Nel continuo svolgersi della Storia, nulla può essere considerato veramente nuovo, tuttavia questa affermazione potrebbe essere contraddetta dallo studio appassionato e costante di una personalità “prismatica”, tanto brillante quanto straordinaria: Domenico Cirillo. Un uomo semplice, innovativo, che si è dedicato al servizio della comunità e del suo tempo, contribuendo con fervente rigore alla ricerca scientifica e culturale, conferendole un’impronta innovativa rispetto ai suoi contemporanei, fino a guadagnarsi onori e riconoscimenti anche a livello internazionale.

Il 10 aprile 2025 si è celebrato il 286° anniversario della nascita di Domenico Cirillo (Grumo, 10 aprile 1739 – Napoli, 29 ottobre 1799). Per commemorare questa storica ricorrenza, sono stati organizzati due eventi di grande interesse. Al mattino, il Comune di Grumo Nevano (NA), insieme alla Città Metropolitana di Napoli e con il patrocinio dell’Università di Napoli Federico II, ha promosso presso il Cine Teatro “Lendi” di Sant’Arpino (CE) il convegno intitolato “Domenico Cirillo: Scienza, Impegno civico e Sacrificio per la libertà”. L’incontro è stato aperto dai saluti del Sindaco Umberto Cimmino e di Rosa Moscato, Responsabile della Biblioteca “Domenico Cirillo”. Sono intervenuti Arturo Armone Caruso, con un intervento sui contatti internazionali di Cirillo, Antonino Di Natale, che ha presentato gli acquerelli inediti dell’illustre scienziato, Amedeo Arena, che ha discusso del riconoscimento di Cirillo come primo socio italiano dell’Accademia fondata da Franklin, e Benedetto Migliaccio, che ha offerto riflessioni sull’ultima lettera di Cirillo a Lady Hamilton. La moderazione è stata curata da Bruno D’Errico dell’Istituto di Studi Atellani. Inoltre, è stata esposta una fedele riproduzione dell’abito di Cirillo, realizzata dagli studenti dell’I.P.I.A. “M. Niglio” di Frattamaggiore (NA) e illustrata dall’ex Assessore Angela De Rosa.
I lavori sono proseguiti nel pomeriggio, in piazza Domenico Cirillo ad Aversa (CE), dove, su proposta dell’Associazione Alunni del Liceo Classico-Musicale “D. Cirillo” (Presidente Nicola Graziano) e dell’Accademia Filangieri di Partenope (Presidente Benedetto Migliaccio), con il patrocinio del Comune di Aversa e del suddetto Liceo, è stata inaugurata un’epigrafe incisa su lastra in marmo per celebrare l’elezione, da parte dell’American Philosophical Society – la più antica accademia scientifica degli Stati Uniti, fondata da Benjamin Franklin – di Domenico Cirillo quale socio corrispondente. Ciò è stato reso possibile grazie alla perseveranza del prof. Amedeo Arena dell’Università di Napoli Federico II, che, attraverso dei documenti d’archivio, ha dimostrato alla Society che il proprio socio “Famitz of Naples”, eletto il 15 aprile 1768, fosse in realtà Domenico Cirillo. Si è dimostrato così che quest’ultimo e la cultura napoletana del tempo godevano di meritato plauso anche in ambito internazionale. Dopo i saluti del Sindaco Francesco Matacena, del Dirigente Scolastico Luigi Izzo e del Presidente dell’Associazione Alunni, sono seguiti gli interventi di Benedetto Migliaccio e del prof. Arena. La cerimonia è stata impreziosita da intermezzi musicali a cura degli studenti del Liceo.

In foto: inaugurazione della targa a Domenico Cirillo.
Napoli era considerata una capitale culturale del suo tempo: infatti, non si può non menzionare, anche se brevemente, l’eccezionale fermento culturale che avvolgeva la città nel Settecento, tanto da essere definita l’Atene d’Italia. In quel periodo, ci fu un impulso senza precedenti in tutti i campi del sapere, con la nascita di numerose accademie e un risveglio dello spirito critico. Napoli divenne una città di respiro internazionale, capace di attrarre e accogliere grandi intellettuali e scienziati.
