Joe Barbieri

Joe Barbieri è tornato a cantare nella sua città e ha tenuto un concerto al “Trianon Viviani” per omaggiare Napoli. L’evento, organizzato in due settimane e fortemente voluto da Marisa Laurito – riconfermata pochi mesi fa alla direzione artistica del teatro – ha celebrato sia lo scudetto tornato nella terra di Partenope dopo trentatré anni, sia i trent’anni di carriera di Joe Barbieri.

Il “Vulìo” di Joe Barbieri

Non avrebbe potuto scegliere titolo migliore Joe Barbieri per interpretare la grandezza del napoletano. Qui il desiderio diventa più umano, più rispettoso ma non meno passionale: ‘o vulìo napoletano è sì un desiderio, ma non finalizzato all’ottenimento e al possesso a tutti i costi.

‘O vulìo napulitano diventa quasi una preghiera, una richiesta poetica intrisa di rispetto e umiltà. Ed è stato proprio questo l’atteggiamento con il quale Joe si è posto di fronte alla scelta di portare sul palco il repertorio storico della canzone napoletana.

Con l’umiltà riservata ai grandi si è avvicinato alla canzone napoletana d’arte in punta di piedi, facendosi affiancare, alla chitarra, da due mostri sacri come Oscar Montalbano e Nico Di Battista che hanno letteralmente regalato pillole di arte pura.

Un omaggio all’anima più profonda di Napoli

È calda la voce di Joe, vibrante, sicuramente diversa dal timbro che la storia della canzone ha cristallizzato negli interpreti di “Accarezzame”, “Lazzarella”, “Era de maggio”, e “Reginella”, solo per citare alcuni dei brani eseguiti.

Joe sta lì, con quel doveroso rispetto che gli fa onore, cita “il suo maestro” Pino Daniele quando emoziona la platea con “Cammina, Cammina”, ponendo di fatto questo meraviglioso brano tra “i grandi classici” della canzone napoletana, e quando, richiamando la grande storia di una musica senza tempo, fa riferimento al maestro Sergio Bruni.

È elegante Joe, delicato, sensibile e recita “Lacreme Napulitane” con l’ossequio di chi vuole valorizzare un testo che narra un pezzo di storia “patria” davvero struggente. Così come il suo “surdato” che è sì “nnammurato” ma non alza la voce e quasi sussurra quel “vita mia” e quel “core ‘e chistu core”, così come la storia di questa canzone prevede.

Joe Barbieri e la sua carriera

<<Il mio pupillo>>, così ripeteva Pino Daniele trent’anni fa quando gli chiedevano di Joe e fu proprio l’indimenticabile voce della Napoli “moderna” a farlo entrare, appena diciottenne, in uno studio di registrazione e a farlo salire sul palco del Festival di Castrocaro nel 1992.

Da quel momento la carriera del napoletano “Giuseppe” è andata sempre avanti, collezionando sei album, concerti sui palchi più importanti del mondo, collaborazioni con artisti del calibro di Tosca, Giorgia, Stefano Bollani, Gianmaria Testa, Peppe Servillo, Stacey Kent, Luz Casal, Omara Portuondo, Jorge Drexler e Jaques Morelenbaum e, come dice Joe, “Pino mi ha insegnato ad essere intransigente anche nella leggerezza”.

Un concerto che “sa” di Napoli…

Come si legge nella sua biografia, Joe è un’ “affascinante anomalia” e sono parole che lo descrivono perfettamente. Spazia dal jazz alla musica world, fino alla canzone d’autore che interpreta con mirabile eleganza; quella stessa eleganza interpretativa che lega Joe a Napoli. Ha voluto omaggiare la sua terra con un repertorio “classico” di canzoni napoletane, conscio dell’assoluto rispetto che si deve avere quando ci si approccia ad un repertorio che ha segnato un’epoca luminosa.
Anche così, e forse soprattutto così, si custodisce la Bellezza di Napoli e delle sue inesauribili radici culturali, che anche grazie a questi momenti può mostrare le sue perle preziose di una collana da troppo tempo tenuta nel cassetto.

Non si poteva scegliere luogo migliore per farlo, perché il Trianon è anche definito “il teatro del popolo di Napoli”, quel “popolo” che potrà riscoprire la sua “nobiltà” solo recuperando la sua anima più aggraziata, più gentile, più cortese, più delicata e che Joe “Giuseppe” Barbieri ha saputo squisitamente interpretare.

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