto da tornarci nel 1909 da privato cittadino e, con un gesto di immensa generosità, donò all’ente operaio 25mila franchi (corrispondenti a diverse decine di migliaia di euro).
L’ultima carezza storica ricevuta dal Sedil Dominova è recentissima: nel 2019 è infatti stato completato il restauro che l’ha restituito, per l’ennesima volta, alla città e a tutta l’Italia nel pieno del suo splendore, ricordandoci con i suoi affreschi elegantissimi uno spaccato degli ultimi 700 anni di Storia locale.
-Federico Quagliuolo
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