Ischia e Procida sono due pietre tombali sul corpo di due giganti. Letteralmente. O almeno questo è quanto ci raccontano i greci nella Gigantomachia, la lotta fra gli dei dell’Olimpo e un esercito di mostri dall’altezza colossale, code di serpente al posto delle gambe e una forza sovrumana.
Fu una battaglia che arrivò anche nella Magna Grecia e diede origine alle isole dell’Arcipelago Campano.
Insomma, se oggi ci siamo appassionati alla serie Attack on Titan, possiamo dire di essere più vicini ai greci di quanto non si possa pensare.
La Gigantomachia: una lotta per la vendetta della Terra
Tutto nacque qualche anno prima dell’inizio della guerra contro i giganti. In principio, ci raccontano i greci, ci fu infatti la Titanomachia, ovvero la battaglia dei Titani aizzati dalla Madre Terra, Gea, contro Zeus e l’Olimpo. L’obiettivo era distruggere gli Dei greci e ristabilire gli equilibri delle forze primordiali dell’Universo, che loro stessi rappresentavano. La guerra, durata 10 anni, finì con un massacro che generò buona parte delle terre greche attuali, ma lo schieramento dell’Olimpo ebbe la meglio e punì in modo cruento e feroce i titani ribelli.
Gea non stette a guardare. Fu così che partorì 24 giganti, con lo scopo di concludere il lavoro che i titani non erano riusciti a portare a termine, ponendo fine alla dittatura di Zeus. La guerra della Gigantomachia fu combattuta dalla Grecia fino ai Campi Flegrei e diede origine a numerose isole: dopo sanguinose battaglie in cui spesso fu Ercole ad intervenire in modo risolutivo, i corpi dei giganti furono fisicamente schiacciati da pietre immense scagliate dalle divinità per seppellirli vivi sotto il livello del mare. Non è poi un caso se queste “isole dei giganti” si trovano in territori a forte attività tellurica, come la Sicilia o i Campi Flegrei: ogni movimento della terra è infatti dovuto ad un sussulto della creatura sotto il masso ed ogni cratere, come quello che caratterizza Nisida o i vari laghi della zona flegrea, sono palesemente figli di massi o fulmini di Zeus.
Di questi miti parlano quasi tutti gli autori greci e latini, da Ovidio ad Apollodoro e Pindaro, arrivando anche al naturalista Plinio il Vecchio.
Mimante, il gigante sepolto dal ferro
Il primo gigante campano ribelle fu Mimante, in greco Μίμας. Rispetto agli altri giganti, era dotato di un’armatura impenetrabile e da gambe coperte da squame di drago. Nella Gigantomachia fu lo sfidante di Efesto, il fabbro degli dei, che lo sconfisse grazie alle armi da lui prodotte. Poi, dopo averlo tramortito, lo scagliò in mare e gli lanciò addosso una massa di ferro fuso che diventò l’Isola di Procida.
Tifeo, il gigante che terrorizzò l’Olimpo
Tifeo è un po’ il sequel della Gigantomachia che, come la battaglia con i Titani, finì malissimo per i ribelli. Gea era straziata e furiosa per la morte di tutti i suoi figli e fu per questa ragione che partorì un ultimo mostro più potente e devastante di tutti i suoi predecessori, con un solo compito: uccidere Zeus. Altri invece ritengono sia stato un gigante proprio come tutti gli altri e partecipò alla gigantomachia.
Era un uomo alto quanto una montagna, alcuni dicono che avesse anche due ali terrificanti e le gambe simili al corpo di un serpente.
La sua figura è presente in numerosissimi autori di ogni tempo e anche il punto della sua morte è messo spesso in discussione: gli autori come Pindaro lo identificavano con la Sicilia, altre volte con Ischia (Omero parla di “terra degli Inarimi”, che era Ischia), altri ancora addirittura con la Siria o l’Egitto (dato che Tifeo ebbe come figli la Sfinge e Cerbero).
Noi prenderemo per buona la tesi dei latini, che erano tutti concordi con Ischia, come ci dice anche il buon Virgilio. Più diplomaticamente parlando, è molto probabile che i greci, che esportarono la propria cultura in tutte le colonie, insegnarono la propria mitologia, che fu adottata e “fatta propria” da tutti i popoli indigeni.
Tifeo mise in fuga tutto l’Olimpo ed ormai era a un passo dall’impresa, ma anche stavolta Zeus, con una saetta potentissima, colpì in pieno il nemico e lo gettò nel mare. Poi gli lanciò un masso di proporzioni gigantesche addosso e così nacque Ischia e il suo Monte Epomeo.
Rispetto a Procida, che non ha nulla nei suoi toponimi che ricordi la sua gigantica origine, Ischia conserva nelle sue località un memento della presenza del mostro: le sue località, come Panza, Bocca e Ciglio, sono infatti proprio i pezzi di Tifeo rimasti sotto l’isola.
-Federico Quagliuolo
Luciano De Crescenzo, Zeus – Le gesta degli dei e degli eroi
Museo Archeologico di Pithecusa