Chi era Cirillo? Un uomo dai molteplici talenti: botanico, medico, naturalista, filosofo, scienziato, cattolico, “umano patriota” e martire della Rivoluzione del 1799. Fu anche un illuminista napoletano con un approccio riformista. Sebbene non fosse attivamente coinvolto nella politica, era legato da profonda amicizia a figure come Gaetano Filangieri, Francesco Mario Pagano, Giuseppe Albanese e Nicola Pacifico, impegnate in tale ambito. Cirillo era cosmopolita di natura e nelle sue azioni, grazie ai numerosi viaggi in Europa, in particolare a Londra e Parigi, dove instaurò amicizie sincere con grandi intellettuali come Voltaire, Diderot, D’Alembert e Angelica Kaufmann, che lo ritrasse in un famoso dipinto. Oltre alle sue importanti relazioni, Cirillo era un cittadino dal carattere pacato e dignitoso, un idealista profondo, guidato dalla giustizia e dal desiderio di contribuire al bene comune, sempre mosso dall’amore per il prossimo.
Questi valori, Cirillo li eredita dalla propria famiglia. Due figure, in particolare, risultano decisive nella formazione della sua personalità umana e professionale: da un lato lo zio Santolo, pittore e botanico, che gli trasmise la passione per il disegno, al punto che Cirillo illustrò personalmente le tavole delle sue opere botaniche e zoologiche; dall’altro, lo zio Niccolò, che lo avviò allo studio della medicina, mettendogli a disposizione una vasta collezione di «prodotti naturali» attraverso cui avviò osservazioni scientifiche che lo condussero alla cattedra di Medicina presso l’Università di Napoli, che mantenne fino alla tragica fine.
In ambito medico, raggiunse risultati sorprendenti: la classificazione delle patologie in sezioni e ordini, l’introduzione della “Pomata Cirillo” (in uso fino all’avvento degli antibiotici e dei chemioterapici), il concetto clinico-terapico delle febbri, un rimedio innovativo per la sifilide, l’uso del diario clinico per ciascun paziente e molto altro ancora. Dai suoi insegnamenti derivarono tre vere e proprie scuole: botanica, zoologica e medica.
Ma oltre all’uomo di scienza, vale la pena soffermarsi sul medico, e sulla cura che egli ebbe per le persone. Una cura che, come si evince da un passo tratto dalla prefazione dei suoi Discorsi accademici (1799), scaturisce da una profonda empatia:
«Pochi individui risentono quel piacere inesprimibile che le altrui miserie inspirano. Pochi sanno amare l’uomo, diventato rispettabile per le sue disavventure. […] Soccorrere la languente umanità, sollevarla nelle sue miserie, e diventare l’immediato istromento dell’altrui felicità, è stato sempre per me il massimo di tutt’i piaceri».
Cirillo personifica la “cura”, poiché per lui non è solo un atto medico, ma una connessione umana. Una connessione empatica e armoniosa che lo avvicina sia ai membri dell’alta nobiltà, come la regina Maria Carolina d’Austria, sia ai poveri, a cui dedica anche le sue risorse economiche. Da aristocratico, si volge verso gli emarginati: un gesto che conferisce alla “cura” un significato autentico e vissuto, che esprime attenzione e rispetto per l’anima nella sua dimensione immortale.
In tal modo, Cirillo anticipa ciò che oggi chiameremmo “umanizzazione delle cure” e “rispetto della vita nel suo termine”. A conferma di ciò, durante la Rivoluzione del 1799, da membro della Commissione Legislativa, contribuì con le proprie risorse alla costituzione di un fondo per l’assistenza popolare nell’ambito del Progetto di carità nazionale.
Alla domanda: chi è Cirillo?, si può ora rispondere con maggiore consapevolezza. Personalità “prismatica”, egli resta fonte limpida e autentica di ispirazione, per una ricerca sempre volta al benessere dell’umanità e al rispetto per la vita, prima ancora che per i soggetti.
Rinnovando la gratitudine per questo umile genio, vale infine ricordare che Cirillo ci insegna il valore della libertà, che si costruisce attraverso il rispetto, la maturazione morale e un dialogo attivo, empatico e costruttivo, nel segno di una humanitas senza confini.
Di Giusy Cirillo
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