Il tamburello e la tarantella viaggiano a braccetto da una vita per tutta la Campania!
Ciò che molti non sanno è che la tarantella si sviluppa in numerose parti del Meridione, con ritmi e stili diversi. Nel tempo si sono sviluppate varie tipologie di danze, ma l’origine sembra essere una sola.
Il ritmo è legato ad un ballo maledetto, lo stesso nome “tarantella” riconduce alla parola “taranta”, termine usato nelle terre meridionali per indicare la tarantola. Nasce così il mito del ragno che mordendo induce la vittima a muoversi in maniera convulsa. La musica, che accompagnava i gesti della persona sofferente, era conosciuta come unico rimedio al morso della tarantola.
Col passare del tempo i “tarantolati” erano sempre di meno, ma il ballo non venne abbandonato, la gente comune utilizzò la scusa della tarantola per continuare ad esprimersi attraverso il ballo all’ombra dei grandi salotti che accoglievano nobili e borghesi e le note della loro musica raffinata.
Protagonisti della tarantella sono i tarantolati, ma esiste anche una storia su colei che dà il ritmo a questa danza, la tarantola!
Il mito, proveniente dall’antica Grecia, narra di una giovane ragazza, Arakne, sedotta da un marinaio che partì dopo la prima notte d’amore. Ella attese il suo ritorno per anni, una mattina vide una barca avvicinarsi alla costa e Arakne fece il segnale convenuto con il suo marinaio. La barca rispose: era tornato. Ma a pochi metri dal porto ci fu un attacco verso la barca che affondò e con essa i suoi ospiti. Arakne, dopo anni di attesa, non riuscì a riabbracciare il suo amore, anzi lo vide morire sotto i suoi occhi.
Così, alla sua morte, Zeus la rimandò in terra per restituire il torto ricevuto, ma non sottoforma di ragazza bensì come tarantola.
Come vedete questo ballo racchiude mille emozioni: morsi e malattie, libertà ed espressione, amore e vendetta. Un ritmo che unisce mezza Italia e che è conosciuto in tutto il mondo, un ritmo che ricorda il battito del cuore, il cuore della nostra tradizione che ancora batte al suono di tamburelli e al suono della nostra voce che non smette mai di raccontare storie di questo popolo meraviglioso.
-Roberta Montesano
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