La crociata di Federico II iniziò nel giugno del 1228 e terminò nel febbraio del 1229 con la conquista di Gerusalemme. In soli nove mesi di spedizione, dunque, l’imperatore riuscì in quello che ben cinque crociate precedenti non erano riuscite: conquistare la Terra Santa. Come ci riuscì? Facciamo qualche passo indietro.

Le crociate in breve

Prima della crociata di Federico, si erano susseguite già cinque crociate, senza contare la cosiddetta “crociata dei poveri” guidata da Pietro l’Eremita (1095). La prima crociata ufficiale fu indetta nel 1096 e vi prese parte il fior fiore della gioventù feudale. La spedizione ebbe buon esito per i cristiani poiché la Città Santa fu conquistata nel 1099. Fu inoltre fondato un nuovo Regno di Gerusalemme con a capo Goffredo di Buglione e intorno ad esso si formarono regni vassalli fondati dai capi crociati che decisero di restare in oriente anche dopo la conquista della Terra Santa. La situazione era però instabile e Gerusalemme fu riconquistata dal Saladino nel 1187 durante la II crociata.

Furono così organizzate le successive spedizioni che, pur avendo come protagonisti illustri sovrani come Barbarossa e Riccardo d’Inghilterra, non portarono alla agognata riconquista. C’è da dire, poi, che le armate crociate non erano mosse semplicemente dallo spirito religioso, ma dietro la “guerra santa” c’erano diversi interessi politico-economici, nonché una forte spinta espansiva caratteristica in quegli anni della intera società occidentale. Basti pensare che con la IV crociata (1199-1204) si arrivò a conquistare Costantinopoli, la capitale dell’Impero d’Oriente, e non Gerusalemme. Ma torniamo a Federico II.

Una epidemia e una scomunica

Gerusalemme era in mano araba e la sua riconquista era una assoluta priorità del papato. Non appena Federico fu incoronato imperatore a San Pietro (1220), infatti, papa Onorio III lo incaricò di organizzare una crociata in Terra Santa. L’imperatore riuscì a temporeggiare a lungo, fino al 1227 quando Onorio III morì e gli successe papa Gregorio IX, un uomo dal carattere decisamente meno accomodante di Onorio. Federico dovette così organizzare la crociata promessa.

Radunò i crociati che si imbarcarono a Brindisi, ma una epidemia, che colpì l’imperatore stesso, si diffuse tra la flotta e la spedizione dovette essere interrotta. Le aspettative infrante di papa Gregorio portarono alla scomunica di Federico che, da parte sua, appena guarito e ancora fresco di scomunica, decise comunque di partire per la Terra Santa. Siamo nel giugno del 1228.

La strana crociata di Federico II

Arriviamo ora alla anomalia di questa VI crociata. Già nel febbraio dell’anno successivo, dopo quindi circa nove mesi dall’inizio della spedizione, Federico firmò con il sultano d’Egitto Al-Malik Al-Kamil (nipote del Saladino e impegnato contro l’esercito crociato già durante la V crociata) il trattato di Giaffa. Grazie a questo trattato si assicurò Gerusalemme, Betlemme, Nazareth e altre località costiere, lasciando la possibilità ai musulmani di accedere liberamente alle aree del tempio di Gerusalemme per loro sacre, come la moschea di al-Aqṣā (il Tempio di Salomone per i Cristiani). Come ci riuscì?

Per prima cosa, è chiaro che l’imperatore stava da anni preparando il suo terreno di gioco in oriente. Già nel 1225 aveva sposato, infatti, Isabella di Brienne, la figlia del re di Gerusalemme. Aveva poi sfruttato a suo favore il violento conflitto politico in atto tra il sultano d’Egitto Al-Malik e i suoi due fratelli per avvicinarsi al sultano e trovare in lui uno stabile alleato.

Quando Federico strinse con Al-Malik i primi patti per ottenere la Palestina, quest’ultima era nelle mani del fratello di Al-Malik, Al-Mu῾aẓẓam, che però morì già nel 1227. A questo punto fu direttamente Al-Malik ad intervenire militarmente, conquistando i territori promessi e permettendo la stipula del trattato di Giaffa nel 1229. Federico non mosse neanche un fante contro Gerusalemme.

Una lucida strategia diplomatica, dunque, e un particolare acume nello studiare i propri nemici e, semmai, sceglierli come alleati furono i punti di forza di Federico II. Ma anche la scelta di Al-Malik non fu semplice dal momento che, come Federico fu accusato di essere sceso a patti con gli infedeli, così Al-Malik fu accusato di sacrilegio per aver ceduto ai cristiani luoghi sacri per i musulmani.

A rendere, infine, la storia ancora più interessante fu il rapporto di stima reciproca che si instaurò tra l’imperatore e il sultano. I due iniziarono infatti a scambiarsi lettere in cui discutevano di fisica e metafisica e riflettevano, da due prospettive che certo dovevano essere diverse, su argomenti di ogni tipo, dalla geometra all’origine dell’universo, fino all’immortalità dell’anima.

Claudia Grillo

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